Le foglie che si muovono sotto la carezza dolce del vento, sembrano riflettere una luce chiara, ma non fastidiosa. E' come se quest'enorme maestro stesse facendo ombra a tante piccole casette che noi non possiamo vedere, utilizzando la pacata mole del vento per dar a tutti sollievo. Come quando si va in un parco a legger un libro. Quella sensazione dell'aver nulla da fare di meglio, ci solletica come il filo di vento in riva al mare nelle ore pomeridiane. Buon odore. Il calore del cielo che rischiara, mostrando oltre le foglie disposte in un arazzo naturale, punti luminosi e azzurrini. Non c'è niente di spaventoso. Orribile. Non c'è niente che vi attende. Anzi, forse tutt'altro. Sembra che questa corte d'alberi vi abbracci, vi accolga in silenzio. Hiashi che per primo si lascia coglier da uno dei peccati che caratterizza la mera umanità dell'uomo -la curiosità- s'arrampica su una delle nodose radici muovendosi silenzioso e con cautela, per affacciarsi oltre uno dei fori alla base dell'albero. Un odore dolce, di mele, more, fragole, il dolcissimo sentore del thè aromatizzato, è quello che ti dona quest'atto. Dentro sembra non esserci nessuno, solo tavoli rotondi e bassi in pieno stile giapponese. Ed un bancone di legno che par parte stessa dell'albero, spezza a metà la stanza facendoti capire immediatamente da dove arriva quell'invito. Dei piattini di ceramica portano dei dolci, non proprio tipici del giappone. Torte. Strudel. Ornati con panna, cannella, cioccolato. Un invitante carezza per il carattere dello Hyuga che ora si trova solo ad un paio di metri da Hana, che s'affaccia ed avvicina, al primo dei fori -son tutti e due visibili l'uno all'altro-. Quel che gli si para davanti, non è certo la stessa cosa. Al di la di una polverosa vetrina annebbiata, si trova una figura gobba e stanca, che sposta bocce apparentemente vuote, da uno scaffale ad un altro. Assomiglia bene o male ad una biblioteca dove, al posto dei libri, ci sono delle boccette. Piccole. Grandi. Minuscole. Vuote. Piene. Son tutte così diverse, così--indecifrabili. Qualcosa che ci fa storcere il muso sulla natura di questo luogo ed allo stesso tempo ci attira. Non si accorge di lei, quel vecchio, troppo indaffarato e preso dal suo lavoro, sparisce in una sorta di retro bottega parlottando di qualcosa che ricorda il comportamento di uno stanco anziano; "Ah, di questi tempi." Inizia sempre così, una di quelle lamentele borbottate da solo perchè.. Si sente fin troppo solo. Ed è così che, avvicinandosi alla bottega, i sandali della giovane Hyuga battono sulle radici arrivando senza problama alcuno alle orecchie di Hiashi. Niente si muove, non ancora, agli opposti di quei tra buchi, circondano il Kombini dal quale qualcosa che non potete vedere esce, sbatte la porta. E se ne va. "Puk è uscito, l'altra volta." Una voce giovanile, di una ragazza che oscilla tra i sedici e i diciotto anni. Arriva dal retro della bottega, quindi maggiormente udibile da Hana. "Potremmo farlo anche noi. Hai saputo Jjiji? C'è stata la guerra." L'incrinazione di chi supplica tra le righe, che voglia andarsene da questo posto? Che sia anche lei, proprio come Hana, curiosa? Un colpo di tosse roco, nessuna risposta. "Li ho visti piangere! Ti importa solo di Puk. Lui può fare tutto. Io non posso fare niente! E allora. Allora lo sai cosa faccio?? IO, non curo più gli alberi!" E sembra, a quanto pare, una cosa abbastanza grave. "E faccio marcire i raccolti!" Una ragazzetta dai capelli biondi legati in una treccia, ed un kimono rosso opaco lungo fino alle ginocchia, sbuca proprio davanti agli occhi di Hana. Al di la del vetro. La guarda, indietreggia, sbarra gli occhi. Son ospiti--inaspettati.
Il genin si lascia prendere dal dolce odore che emana l'apertura che ha scelto, qualcosa di talmente dolce, variegato e speziato che è impossibile ricondurre agli odori del bosco che, per quanto possano essere piacevoli, non possono chiaramente riprodurre quelli di un dolce, due dolci o comunque di tutti quelli che il ragazzo può vedere a questo punto dopo essersi abbarbicato su una delle radici di quell'immenso albero. Tavoli, identici a quello che ha a casa propria ed un bancone che porta quelle prelibatezze provenienti da chissà dove dato che non sono riconosciuti dal ragazzo, troppo avvezzo ad una vita di povertà per conoscere quei gioellini. Starebbe quasi per entrare quando un suono arriva alle sue orecchie e lo "distrae" facendogli notare la presenza di Hana, i cui zoccoli hanno trovato ad ostacolarli le radici procudendo un impatto. Voltatosi dovrebbe vederla per cui <Hana Hyuga, lieto di rivederla> quella distrazione però serve a dargli anche una maggiore lucidità ed avere quello spettacolo all'interno di un albero molto più grande degli altri in una foresta è una cosa a dir poco inusuale che fa nascere in lui qualche sospetto. Cercherebbe dunque di incrociare nuovamente le mani davanti al petto all'altezza del plesso solare con le dita della mano destra che si alternano a quelle della mano sinistra ed entrambe si chiudono sul dorso dell'altra mano. Tutte tranne gli indici che, puntati verso l'alto, sono dritti e poggiati l'uno contro l'altro a livello dei polpastrelli: sta provando a formare il sigillo della Tigre. Socchiude gli occhi quindi e prova a cercare la necessaria concentrazione per riuscire ad avvertire chiaramente il Chakra dentro di se e per riuscire a manipolarlo e quindi tenta di applicare un fine controllo in modo che una piccola quantità si incanali lungo le linee di flusso tentando di farlo muovere in direzione ascendente lungo il collo e fino alla testa dove tenterebbe di accumularlo a livello degli occhi mantenendo gli tsubo chiusi. Qualora vi fosse riuscito gli occhi andrebbero ad assumere una colorazione bianco lattiginosa e le vene del contorno occhi e degli zigomi andrebbero a gonfiarsi in modo innaturale per la maggiore affluenza di sangue e chakra nella zona agli angoli degli occhi. A questo punto proverebbe a riesaminare di nuovo il "banchetto" che ha avuto modo di individuare poco prima ed anche tutta la struttura dell'albero [Equip: 4 Kunai di cui 2 con carte bomba, 4 shuriken, 1 bombaluce, 5 fumogeni, 2 fuda con tronchetto, 2 fuda vuoti, 1 nylon, 1 nylon conduttore, 1 tonico coagulante, 1 tonico recupero chakra, guanti con placche, avambracci in metallo][Chakra on 29/30][Tentativo Byakugan I] A gravarle sulla schiena non vi è il tempo, di fretta ne ha già mangiata tempo addietro e ora come ora non ne ha: avanza uno o due passi con la serafica cautela di chi può aspettarsi nel contempo tutto e niente. Inspira inalando parte degli odori della fitta vegetazione circostante, nonostante tutto – qualora fosse un’illusione o meno – potrebbe trattarsi di qualcosa di premeditatamente studiato nel minimo dettaglio, dalla tangibilità della flora alla teatralità dei burattini che vengono destreggiati in quella sorta di scenario leggermente in miniatura. Entrambe le mani viaggiano in direzione delle grandi tasche su lati del mantello, trovando lì ricovero, deponendo quindi il tomo voluminoso tra le pieghe del mantello, nascosto da quest’ultimo e all’altezza del cuore, ospitato nei tasconi interni della stoffa grigia. Le labbra occultate in parte dal mantello cercano lembi di tessuto imbastito intorno alla placchetta di metallo ove vi è inciso il simbolo di Konoha, situata sotto il mantello e all’altezza del collo poiché solitamente lega lì il copri-fronte diventato un cimelio più che un simbolo, dapprima di Hitomu e poi diventato suo. Non si scompone di un millimetro oltre a ciò, non elargisce nemmeno uno sguardo di troppo né un movimento finalizzato a sprecare parte della propria energia: del resto è questa la strategia migliore per chi s’avvale delle arti illusorie, stancare la preda e poi abbatterla. Ma se così fosse, dubita che un costrutto illusorio di questa portata possa davvero avere finalità belliche: un nonnino che pulisce ampolle relativamente piccole accodandosi all’allusione di un “yare yare” imminente quasi fosse una scena prevedibile. < Mhn.> comprime le labbra, voltando appena il capo verso l’immagine di Hiashi < Hiashi > pigola, dandogli modo di constatare che almeno il nome altrui lo ricorda. < La prego, dissipi pure futili formalismi nei miei confronti.> lapidaria per indole, concreta per abitudine ed ermetica poiché è nella difficoltà del sintetismo che ha imparato a trovare le chiavi risolutive per ogni cosa. La voce comunque risulterà leggermente ovattata, compressa nel tessuto ma comunque udibile dallo Hyuga così come sono udibili dalla ragazza le parole della ragazza che è pronta a sbucar fuori e pararsi dinanzi a lei. < Nh.> abbassa lo sguardo per ricercare il viso di chi ha prodotto tanto rumore deturpando quasi il silenzio stalagmitico della natura. Batte le palpebre sguinzagliando senza sconti il peso di una sentenza decretato solo dalle iridi bicolore, prive di sbavature o di tonalità capaci di esprimere il byakugan: quella che per gli Hyuga è l’arma sostanziale, per lei è un dono da non sprecare e difficilmente se ne avvale se non richiesto. < Non volevamo spaventarti.> sentenzia così come da copione, stabilito dall’etichetta. Non le è difficile intercettare l’essere spiazzato altrui, il trovarsi di fronte due estranei. Eppure tanta sorpresa sembra quasi paranormale, un po’ come se nessuno s’aspetterebbe di vedere due estranei in quel posto: solo questo potrebbe bastarle per comprendere che forse non ha nulla a che vedere con un’illusione. < Tanto meno origliare.> lo sottolinea, quasi fosse la base per poter esprimere il resto. < Questa è casa tua?> indicherebbe con lo sguardo, un cenno del capo finalizzato a non farle smuovere nemmeno un mignolo.< Sarebbe un peccato vederla appassire per la mancanza di cura dell'ambiente circostante.> visto che si è riproposta di "Non curare più gli alberi". < Dimmi una cosa > principia < Conosci la storia di Susanoo?> E dopo cosa? Sediamoci in cerchio a fumare pis en lov. [ Chakra ON ] [ Equip descritto ]Chūshōtekina.
Decisamente stupita, ecco come si ritrova quella donna, indietreggia con un'aria impaurita, quasi presa alla sprovvista dall'arrivo dei due Hyuga. La mano destra s'estende a pizzicare il braccio opposto: Sono reali? Cosa ci fanno i due Hyuga in quel posto? Eppure non fiata, lasciando che dal retro bottega esca una voce bassa, un sussurro statico ed udibile: "Hai sentito no? Sta per succedere qualcosa di grosso, e io non capisco come tu possa esporti tanto. Gli umani son bestie affamate di potere. E la Yuujutsu è un arte rilegata solo a noi. Loro ne farebbero un uso scorretto." Le spalle della donna che tangono contro la parete, in un tonfetto che lo prende alla sprovvista, facendo smetter all'improvviso il tintinnare di boccete che--li nascosto, stava spostando e riempendo. "Mi stai ascoltando signorina?" La rimprovera con un aria tuttavia bonaria, senza uscire dal laboratorio, anzi, riprende a spostare e far quel che stava facendo, senza mostrarsi ad Hana che osserva. "Non è esattamente la cosa migliore quindi, sta qui e non fare cavolate di cui mi devo prender carico io." L'ultima frase, prima di udir dei passi che lo portano lontano. Verso la cantina. O la taverna. Scende delle scale cigolanti, portando tra le braccia esposte una grande quantità di bocce piene di liquidi nebulosi, evanescenti. Nel frattempo Hiashi non perde il suo attimo di pace, per attivare correttamente il Byakugan che dovrebbe rivelargli la natura dei dolci. E magari, di quel luogo sconosciuto e mai visitato da anima viva. Come gli aloni di chakra gli saranno visibili, in flussi perpetui, vivavi o stanchi, noterà un lieve bagliore dorato risalir dal terreno. Come se stesse continuamente nutrendo quell'area. Avvolge lui, avvolge Hana. Avvolge quei dolci. Non son propriamente fatti di Chakra, ma sembrano completamente irradiati, come se tutto attorno a lui -la terra compresa- fosse una viva entità pulsante, quindi dotata di sistemi di attacco. E ovvi sistemi di difesa. E' effettivamente un ibrido tra ninjutsu e genjutsu. Qualcosa che non può capire. Qualcosa che l'uomo non ha mai potuto vedere prima d'ora. E' tutto fortemente tangibile. Dall'odore di quei dolci. La voce del vecchio Jiji -nonno-. Il legno sotto ai vostri piedi. Accogliente e riscaldato dal sole. Ma come Hana parla, rivolgendosi alla ragazza, questa avanza con una vena di panico verso la porta della bottega, facendole cenno con l'inidce destro di far silenzio, battendolo un paio di volte sulle labbra. Come se, fosse strano. Certo. Totalmente inopportuno. Forse perchè in parte, il nonno ha ragione. "Siete--siete?" Cosa? Insomma, neanche lei sa bene come rispondere. La storia del Susanoo? Che indispettì Amaterasu? Forse effettivamente, far calar il sole per mesi, non gioverebbe a nessuno. Piega le labbra, a disagio, affacciandosi per guardare Hiashi e parlando con un filo di voce. "Cosa--" Un attimo che.. mette insieme delle parole. "Come siete arrivati qui. E tu--" Hiashi. "Cos--cosa stai facendo? Shh-- Venite di qui, se vi vede Puk son guai." Afferrerebbe con garbo e allo stesso tempo trasporto, il polso di Hana, per dirigerla all'interno del Kombini. Una storta di buffo market. Gabbiette vuote. Ampolle. Fuuda con sopra rune antiche. Boccette di sangue. Boccette di chakra puro. Fiori di chakra puro. Vi sono addirittura, nel legno che ne ricopre le pareti, rubinetti chiusi il quale solo lo Hyuga con il Byakugan attivo può veder, esser collegati direttamente al sistema linfatico del chakra che ricopre le pareti. D'un color giallino, luminoso e vivo. "Certo-certo che conosco la storia del Susanoo--non dicevo davvero. E--si, questa è casa--del mio clan." Rivela una delle verità per cui Hana ha domandato. Le lascia il polso, dirigendosi verso un bancone ricoperto da scartoffie e disegni. Disegni di realtà accadute. L'incotro di Hiashi con il Saggio Hyuga. L'incontro di Hana con la sua sensei, con il possessore del Rinnegan. Ma le mani della ragazza, passano a buttarli tutti nel retro della scrivania, facendoli finire a terra. Un goffo modo per nasconderli(?). "Oh porc--mhhh" Inveisce contro se stessa, andando a sedersi sulla poltroncina. "Okay--questo. E' strano. Decisamente. Siete mezzi Yumeku? Inuzuka? Quei maledetti fiutano la Chushotekina come se fosse miele per le api. GRR." Abbassa le spalle, come tonfi pesanti. "Beh--tanto che siete qui. Mi assicurerò che non ricordiate più questo posto. E--perchè non coprate qualcosa, ah? Si, son cose interessante. E poi, nessuno dei pezzenti che abita qui possiede i Ryo! Devo assolutamente venire al villaggio, di questi giorni--magari di nascosto dal nonno." .. "Bando alle ciance!" Abbassa le spalle, le mani tirano fuori da sotto due gabbie per uccelli dal ferro bianco, posandole sulla scrivania. "Questi sono Chukuo, non li troverete da nessuna parte--" E due cofanetti neri, con ornamenti dorati. "Questi sono Kowa. Neanche questi li trovate."--"EEEE.. come--cosa-- No okay, onestamente non so come trattarvi. Come si vive, nel villaggio? Com'è fuori??" Si, spaesata e curiosa, come una ragazzina, s'appollaia sulla poltroncina lignea, guardando ambo quelle figure. Per Hana, saranno cofanetti vuoti. Per Hiashi-- un po meno.
Sussurro per Hiashi.
Ps: pardon il tempo, mi avevano chiamato.
E così Hana è una di qelle persone a cui non piacciono i formalismi, molto bene, un pensiero in meno e senza neanche tornare a guardarla il ragazzo le risponde <Come preferisci Hana-chan, fa altrettanto!> quasi un ordine il suo per quanto duramente è detto. Sente che la ragazza sta parlando con qualcuno, ma non gli interessa più di tanto, preferisce provare a capire cosa stia succedendo davanti ai propri di occhi dato che gli sembra qualcosa di così assurdo da poter facilmente essere un Genjutsu molto potente ma pur sempre una illusione. Così non è però o almeno non completamente perchè si trovano si in una specie di genjutsu, ma è strano perchè c'è anche una consistenza che è più simile ad un Ninjutsu e ciò confonde il ragazzo che non ha mai visto un chakra dorato simile a quello in vita sua; in fin dei conti ha il Byakugan solo da sei mesi ma ne ha già visti molti di chakra. Per certi versi gli ricordano quello di una delle copie di Hitomu in modalità Chakra della Volpe che ha conosciuto in occasione delle prime avvisaglie della guerra. La voce invita anche lui ad entrare in quella specie di emporio per cui lascia perdere la tavola imbandita il ventenne provando a raggiungere Hana e la "venditrice" cercando di entrare all'interno della struttura. Guardandosi intorno potrà capire come la maggior parte degli oggetti siano concatenati tra di loro e come ci sia una grande quantità di chakra in circolo <Non toccare nulla> prova ad avvisare Hana in modo che non si avventuri in esplorazioni che potrebbero comportare pesanti conseguenze per entrambi <Chi siete voi?> prova a chiedere alla responsabile dell'emporio <e perchè Puk dovrebbe arrabbiarsi? non stiamo facendo niente di male, o siete voi che dovete nascondere qualcosa?> sospettoso come sempre del resto, ma ciò che più di tutto lo attira sono quelle gabbiette che vengono tirate fuori insieme ai cofanetti <Cosa sono?> evidentemente non conosce ne i Chukuo ne i Kowa ma ne sembra affascinato. Glissa completamente sulla domanda del perchè sono qui <E quelle boccette? cosa contengono? Cosa fate qui dentro?> prova a mantenere un tono solamente curioso, ma più il tempo passa più la puzza che ci sia qualcosa di strano gli sale al naso... a meno che quella puzza non sia solo una flatulenza di Hana [Equip: 4 Kunai di cui 2 con carte bomba, 4 shuriken, 1 bombaluce, 5 fumogeni, 2 fuda con tronchetto, 2 fuda vuoti, 1 nylon, 1 nylon conduttore, 1 tonico coagulante, 1 tonico recupero chakra, guanti con placche, avambracci in metallo][Chakra on 28/30][Byakugan I] La storia di Susanoo: quello che per indispettire sua sorella defecò sulle risaie. Questa storia. Quella con la quale vorrebbe esortarla indirettamente a non rovinare i raccolti a prezzo di una punizione esemplare come quella della divinità della tempesta: rigettato sulla terra dopo essersi visto strappare la barba e le unghie, degradato al misero status di uomo e condannato a vagare alla ricerca della redenzione capace di farlo diventare dapprima uomo, poi eroe e poi effettiva divinità. Talvolta un semplice intertesto, inserito tra le parole, può sottendere così tanto che alla stessa Genin le sarà utile ovviare ed esplicare il resto: considerando che chi le si para dinanzi conosce il finale – stando anche al suo cambio di piani – reputa sia opportuno tacere e seppellire eventuali apostrofi o virgole in più. Con l’irruenza della stessa cascata, si vede cingere il polso della mancina costretta a fuoriuscire dalla tasca del mantello per poi esser sballottata fin dentro la casetta dove i passi della ragazza sono indirizzati. Sul volto lo sguardo atono di chi dovrebbe prodigarsi per mettere insieme eventuali pezzi, ma la consapevolezza di essere vista più come una minaccia che come una preda sembra farle nutrire una malata sicurezza che la induce a tratti a rilassarsi. Ciò che immagazzina nel proprio campo visivo sono immagini nuove, mai viste e allo stesso tempo – ciò che ode – pare creare un connubio con quello che vede e suscitare in lei un interesse vivido, candido, di quelli repressi e messi a tacere dall’educazione. La voglia di sapere che, più o meno, schiacciata sul fondo sembra farle brillare gli occhi. Qualcosa di nuovo. Scuote il capo manco volesse disintossicarsi da una contaminazione di un pensiero del genere che, nel giro di pochi secondi, ha avuto lo spazio di diramarsi come una cancrena. < Per puro caso.> risulta tremendamente lapidaria anche nei confronti altrui, avendo appurato la capacità della brevitas e gli effetti di un semplice esempio. < Del tuo Clan, nh?> che razza di Clan può vivere in quel posto? La mano libera si libera dalla tasca superflua, ricercando il libro lì dove riposto nella tasca interna. < Ed è possibile trovarne la storia in questo libro?> indica la copertina, la storia dei ninja specie quelli di Konoha dovrebbe parlarne, ammesso e concesso ci sia stato qualcuno di rilevante nel Clan della ragazza. Un’occhiata ad Hiashi: non che la Hyuga sia insofferente verso i formalismi, è la prima ad essere così educata e formale – semplicemente non reputa sia il caso che qualcuno della propria “famiglia” si prodighi in cinquanta riverenze ogni volta che ne vede la sagoma. A quella premura però non resta impassibile: potrebbe annuire, acconsentire senza fare una domanda ma non trovandosi né in missione né alle dipendenze di un superiore si esprimerà in un semplice < penso che in caso di contaminazione, sarebbe già troppo tardi > una constatazione, null’altro. Un foglio di carta rantola al suolo, raggiunge i suoi piedi: meccanicamente lo sguardo naviga verso il basso per poi perdersi nei tratti, nelle linee. Una come lei, pratica nel disegno specie col carboncino, potrebbe impegnarsi nello scucire qualche complimento per la tecnica ma… quasi le si gela il sangue al cervello. Irrigidisce i muscoli in contrazioni involontarie, la scomoda sensazione di sedere su di una dozzina di aghi appuntiti e sentirsi pugnalati alle spalle. Qualcuno le ha rubato qualcosa. Qualora la ragazza tentasse di riprendere i disegni ai suoi piedi, troverà come ostacolo i piedi della genin ad esercitare tanta di quella pressione da inchiodare i due supporti cartacei al suolo: a poterla sbalzare via con lo sguardo, l’avrebbe già fatto. Si rinchiude nei quattro muri della sua gelida cortesia, in uno sfrontato e falsissimo < Permetti?> poiché, ammesso non dovesse darle il permesso, si chinerà comunque a raccogliere i disegni e tentare di tastarli con le proprie dita portandoli sotto lo sguardo al fine di confutare qualsiasi errore o svista. C’è solo una cosa che fino ad ora l’ha indotta a comportarsi con educazione, garbo e soprattutto distacco: il semplice fatto che comportandosi così gli altri avrebbero risposto alla stessa maniera. E’ una sorta di “legge del taglione”, ti do quanto meriti – raccogli ciò che semini. < Hai detto che in un modo o nell’altro ci farai perdere i ricordi di questo posto.> e la cosa non le garba particolarmente. < Posso accettarlo. O almeno, avrei potuto se non fosse stato che in un modo o nell’altro sembri essere riuscita a rubarmene una parte > volterebbe uno dei disegni in direzione della ragazza, lasciandole intendere che si sente anche in parte depredata dei propri ricordi. < Lasciameli tenere.> una sorta di compromesso: i tuoi disegni per il furto commesso. Qualora fosse riuscita a prendere i due disegni, farebbe sgusciar via dal libro di storia la matita con la quale proverebbe a tracciare gli ultimi appunti sulla copertina: una probabile mappa scarabocchiata per arrivare fin lì e qualche info sulle stramberie della giornata approfittando delle parole di Hiashi che potrebbero distrarre l’altra. In compenso, qualora le fosse riuscita a scroccare i disegni, li infilerebbe nel libro e lo riporrebbe lì dov’era stato fino ad ora. [Chakra ON][Equip Descritto]Chūshōtekina.
Per descriver al meglio il posto, par bene o male la tana di uno scoiattolo. Alle pareti vi sono molti scaffali su cui poggiano barattoli di cibo, così come barattoli e libricini vuoti. Insomma, par più un magazzino di "cose" del tutto casuali. C'è anche una lanterna al prezzo di venti Ryo. C'è una forchetta. Un kunai arrugginito. C'è una tegola dell'Ama Mabushi originale. Un sacco di disegni. Stoffe. Obi. Un "chi più ne ha, più ne metta", facendo apparire la donna che vi si è palesata di fronte come un'accumulatrice compulsiva. O una collezionatrice di oggetti terreni. Le domande di Hiashi arrivano come un fiume in piena. Colme di sospetto. Colme di curiosità. Guadagnano lo sguardo azzurro limpido di Suzu, la donna che vi sta di fronte con una corporatura da ragazza. Si piglia una ciocca di capelli tra le dita, iniziando ad arricciarla come ha visto fare da qualcuno che imita gli umani nei gesti. E lo fa in un modo.. meccanico. Come se volesse portarsi ironicamente alla pari di loro. Qualcosa che fa pensare "esser umano è figo, allora lo faccio anche io!". Un pensiero non espresso, sia chiaro. "Noi siamo umani." E prima domanda andata. "E quelle boccette contengono qualcosa." La seconda pure. "Sono animali da compagnia." Ecco la terza, molto spedita, con un fare sciatto, ma non arrogante. Molto alla bona. "Qui dentro ci lavoro." Beh, è come chiedere cosa ci fa un pescivendolo in pescheria. E' normale. Che ti deve di? Le spalle di Suzu che si poggiano mollemente contro lo schienale, lascia che i due parlino, si ambientino, guardando verso il terreno ligneo dove i disegni--tanto vividi da sembrare una perfetta riproduzione della realtà con colori ad olio, solo leggermente sfumati sul bordo. Come delle vignette. Come vedere se stessi, in un manga. Un inception. E ve ne sono di bianchi, cartoncini grandi quanto una tela. Più piccoli. Raccolti tra loro per non invadere spazio. E ancora ne stanno sulla scrivania. Piegati. Arrotolati e fermati da un laccetto. Curioso, no? Come ogni grinza sul viso di Hana. Sul viso di Hiashi. Siano perfettamente riprodotte. Lei, Suzu, la lascia parlare mentre Hiashi si guarda attorno, guarda le bestiole nelle gabbie composte principalmente da Chakra. E le domande di uno, dell'altro, vengono elaborate in un movimento semplice. S'abbassa, prende un kiseru dalla forma allungata, dove del tabacco aromatizzato brucia stancamente. Se lo porta alle labbra, piano, fino a quando non si fermerà il fiume di domande. I fogli? Hana potrà fermarli. Raccoglierli. Lei, non si muove di una virgola per impedirglielo. Solamente su quel viso, appare prima dell'accaduto una grinza rammaricata e dispiaciuta. Non tanto per aver rubato ricordi ad Hana. Poichè la kunoichi stessa potrà veder altri personaggi, in quei disegni. V'è Yukio. Mekura. Kurona. Azrael. Hitomu. Kimi e Katsumi. Irou. Hanabi. V'è addirittura Shin, oramai rovinato dal tempo e strappato sui bordi. V'è Madara. Obito. I grandi eroi citati nella storia. Ma così come lei lo tange. Lo guarda. Il tempo di voltarlo verso Suzu che alza gli occhi ad osservarla, sotto i polpastrelli della genin il disegno viene meno. Solo Hiashi potrà vederne il motivo. Le dita terrene di Hana, il suo chakra più "forte" e tangibile di quello che è il chakra Yumeku, disintegra letteralmente quello che vi è sul foglio: Non un disegno, una tecnica. Non risponde a lungo, a nessuno dei due, guardando tanto lavoro bruciarsi sotto le dita della donna e tirando una boccata dal Kiseru. "Mhnnn" pondera per qualche istante, finendo per sbuffar dalle narici. "Come hai potuto vedere ora, Hiashi--" ripete il nome udito da Hana. "E' l'opposto di quello che tu presupponi. Siete voi, ad infettare noi. Ed è questo il motivo per cui non siamo su quel libro." La lascia scrivere, disegnare, qualsiasi cosa ella voglia. "Perchè effettivamente, non esistiamo. Non usciamo da questo posto. E non dobbiamo esistere. Guardate, cos'ha permesso voi la conoscenza." Lascia il kiseru pendere dalle labbra, mentre s'alza a scoprire una tenda polverosa e pesante, di quelle che bloccan la luce. Un enorme, ENORME arazzo con delle scene terrificanti. Ogni scena di distruzione. Da Madara, ad oggi. Passando per Pain, per Yukio al bosco dei ciliegi. Ogni guerra, provocata dall'uomo. "Solo questo." Come a voler dire che non esiste bene, tra le fila del potere. Il potere spinge all'estremo. Più ne hai, più ne desideri. I passi in tonfi sordi, che le fanno passare le dita su quell'arazzo, come lo sono i ritratti bruciati dalle dita di Hana, anche quello.. E' un pezzo di storia su stoffa. Par cucito a mano. Tira ancora, tornando al suo posto, lasciandosi cadere. Un semplice sospiro, per poi riprender a parlare con Hiashi, ed alle sue domande. "Nascondiamo qualcosa?" Le labbra si piegano verso il basso, in una smorfia. "Certo che si. Tu nascondi quello che non vuoi nascondere?" Effettivamente, non sta mentendo loro. Il posto è nascosto, è palese dal suo stupore nel vederli li. "Quello che non capisco, è perchè ora siete riusciti a finire qui. Non è normale. Ci dev'esser un problema." Poggia ambo le mani sulla cattedra, posizionandosi nel centro della poltrona, comoda -per modo di dire dato che è fatta di legno. Un paio d'attimi di silenzio dove le bestiole nelle gabbiette tendono delle manine verso Hiashi, che le può effettivamente vedere, senza distinguerne tratti o sesso. Ma sono umanoidi, in un certo senso. Aprono e chiudono le mani. L'altro, invece, si limita a salutare Hana con una certa-- insistenza. Quasi volesse esser visto da lei. E' buffo, in un certo senso. Ma non pericoloso. "Tuttavia, sebbene non abbiate idea di quel che siamo, non saprei neanche io esprimerlo. Solo il saggio, sà. Ma lui-- non parla da molti secoli. Troppi. Dubito vi direbbe qualcosa su quel che si cela dietro questa terra." .. "Ma la via più sicura, è sempre l'ignoranza. E' quello che mi dice il nonno." Dato che lei, come loro, non può metter piede nelle terre ninja. E non sa, per quale motivo. Uno degli esserini, quello a cui Hiashi è più vicino, inizia a dir qualcosa. Ma non ne esce voce, solo un muoversi del capo, e delle labbra.
Per cortesia Hiashi, un D100 | 0-50 = donna 51-100 = uomo
Hiashi tira un D100 e fa 43
Suzu si ritrova ad ascoltare entrambi. Due figure tanto opposte tra loro. Una pondera ed osserva. L'altro fa valere i propri ideali. E lei, la nostra Yumeku, rimane immobile a ciondolare il kiseru tra le labbra e le dita, come se volesse ascoltare tutto e solo infine, dare un giudizio generale. O delle risposte. Ambo son curiosi, impauriti, attratti. Condizioni umane che risaltano solo davanti all'esperienza. Poichè Dio solo nell'esperienza, ha messo la vita. Non v'è pace nella rutine quotidiana. E' degradante, noiosa. E tant'è che da Hiashi, il quale guarda con una vena di curiosità, passa ad Hana, che la imputa d'aver paura e non potere. Ma lei stessa potrà leggere sul volto di Suzu la verità: Non ha potere, o forse lo ha e non se ne proccupa. Ma non è mossa da quel che dice, nemmeno in una piccolissima parte. Ha ragione, e l'incrinarsi del capo, lo lascia presagire. "E' vero." Concorda assieme alla genin, senza però accigliarsi. "Ho paura del vostro potere, perchè gli Yumeku possono fare solamente una cosa:" ammette, staccando il kiseru dalle labbra. Dalla linea elegante, pulita, punta il bracere contro l'arazzo che mostra senza pietà la cattiveria del mondo nel susseguirsi d'anni. Ma quel che cozza con il carattere di Hana, è il veder bianco, o nero. Nessuna sfumatura nell'uomo. Nessun cambiamento. Hai fatto del male? Sarai maligno a vita. Hai fatto del bene? Allora sei buono. Come la virtù della fortezza che l'avvolge. Un giudice malato che non ha pena, ne riconoscimenti. Le narici lasciano scivolar fuori una nube dolciastra che investe le bestiole, tant'è che quella a cui Hiashi rivolge le sue attenzioni, inizia a tossicchiare lentamente. Le si allunga contro, pur essa, con manine che sono solo un minimillimetro del suo medio -dito più lungo che raggiunge le sbarre. La allunga, docile, appoggiando il palmo della mano contro il polpastrello, mentre Hiashi, potrà solo sentire un peso effimero, uno sfiorarsi con una punta di stuzzicadente. Ma non gli duole, poichè è solo appoggiata. "Osservare". Conclude la frase dando delle spiegazioni più o meno vaghe. Più o meno chiare. Gli Yumeku son osservatori. Non hanno principi terreni. Non hanno radici in questo mondo. Non hanno posizione. Possono solo guardare, quello che succede. E sopravvivere. Un clan passivo, certo. Perchè non siamo tutti eroi in questo mondo. "All'origine di tutto son state create delle arti. Lo sharingan. Il byakugan. L'arte del legno." Incalza in modo vago, spiegando. "E ancora siam stati divisi tra Ninjutsu, Genjutsu. Fuuinjutsu. V'è il Rinnegan, manifestazione terrena del potere." Socchiude gli occhi, lieve. "Allora immagina che qualcosa di superiore abbia donato uno per uno questi talenti. Nella speranza che ci sia del bene nell'uomo.-- Ma quando arrivò il momento, quando s'è manifestato il Potere Divino dall'Eremita. S'è manifestato un altro potere." La voce è bassa, calibrata. "L'esatto - opposto." Che sia, quel potere, il potere degli Yumeku? Il potere del Saggio? L'esserino nella mano di Hiashi, si avvicina lentamente a lui, invitato, scivola fuori dalla gabbia e si protende verso il polpastrello. Un secondo, un morso gli lancia una fitta spossante, ma non v'è sangue di sorta. Come questo si ciba in parte del chakra di Hiashi, diviene di carne ed ossa, con delle ali da libellula sulla schiena. I capelli raccolti sul capo, d'un castagno che molto somiglia a quelli di Hiashi. Una riproduzione in mignatura. Aggraziata. Dagli occhi lattiginosi e grandi. Sbatacchia le ali in due colpi furiosi, guardando Hiashi rammaricata e tendendosi verso la mano come a chiedergli "Posso ancora venire con te?" La manina che si posa sul palmo per lei enorme, ronza con una vocina bassa: "Suzu-sama, non ci teme. Teme la vostra presenza." Se Hiashi lo permettesse, si arrampicherebbe sulla sua mano, fino a rotolarci sopra. Una cosina di venti centimetri d'altezza. Suzu, si schiarisce la voce, chiude gli occhi permissiva, lasciando che la bestia vada via assieme a Hiashi. Prepara la mano, la innalza, e quando tocca il bancone, una forza attrattiva vi spinge fuori. Come se il chakra stesso di quell'albero, fosse intollerante al vostro, attivo. Minuto dopo minuto, diventerà sempre più insopportabile rimanere li dentro. [END]
D50 entrambi | 1 - 25 Dimentichi tutto 26 - 50 Dimentichi parte della strada.
Hana tira un D50 e fa 45
Hiashi tira un D50 e fa 2
Hiashi sfigat111
Hana arriva ad una conclusione che Hiashi non avrebbe mai dato come possibile perchè dava per scontato che quel clan possedesse potere e si stava già preparando a come combattere, si è prevenuto non ci si può fare niente ormai pensa male di tutti coloro che non conosce dato come si è ritrovato. Viene a sapere che il suo Byakugan, quel potere che sempre più spesso ed utilimente sfrutta è più antico di quanto avesse mai potuto pensare, ancora più antico di Ninjutsu, Genjutsu o Fuuinjutsu e dato che non concordi sul fatto che siano stati utilizzati unicamente per il male <Dovreste osservare meglio!> risponde sdegnato ma poco dopo si concentra su una leggerissima e strana pressione che sente sul proprio medio, qualcosa lo sta toccando. Non discosta la mano, se si tratta di un animale o una creatura che non sia umana sa che qualsiasi gesto avventato potrebbe spaventarla e sarebbe un bel guaio. I suoi trascorsi, seppur brevi, come allevatore possono tornare utili ma quado sente quello strano morso ha una reazione istintiva che lo porta a chiudere l'occhio sinistro in più sente, e dovrebbe vedere, un richiamo di chakra. Per fortuna è una quantità minima che però sembra sufficiente a dare un corpo materiale a quell'esserino, sembra una figura di Hiashi in miniatura, ma più aggraziata probabilmente dato che dovrebbe essere di sesso femminile. Ad ogni modo lascerebbe che quella presenza gli si accocoli sulla mano, sembra qualcosa di talmente insolito per il genin che vuole saperne di più, dovrebbe inoltre sentire la vocina che gli arriva alle orecchie che unitamente alla spinta sempre più forte che il chakra dorato applica su di loro spingendoli fuori, come unica soluzione implica andarsene da li ed è ciò che cercherebbe di fare il moro cercando di fare anche ad Hana un cenno affinchè lo segua all'sterno <E' stato un piacere stare qui> senza sapere che non ricorderà niente di tutto ciò neppure le importanti informazioni che aveva imparato sul Byakugan <end>