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Own. Shadows.

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Missione di Livello D

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con Ekazu, Kurona

18:20 Ekazu:
 Gli stivali ninja chiusi saggiano ad ogni passo il terreno morto, bruciato, di ciò che oramai rimane della vita, in quel luogo. Gli occhi, anch'essi privi di ogni sfumatura di vita, si posano sui resti di quegli alberi, una volta splendenti in quel loro fresco e naturale candore, ora grigi, stecchiti a terra, quasi rantolassero in quegli attimi di distruzione alla ricerca di ciò che poteva essere una via di fuga. Deja-vù? .. A contribuire a quella lugubre, non per lui, atmosfera, i candidi raggi lunari che molto fievolmente ne illuminano le fattezze. E si, quel viso ora, risulterebbe completamente scoperto, in quella carnagione cadaverica, solcata profondamente da quelle due occhiaie, in netta contrapposizione ai suoi lineamenti, quasi infantili seppur corrotti da un qualcosa che ben pochi saprebbero spiegare, e da quegli occhi.. così diversi, quasi opposti, tra loro. Il ceruleo del sinistro a spiccare tra le ciocche corvine, e l'abissale nero del destro, che quasi pare fondersi nel danzare ipnotico del crine. Indosso, la sua consueta armatura, ora per nulla coperta da alcunchè. Solamente quelle placche in terra cotta, danzanti e risuonanti in un tonfo sordo, che farebbe da unica compagnia all'Uchiha. E proprio quest'ultime, si presenterebbero di un vago rosso, sporco e logoro, a segno forse di ciò che quella stessa armatura ha dovuto passare e di ciò che è adesso, simbolo di un tempo passato e ben più glorioso. E nonostante tutto, in ogni cosa che parebbe ricordare un passato malinconico, ecco che le sue labbra ritornerebbero a schiudersi " ..mh. " gli occhietti a serrarsi all'orizzonte, la testolina che molto lentamente andrebbe a ruotar prima a destra, e poi a sinistra, mostrando alternativamente la cicatrice all'altezza della giugulare.. e parte del Marchio Maledetto, notando solo adesso una presenza, seppur minuta. Impassibile, quasi fosse una bambola di cera consumata dal tempo, inizierebbe ad avvicinarsi " .. resta comunque molto più accogliente di Oto " parole completamente atone, prive di ogni sfumatura d'umanità, accompagnate dallo scalpiccio dei passi che intanto lo avrebbero portato a pochi metri dall'altra. { Chakra: ON } [ Armatura ]

18:31 Kurona:
  [Centro del Bosco] Gli hakama nello specifico, quelli che abbiamo additato come 'pantaloni samurai', son la semplice parte sottostante della divisa che abbiamo sicuramente visto e rivisto, arricciati al centro del bacino da un obi leggermente più piccolo dal tipico utilizzato nei kimono, dove si parla di vera e propria stoffa di seta. Pantaloni nero opacizzato, comodi, stretti dal piccolo obi in un nodo puramente necessario a tenerli al loro posto, senza fronzoli, ornalmenti. Eppure, non pare del tutto trascurata da quello che era un tempo. In tale figura, l'esser kunoichi e l'esser geiko, si sposano in un alternanza assolutamente--nuova. L'ornamento tra i capelli raccolti. Il viso pallido, dove delle sfumature alla base del mento, proclamano la tirannia del sangue nero, mostrandola come un corpo nudo, in preda ai suoi peccati criminali. Scendono, spariscono, al tendersi e contrarsi della pelle del collo e quell'accenno di petto disponibile. Dall'altra parte, un solo haori la protegge dal freddo, con maniche mozzate a livello di metà avambraccio, tanto ampie da poter contenere quattro volte il braccio d'essa, riporta ornamenti d'oro sul rosso che ne richiama gli occhi, neri ricami, che disegnano sotto lo stendardo dei Kokketsu, il bijuu di Kusa; il demone ottacoda infuocato di puro oro. Folte ciglia che s'abbassano, andando ad osservare con mera pigrizia la terra scivolar dal palmo, alla buca, ricadendo tra quella sabbia scura e smossa. Sempre che possa, questa terra fiorire ancora. Il solo pensiero, è la bilancia perfetta che vede due pesi opposti; Goduria, rammarico. Come può provare cose tanto diverse? Come può lei, che è molto lontana dall'esser appartenenza terrena, provare tutto; quando molti, si limitano a non provare niente. L'apatia che l'accompagnava, lascia spazio ad una creature curiosa ed affamata. Che può prender nessuna via, o imboccar tutte le strade senza criterio alcuno. Ed è proprio quando i pensieri si affollano, che la voce dell'uchiha richiama la sua attenzione estremamente effimera, vaga, il posarsi del suo sguardo come petali su un letto di foglie da di consueto la sensazione che potrebbe andarsene via con un solo soffio. <Si--> Un semplice verso prodotto dal contrarsi del diaframma se fosse stato nella lingua originale -giapponese-, mentre lentamente si tira su da terra, rimanendo comunque minuta e bassa come una bambola di porcellana dalla pelle intoccata. Quegli occhi, li ha già visti. Si trova ad osservarlo nell'avvicinarsi, tenendo per se quel pensiero. Quella supposizione. Quell'armatura, che riapre ferite sepolte dal tempo e dagli eventi. Al di la del suo amore immutabile per il sommo Arufa. <Tuttavia nella distruzione, c'è meno ipocrisia. Otogakure, ha inconsciamente tutto il mio rispetto.> Le labbra rosse che si chiudono, d'un pieno miele nel tono, volgendo il sua direzione il busto, mentre i capelli soffiano, graffiano metaforicamente il viso. <Vedete--> La man sinistra che conduce al Bosco distrutto. <Konoha distrugge e ripara. E' come se nella tristezza, decido di stender una colorazione vivace.> Le labbra, il tono stesso, come il variare del tempo prende in uncrinazione cinica. Velenosa. Eppure pacata. <E' falso. Schifose-menzogne.>...<Oto invece dice: Guardate! Ci hanno distrutto. Abbiamo morti, morti tra le nostre fila. Tanti morti, tanti eroi. E' questa la guerra!> Quella mano che indicava il bosco, si ritira in un pugno, guardandolo con insistenza. Studiandolo. Ossessionata dalle sfumature in quel viso, in ogni viso. <La disperazione ci è dovuta. Questo bosco, ci è dovuto per ricordare.>..<Non dobbiamo dimenticare cosa abbiamo perso.> [CK ON]

18:47 Ekazu:
 E man mano che si sarebbe avvicinato, quella figura così minuta gli risulterrebbe vagamente familiare. Qualche imamgine sfocata in testa, un leggero aggrottarsi della fronte, e niente di più. Ma senza dubbio, quella che è la bambola di Kusa, sarebbe ancora lì, nei propri ricordi. Non aggiungerebbe niente più, limitandosi ad avanzare, abbreviando ancor di più la distanza dei due. Il pallido candore della luce lunare, intanto, starebbe pian piano aumentando, illuminando i due volti, molto simili in quanto espressività, in un'armonia raggelante. Gli occhietti seguirebbero i movimenti di lei.. il suo atteggiamento così elegante, così delicato.. si, la conosce per forza di cose, non è ha viste molte di persone così, eppur sente che lei gli è in qualche modo familiare. Inizia a parlare, a prender parola, mostrando i suoi pensieri e le sue opinioni ampliando ciò che era semplicemente una battuta di quart'ordine. Stupore, e forse anche un po' di vaga ironia andrebbero a celarsi su quel volto, tuttavia, impassibile ed immutato. E dunque, si limiterebbe ad ascoltarla, immobile, lasciandosi scappare ogni tanto qualche accenno di segno vitale. E solo sapesse esprimere ciò che starebbe sentendo, alle parole dedicate ad Oto, inizierebbe a sorridere vistosamente, ovviamente divertito. Ma è davvero puro e semplice divertimento quello? Quel marchio, forse, saprebbe come rispondere.. " .. io ti ho già visto. " esordirebbe, piatto nel tono come sempre, interrompendo sfacciatamente ogni tentativo dell'altra nel creare una conversazione un minimo sensata. " non ricordo il tuo nome, eppure so che ti ho già visto.. " aggiungerebbe, poggiando entrambe le mani sulle ginocchia e inarcandosi col busto in avanti, mentre i lineamenti verrebbero coperti dal ciondolare del lungo crine corvino e gli occhi eterocromi andrebbero a fissarla intensamente.

19:02 Kurona:
 Da dietro le spalle di Kurona, Med guarda con la stessa intensità Ekazu, da dietro quegli occhi dorati tra un crine nero fatto si sfumature che si gettano sulle varie tonalità del grigio. Mai troppo chiaro. Una mano posta sulla gobba della iena, per aiutarsi ad innalzarsi, e l'altra -la destra- che preme con forza allo sterno, dove una ferita è praticamente palese ed il petto, le forme giunoniche che l'occhio maschile è solito cercare, sono quasi totalmente annullate. Non fosse per le movenze, per i fianchi, per i tratti assurdamente dolci e femminili, potrebbe passar tranquillamente per un uomo. Un verso lieve di sforzo che ne esce, muovendosi in contemporanea, forse un po più lenta, verso il nostro jonin e guardandolo di rimando, tra le sue parole. I tratti che non si rompono da una maschera di gesso, finalmente si muovono in un inclinazione delle labbra verso l'alto; certo che la conosce. Forse, è passato troppo tempo, troppi eventi. Non era la reincarnazione della Dea, al tempo. Non era figlia di Tsukuyomi. Non era madre, di un clone uchiha. Non era neanche Kokketsu, non era niente. Niente per Kusa, niente per il mondo. Sarebbe stato di sicuro più facile, vivere. La iena che si muove di pari passo, nervosa, ansimante, osservando con ostilità il muoversi di Ekazu e il suo aspetto sospetto e trasandato. La mano destra muove semplicemente le bende a smollarsi, come aria, si liberano dai polpastrelli, le nocche, le mani. <No, probabilmente no--> Gli risponde di tutto punto, rimanendo calma al suo avvicinarsi ed esporsi. Ne lascia cadere a terra la benda bianca, sporca di terriccio, scoprendo le affusolate dita graffiate e forate in più punti, tapezzate da un arazzo di cicatrici e tagli freschi, dove il sangue nero crea croste decisamente più scure. <Tu hai incontrato un'altra persona. Ma io ho incontrato te. Molte lune fa.> Tenterebbe di poggiar i polpastrelli sul marchio, dove l'ha visto l'ultima volta. Una carezza dolce, semplice, l'ultimo gesto regalato ad Ekazu prima di sparire come nebbia in un giorno piovoso di ottobre. <Sanguinavi, quella volta. Proprio qui.> I polpastrelli ne coccolano la pelle, fosse riuscita, ritirerebbe il tocco, trattenendo la mano a mezz'aria. <E il sangue, era la cosa che più mi attirava.---devo dire che ultimamente, ne ho visto abbastanza da non farmi più affascinare dal tuo. L'ultima volta sembravi particolarmente-- shokkato.> Biascica quell'ultima parola, saggiandola nella sua stessa bocca con una vena ironica. [CK ON]

19:27 Ekazu:
 Rimarrebbe così, ignorando per ora quella che è una iena minacciosa, per niente rassicurata dal suo aspetto. Ma d'altronde, come biasimarla? Vedere, praticamente, un cadavere che ciondola, arrancando una camminata impostata ed ordinata di cui è solo l'ombra di ciò che era anni fa, avvicinarsi alla sua padrona dicendo che già la conosce, e mostrando parte del simbolo del potere della più potente delle Serpi.. No, decisamente no. Eppure ancora non lo attaccherebbe. Per paura o semplicemente per un ordine non ancora impartitogli, fatto sta che l'Uchiha non si smuoverebbe minimamente. Non reagirebbe a quel ringhiare, tantomeno alla carezza di Kurona. Gli occhi ne seguirebbero i movimenti della mano, le labbra sottili si schiuderebbero in un effimero sospiro " non capisco.. " o fa finta di non capire? Insomma, lei ha incontrato lui.. ma lui non ha incontrato mai LEI, bensì un'altra persona.. Quasi come se la stessa Chuunin si stesse celando in chissà quante identità.. Due sole parole basterebbero a riassumere tutto ciò: Maboroshi e Zero. " mi spiavi? " sbiascicherebbe, mentre ancora le dita affusolate e delicate di lei starebbero accarezzando il marchio maledetto " oh, uau.. sembravo shockato, dici.. " il busto che lentamente tornerebbe in posizione eretta.. " allora mi sa che mi hai preso davvero in un brutto periodo " .. il sangue, in particolar modo la SUA passione per il sangue.. niente di strano, per lui. Anche questo è uno dei vantaggi nel venire da un Oto governata dall'erede di Orochimaru, e avere un carattere forgiato nella corruzione dei Laboratori Uchiha. Le ginocchia, improvvisamente, paion cedere. Il busto, e tutto il corpo ad accompagnare, a cader a terra in un toffo sordo. Svenuto? Una sorta di malore? No, semplicemente si siede, appoggiando i glutei a terra, incrociando le gambe e poggiando entrambe le mani sulle ginocchia.. ritrovandosi così col viso ad altezza Iena " che animale affascinante.. " e detto ciò, immediatamente il chakra verrebbe richiamato ad entrambi gli occhi, irrorando gli Tsuubo con quell'energia vitale facendo così reagire il gene Uchiha. In effimeri attimi, tra un battito di ciglia ed un altro, quegli occhi eterocromi muterebbero in uno scarlatto vivo ed acceso, tagliato da una pupilla nera e da tre tomoee che, vorticosamente, inizierebbero a ruotare, per poi assestarsi nel terzo stadio dello Sharingan " è bellissima.. come si chiama. " e per quanto possa sembrarlo, non è una domanda.. rimarrebbe così, in silenzio.. in attesa di risposta. { Chakra: ON } { Attivazione Sharingan III Tomoee }

19:39 Kurona:
 Il vento che passa, con l'abbassarsi di un crepuscolo vermiglio, rigetta su quella pelle sfumature che appiaiono simili al danzare scoppiettante del fuoco, facendo sorgere nel cielo oscurato uno straccetto di luna crescente. E' il momento che promette meglio, come dicono i pagani. E' quello dove ci si dedica a far promesse e, a mantenerle. Forse, toccandolo, ha agito in un modo sfacciato. Ma questa è la bellezza di Kurona; prender tutto dal lato più piccolo. Farlo con innocenza o, al contrario, farlo con intelligenza e riguardo. Da brava calcolatrice silenziosa, dalla facciata gentile e candida. Da una parte disarmante, dall'altra inquietante ed affascinante. Non sarebbe reale dire ch'essa non abbia umanità, in quel suo cuore. Forse ne ha troppa. Tant'è che non la riesce ad afferrare e capire, cercando di più, ingoiandone a quantità industriali, fino ad impazzire. Quando la mano si ritira, lo ascolta rispondere in modo tanto composto e distaccato: Un cattivo periodo. Mnh. Si, lo era. Un cattivo periodo di pace un po per tutti. Ma non ha veramente importanza, non per lei almeno, che lascia cadere l'intero discorso come se non avesse veramente importanza. Il chakra attivo che si sposta in correnti furiose, mentre la mano che lo carezzava si ritira a ciondolare sul fianco, seguendone i passi che la distanziano inevitabilmente dall'uchiha, lasciando Med a contatto con il suo sguardo. Un semplice animale allevato in seno a quella donna. Utilizzato coma la sostituzione--di sua figlia. Ne carezza il capo fugacemente, nel ritirarsi, lanciando uno sguardo bieco al mutare delle pupille; un uchiha. Un disprezzo celato dal suo stesso non voler potrar pregiudizi, ma che la spingono a distoglier lo sguardo da lui. <Med.> Risponde, che sia una domanda o meno. Un simpatico gioco di parole, dove Med vuol dire "Miele"-- e Mad -pronunciati nel medesimo modo- vuol dire "Cattivo, pazzo". La iena che mostra un ironico e cattivo ghigno, iniziando a lasciar andare il primo verso, peculiare della razza, una risata a dir poco isterica. "IHIHIH!" Il sangue alterato in suiton, s'allarga e ramifica sul sistema linfatico, risvegliando le proprietà del sangue. Ne usa la forza, indubbiamente maggiore alla sua, per muover fuori dalle ferite riccioli pigri, ed andar a trascinar -creando un tubo di tre metri per un metro di larghezza, un albero crollato verso il centro del bosco, così che li possa recuperar in secondi momenti con l'attrezzatura adeguata. <Carezzala. Non ti morderà se non hai paura.> Un consiglio, lasciandolo li a giocare con la sua bestiola.[CK ON][Attivazione innata -2 pv -2ck]

19:58 Ekazu:
 " oooh, Med. " ripeterebbe falsamente stupito, senza tuttavia mai distogliere lo sguardo dalla iena. Ha sempre voluto un animale, un fedele compagno con cui condividere vittime ed avventure, eppure in tutti quegli anni, l'unica persona che arrivò ad esser per lui tutto ciò, è ora scomparsa.. Una parentesi che lui stesso preferirebbe tener celata nei più oscuri abissi del suo io. " ma che bella bestioliina.. " parole dolci, vezzeggiative.. seppur in netto contrasto con quel tono di voce completamente piatto. " sei bella grande.. " e intanto, grazie alla vista dello Sharingan, noterebbe la variazione nel Keirakukei di Kurona.. " mh.. " non direbbe nient'altro, limitandosi a sfruttare il potere dello Sharingan per tenerla d'occhio, ma niente più. Ne ascolterebbe il dire, ed immediatamente, allungherebbe la mano verso la testolina della Iena, nel tentativo così di accarezzarla. " .. sai, purtroppo non sono nella posizione in cui una iena dovrebbe farmi paura. " schietto, e forse anche leggermente pieno di sè, ma d'altronde, gli sarebbe bastato solo un accenno di morso da parte dell'animale, che immediatamente sarebbe passato a tutt'altro atteggiamento.

20:09 Kurona:
 Il sangue come ossidiana fusa, che esce dalle dita della Kokketsu, s'avviluppa come una serpe attorno al tronco d'un sakura carbonizzato, tirandolo pesantemente sul terreno e lasciandone un piccolissimo solco in terra, dato sia al peso del tronco, che allo stesso adattarsi alla terra a causa del tempo passato li, sotto le precipitazioni ed il freddo. Il sangue come un arto esteriore. E lei, par una maestra d'orchestra. Rimane li, donando lui le spalle, con un espressione crucciata e pensierosa. Dove sarà sua figlia, in questo momento? Riduce l'importanza data ad Ekazu, ed alle sue parole, finendo oziosamente per annuire in modo distratto. Una volta poggiato nel centro, quel fusso di sangue fluttuerebbe in aria andando a prender e stringer un altro tronco. La mano destra si porta alle labbra, tenendosi il mento e picchiettando il lato dell'indice su ambo i petali. Una volta. Due. Dovrebbe cercarla, ritrovarla. E' tanto che non la vede al Lago Nero, quando va a trovarla. E' troppo tempo, che tralascia l'importanza di partire e mollar il suo ruolo da fedele kunoichi del villaggio. Il viso basso ed oscurato, con troppo ritardo, si lascia andare in un mugolio. <Non ne dubito.> Insomma, per quanto possa menarsela, a lei non importa. Quella gran mignot--iena, di Med, spinge il testone contro la mano di Ekazu, finendo per accucciarsi a ridosso di lui, spingendolo con il fare goffo di chi non è stato educato, nel sedersi tra le sue gambe a beccarsi le coccole(?). <Med, non sei più cucciola, scendi subito da li.> Il furioso rumore dei rami secchi. il bruciore allo sterno. La spossatezza nell'usare il sangue, in questo stato. Un rivolo di sangue nero come la pece scende dal naso, corrompendone il pallore che ricorda il gesso. Gli occhi si posano su di lui, sull'Uchiha, guardandolo di nuovo, finalmente. <Chi ti ha apposto quel marchio?> Una domanda invasiva, senza dubbio, di cui però non si preoccupa, posando con un tonfo, l'ennesimo albero in terra. Per altro, senza accorgersi di perder sangue dal naso. [Ck on][Innata kokketsu on -2 pv -4ck]

20:37 Ekazu:
 Dunque, la mano guantata di nero sarebbe riuscita ad accarezzare il pelo della bestiolina. Avrebbe sentito che in Ekazu nessuna paura avrebbe trovato dimora, e anzi.. da brava, si sarebbe persino messa comoda dinnanzi, o sopra di lui. Si, insomma.. non stiamo di certo parlando di un gattino o di un cagnolino.. Ma l'Uchiha avrebbe continuato, in posizioni più o meno comode, in quelle sue carezze, quasi fossero automatismi del tutto naturali. Una fluidità in quei movimenti che probabilmente alla stessa Med potrebbero piacere, e non poco. " lasciala stare.. " aggiungerebbe, puntando gli occhietti scarlatti sul dorso grigiastro della iena " in fin dei conti, vuole solo un po' di carezze.. non è vero Med? " e qui, una persona normale, davanti a quella scena, si sarebbe lasciata sfuggire un sorrisino fugace, una risatina gioiosa o anche solo un battito di ciglia.. ma lui no, immobile, una statua dal braccio mobile praticamente. E tutto questo sarebbe continuato fino a che la iena, probabilmente sotto il comando della padrona, non si fosse spostata. Ma ora, lasciando per un attimo la bestiolina in secondo piano, l'attenzione tornerebbe sulla domanda della Kokketsu. La risposta arriva immediata " La mia padrona.. " secco, e sintetico. Magari, l'altra non potrà capire granchè da quelle due parole ma per lui riassumono interamente tutto ciò che sarebbe successo. Un Uchiha; un uchiha come lui.. che ammette la presenza di un qualcuno al di sopra.. l'esistenza di una padrona e di una pedina. Quel marchio è oramai il vincolo indissolubile al volere della Yakushi, all'unica vera Kage di Oto. " è stata lei a donarmelo. " gli occhietti che puntano il vuoto vengono ora scossi da una profonda fitta, quasi la stessa Kage lo stesse richiamando al suo dovere " un bel regalo mh? " .. fitte che tuttavia, lancinanti da anni, non sembrerebbero turbarlo come prima.

20:53 Kurona:
 Infatti la bestia che gli si poggia addosso al fine di godere di quelle coccole prettamente umane, non è affatto neanche lontanamente simile ad un gatto ed un cane. E' una femmina. Matriarcale. L'alpha di un branco di iene che non esiste più. Il petto fiero, la gobba -o cresta- innalzata contro il petto di Ekazu, in una forma oramai adulta. Il sangue nero, spostato l'ennesimo albero, si ritira richiamato dalla padrona, come il marchio maledetto fa con Ekazu, lasciando in terra scie nere eppure così vivaci. Come petrolio, dense, ritornano da Kurona riducendosi in una pallina, una biglia, ed esplodendo addosso alla mano destra ancora fasciata dagli avambracci, alle dita. Si limita ad ascoltarlo, guardando Med ciondolare in avanti e snudare le zanne senza tuttavia, ringhiare. Ah--lei sa bene cosa sta per fare, Ekazu se ne potrà render conto da come stropiccia le labbra in un espressione totalmente contrariata. E' gelosa della sua iena, ma ancora di più, da questo gesto infame. Infatti, essa non snuda le zanne per e si tende, per mostrar all'Uchiha il suo dispiacere, tutt'altro. Un minuto scarso, ed eccola rigettare davanti alla coppietta felice i rimasugli di qualche sanguinolento -e oramai digerito- pezzo di carogna. Un piccolo teschio d'aquila. Qualche brandello di carne oramai maciullata. A causa della grande velocità digestiva delle Iene, è incapacitata ad offrirgli veri e propri "pasti". Tuttavia, ne riconosce il carattere come alleato. Come parte di quel branco. <No.> Risponde secca all'espressione attonita della iena, ritirandosi in passi verso di loro, le ginocchia ben poco alzate nello spostarsi, flemmatica. <Non a lui.> Senza dar spiegazioni ad Ekazu che--poverino, si troverà mezzo cadavere d'acquila davanti e il tartufo di Med che lo spinge a cibarsene come se fosse.. Il suo cucciolo. Le spalle s'abbassano lentamente, mentre una ciocca nera di capelli cade dalla raccolta tra i kanzashi brillanti nella luce della notte. <La tua padrona..> Abbassa il volto sul viso di lui, sul collo. Come biasimarlo. E' una sensazione estatica che conosce. Che condivide. Lei anche, appartiene a qualcuno. Come la richiesta di condividere ancora il sangue di Yukio. Appartenergli ancora, come si fa con un anello. O un brillante. Una fitta d'invidia le fa ombra sul volto, ma svanisce subito, lasciando un semplice cenno con il capo. <Dovrebbe far più attenzione, alla libertà dei suoi oggetti.> .. <E dovrebbe aver più cura di loro.> Contando il suo aspetto, nonostante la bellezza permanga, senza dubbio, dovrebbe curarli. Con un cinismo che non s'addice a quelle labbra e quel volto, lo abbandona come ha fatto mesi prima, scuotendo una volta il capo e richiamano Med con uno schioccar di dita, lasciandosi dietro solo lo sgocciolar del sangue nero. <Andiamo Med, a casa.> [END]

21:15 Ekazu:
 Una scena teneramente raccapricciante. Ovviamente, già è stato detto tutto. Il richiamo di Kurona, la iena che non per fastidio o che, smuove il labbra in segno di.. qualcosa. Lui che rimane a terra, impassibile, non capendo ancora. Gli occhi rossi dallo Sharingan si muovo ancora sul dorso gonfio della bestiolina, e si.. veramente un minuto scarso, che dei spasmi inizierebbero ad avvertirsi nell'aria (?). Un mugolio, e quelle fauci snudate mostrerebbero un teschiodi acquila, ben digerita a quanto pare, proprio lì, a pochi centimetri.. E lei, Med? Da tenera madre, lo indirizzerebbe verso l'Uchiha in un che di tenero.. La testolina si abbasserebbe verso la carcassa, qualche attimo in religioso silenzio, e di nuovo punterebbe l'animale. Questo ripetuto un paio di volte, così, quasi volesse realmente focalizzare l'appenna accaduto e quasi volesse dire all'altra '' No, ma seriamente? '' Ma quelle labbra non si schiuderebbero, se non per un " .. grazie mille Med. " e tornerebbe a puntar quella carcassa di carogna, ai suoi piedi.. Intanto, anche Kurona avrebbe finito con i suoi lavori. Parole pesanti; vere ma tremendamente pesanti. Le sopracciglia di Ekazu ad aggrottarsi, gli occhi, coperti dal penzolare del crine corvino a causa della gravita, a sgranarsi.. mostrando pienamente tutte e tre le tomoee dello Sharingan. " La mia padrona sa benissimo cosa fare.. " i dentini digrignano silenziosamente, mentre a difficoltà scandivano quelle poche parole. '' E dovrebbe aver più cura di loro.. '' i pugni si serrano violentemente, le dita affondano nei palmi facendo fischiare la pelle dei guanti " Ciao Med.. ci vediamo presto.. " e rimarrebbe lì, immobile, per chissà quanto tempo. //END

Ekazu e Kurona si rincontrano dopo tanto tempo. Kurona raggruppa quattro alberi caduti al centro del bosco, con l'intensione di sistemarlo, magari con lentezza, magari con il tempo. Ma iniziare a riparare agli errori di suo padre. Ekazu coccola Med, dopo averla riconosciuta, analizzando l'animale e chiaccherando di Kurona che lo abbandona.. Facendogli notare la disattenzione di Kunimitsu nei confronti. E lasciando l'amaro in bocca a Kurona, che vorrebbe ancora appartenere a Yukio con un ciclo del suo sangue manipolizzabile.