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[Monte dei volti] L'ultima testa

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con Azrael, Furaya

23:16 Furaya:
  [Monte dei Volti] La Guerra è finita. Ryota Nara è stato sconfitto.. e ucciso, come meritano i Traditori del Villaggio e dell'Alleanza Ninja. Ma la Consigliera non sembra ancora del tutto convinta. Le labbra sono assottigliate, il labbro inferiore in via di guarigione, poiché ferito dal continuo morsicarsi. Nervosa. E' tutto finito. Se lo sta ripetendo da quando la sua Katana ha trafitto il cuore del padre, mettendo fine alla di lui vita. Gli occhi azzurri osservano la zona circostante. Rispetto all'ultima volta che c'è stata, il Monte dei Volti di Pietra sembra essere in condizioni decisamente migliori. Manca soltanto un Volto da ricostruire. Gli abiti indossati dalla Nara son formati da un paio di pantaloncini neri, sandali ninja dell'omonimo colore, alti fin sotto le rispettive ginocchia e rinforzati in metallo. A coprire il busto, invece, ha un Kimono di colore viola, con i bordi neri e il simbolo del Clan Nara, della stessa tonalità, tra le scapole. Quegli indumenti coprono tutte le sue ferite, tutte quelle cicatrici che suo padre le ha lasciato addosso. Lo sguardo è serio, neanche triste.. forse quasi malinconico. Attorno alla coscia destrorsa, vi è una Tasca Porta Kunai e Shuriken, accompagnata dalla Tasca Porta Oggetti, posta sul gluteo dal medesimo lato. Inoltre, sorretta tramite una cintura, vi è una Katana. Non è la stessa usata per uccidere Ryota, quella dall'elsa bianca e nera. Vi è quella rossa e nera, poiché incapace di poter tenere in mano, nuovamente, quell'arma che ha segnato la fine della Guerra, successivamente agli enormi poteri del grande Nono Hokage. Sui polsi, coperti dalle maniche della tunica, vi sono due Fuda, all'interno dei quali ha sigillato la Falce, a destra, e la Zanbato, a sinistra. Le mani, inoltre, sono coperte da un paio di guanti neri, a mezze dita, con lamina in metallo sul dorso. Tra i capelli rosei, brilla il coprifronte della Foglia. E' un oggetto importantissimo, dal quale mai si separa.. esattamente come non riesce a non indossare il ciondolo con il simbolo del Clan Uchiha, e la fascetta rossa. Le spalle sono rilassate, mentre avanza. Cammina con passo lento, ma deciso. Non ha paura. E' solo.. non sa spiegarsi neanche lei cosa stia sentendo adesso, al centro del petto. Prima era Paura, Timore di non farcela e di morire, lasciando Konohagakure nel Caos.. lasciando che il Villaggio, che ha giurato di difendere ad ogni costo, venisse conquistato e governato da un tiranno. Silenzio. Non proferisce verbo. Lo sguardo viene abbassato, rivolto verso il terreno. La schiena, però, è ben diritta e le spalle rilassate. Si avvicina ai Monti, sta salendo verso le scalette ormai risistemate, per arrivare ai Volti. Deve dare una mano a sistemarli, ora che le cose sembrano esser tornare alla normalità. Dovrebbe tirare un sospiro di sollievo. Ma non lo fa. Non lo ha fatto neanche quando quel corpo, ormai esanime, è rimasto lì.. in piedi, di fronte a lei. Incapace di arrendersi. Incapace di crollare, proprio per manifestare la sua Forza, anche da morto. [Chakra ON]

23:28 Azrael:
  [Monte dei Volti] La sera è calata sul villaggio di Konoha. È un’occasione perfetta per il giovane Nara di spogliarsi di ogni dovere, di ogni onere e di andare a rilassarsi nel luogo per lui più evocativo di tutti. Ha percorso le scale appena ricostruite del Monte dei Volti, accarezzando con lo sguardo uno per uno ogni singolo volto ricostruito, ma imperituri nella loro grandezza e fama. Non dovrebbe nemmeno più stare lì. A quell’ora non ci sono nemmeno gli operai, tutti quanti a dormire, chi altro dovrebbe mai essere lì? Ha detto ad Akendo che sarebbe tornato da lui, ma prima ha un’altra cosa da fare, un’ultima, importantissima cosa. Deve rendere omaggio a suo padre, ricostruendo il suo volto, lasciato ancora come un’informe massa di pietra che deve essere nuovamente scolpita. Se ne sta seduto in quel luogo, fogli e carboncino in mano, a ridisegnare a livello quasi maniacale i dettagli del volto di quello che fu suo padre, anche se mai ha avuto nemmeno l’occasione di chiamarlo tale. Sospira, senza sorriso né altre emozioni sul volto. Dovrà lasciare quel villaggio per un po’. Forse non è pronto, forse lo è fin troppo. Non ne è sicuro e allo stesso tempo non vede l’ora. Del suo abbigliamento si scorge unicamente il mantello nero, il cui cappuccio è poggiato al crine corvino e che occulta tutto il resto con la sua nera stoffa. Non sta nemmeno fumando, semplicemente disegna, anche per memorizzare i tratti da riscolpire nella pietra con gli strumenti che sono stati lasciati lì in cantiere. Dovrebbe essere molto più felice di così, ha posto fine alla vita di Kuugo, suo acerrimo nemico da sempre, da quando per la prima volta lo ha visto. Ha usurpato un trono sacro, lo ha fatto sgobbare per prendersene i meriti, lo ha fatto dubitare delle proprie capacità di shinobi, per poi morire nel nero della notte. Eppure non riesce ad esprimere alcun sentimento che non sia la più totale apatia. Nemmeno il suo respiro fa rumore, potrebbe quasi sembrare una persona sospetta, visto così, tutto ammantato e silenzioso. Di certo, non sembra l’Azrael Nara che tutti conoscono, ma come potrebbe? Troppe cose sono cambiate e tante ancora cambieranno. [C on]

23:52 Furaya:
  [Monte dei Volti] Lo sguardo resta focalizzato innanzi a sé. Arrivata all'ultimo scalino, continua ad avanzare. Piega la gamba destra verso il basso, incanalandovi Chakra ed Energie. La distende totalmente, spiccando un piccolo balzo, tanto quanto basta per riuscire a cadere, al termine dell'elevazione, sul capo di Hashirama Senjuu. Riporta anche la gamba sinistra al suolo, così da riprendere il proprio cammino. Le spalle si sono allargate appena durante il salto e la scesa, con le braccia a far da perni esterni per un corretto equilibrio. Le vesti si spostano di qualche millimetro, per via dell'aria che le smuove, ma senza mostrare nulla di scandaloso. Tatuaggi, cicatrici e pelle restano nascosti agli occhi di chiunque. Tra l'altro.. Lì, non sembra esserci nessuno. O così sembra. Il ché rende il posto solitario, utile per riflettere. Si potrebbe dire che la Consigliera lo ha scelto per questa ragione. Si acciglia, però, nel constatare, meno di una cinquantina di metri più in là, che non è da sola. Non riesce a capire bene di chi si tratti. Quantomeno, non le sale il pallino che sia Ryota. Quella minaccia, per fortuna, è stata accantonata. Accelera un po' il passo, così da macinare in poco tempo e con celerità quella distanza, non così esigua. E' una figura sospetta, senza dubbio. La Guerra sta giungendo al termine ora che i Leader supremi sono stati sconfitti. Ciò non toglie che i nemici, qualsiasi essi siano, possano essere in agguato sempre. Magari, aspettavano che questa storia finisse, nel momento in cui i Villaggi cercano di riprendersi, per attaccare nuovamente. Senza tregua. Così facendo, potrebbero forse sconfiggerli. Ma non ci vuol pensare. Tutto sommato, il proprio corpo è ancora esausto. Non vuole combattere. Vuole solo rilassarsi e riprendersi da ciò che è successo finora. <Salve.> Un saluto, col tono di voce rigido e freddo, alto più del solito per farsi udire. Vuole farlo girare in sua direzione, magari per capire chi ha davanti. Non porta le mani in direzione delle Armi. Non richiama nessuna tecnica, nessuna Innata. Perché, poi? Non è ostile. Si fermerebbe a circa una decina di metri, prima di giungere laddove c'era la Testa di Khalux Nara. [Chakra ON]

00:12 Azrael:
  [Monte dei Volti] Il proseguire della serata non gli porta null’altro che freddi aliti di vento a smuovere le stoffe che lo coprono. Chissà per quanto tempo non vedrà quel posto, non godrà di quel panorama. Quante volte serve riprodurre un qualcosa su di un foglio, per fissarlo nella memoria? Di certo lui non sente di averlo fatto abbastanza volte, nonostante ormai abbia tappezzato il luogo ove soggiorna al momento di disegni che raffigurano importanti elementi della sua vita. Persone, luoghi, ricordi… Forse prima di andar via dovrebbe andare da sua madre, rinchiusa nel penitenziario finché la vita non abbandonerà le sue anziane e stanche membra. È anche quello uno dei motivi per cui non riesce più a star lì. Gli ha esplicitamente chiesto di non forzare gli iter burocratici per farla uscire dalle prigioni statali del villaggio e lui ha scelto di rispettare la scelta dell’unica figura materna che abbia mai avuto. Se sta agendo bene o male, non lo saprà mai e nessuno potrà mai dirglielo. Compie ancora qualche tratto sul foglio, prima di alzare il volto verso l’orizzonte, all’udire il ticchettio di calzature che si avvicinano e, successivamente, una voce. Una voce sconosciuta, che non si aspettava, ma che forse non gli è poi così inimica. Si china a poggiare tutto il necessario per disegnare a terra, in modo che il peso dei vari carboncini regga il sottile foglio e lo protegga dall’alitare del vento, infine si volta, lentamente. Le ombre del cappuccio occultano ancora il viso, almeno fino a quando la mancina non ne afferra la stoffa e la tira via, rivelando il crine corvino perfettamente curato sotto di esso ed il volto che l’altra sicuramente riconoscerà, sebbene non avrà emozioni da notare su di esso. < Furaya. > chiama semplicemente il suo nome, anche per identificarsi con la voce. < Ce l’abbiamo fatta. > chiosa, tono di voce nella media, né basso né alto, bocca che non tradisce felicità, anche se ha appena pronunciato qualcosa che dovrebbe riempirlo di gioia < Konoha è ancor più bella, quando è in pace. > osserva, distraendo il proprio sguardo dalla figura della ragazza per rivolgerlo con ammirazione al villaggio sottostante. [c on]

00:37 Furaya:
  [Monte dei Volti] Lo scruta con attenzione. Lo riconosce solo quando il cappuccio viene abbassato, per ovvie ragioni. Sbatte le ciglia, sorpresa di trovarlo lì. <Azrael.> Stesso tono. Nessuna emozione neanche sul suo viso. Non riesce a capire il perché si senta in quella maniera. Non lo comprende. Per l'appunto, dovrebbe essere felice. <Già, ce l'abbiamo fatta..> Sussurra, avvicinandosi ulteriormente, ora che ha riconosciuto il Generale. Un sospiro, lieve, mentre rilassa le spalle. La gamba destra viene portata in avanti, la sinistra, invece, resta un poco più indietro. Sorregge il proprio peso corporeo, evitando di perdere l'equilibrio e scivolare. Il collo e, dunque, anche il volto vengono girati verso il Panorama di Konoha, sottostante. <...> Non dice una parola. Gli occhi azzurri si spostano dalla Magione dell'Hokage all'Accademia. Dall'Accademia, all'Ospedale che ha difeso, tempo addietro, agli inizi di quella battaglia. Osserva le varie abitazioni.. casa dopo casa. Quelle poste al di sotto dei Monti, ormai dovrebbero essere state ricostruite al contempo, per permettere alla popolazione di avere un tetto sopra la propria testa. Lo sguardo guizza ancora da un punto ad un altro di Konohagakure. Si gode quella visuale con lentezza estrema, non riportando ancora l'attenzione ad Azrael. Non replica, infatti, alla di lui ultima frase, per quanto possa trovarcisi concorde. Non ancora, perlomeno. Lo farà a tempo debito. Lo farà quando avrà terminato di guardare il Villaggio a cui tiene così tanto. Le labbra sono socchiuse. I canini fuoriescono nuovamente per mordicchiare quello inferiore. Lo tira verso l'interno, per poi lasciarlo andare. Di nuovo, stesso gesto, stesso movimento. Perlopiù, è il lato sinistro quello maggiormente ferito, ma non le importa. <Spero lo rimanga a lungo.> Risponde con qualche secondo di ritardo, come detto poc'anzi. S'era persa nei ricordi, non solo nell'ammirare il Paesaggio. Ricordi di Kaneko. Ora tutti i pezzi del puzzle sono al loro posto. Ha capito perché Kaneko è morta. Ha capito perché Ryota ha fatto quel che ha fatto. Ma non è convinta del risultato ottenuto. Sbatte le ciglia, quasi questo gesto indicasse un ritorno al presente.. lo spezzar del filo che la teneva legata al passato. <Come stai?> Chiede, di punto in bianco. Il capo ruota di qualche centimetro in direzione del Nara. Vuole accertarsi delle sue condizioni. <Cosa stavi disegnando?> Il foglio e i carboncini non sono passati inosservati, seppur non ne abbia fatto parola fin da subito. Alla fin fine, è un modo come un altro per attaccare bottone. [Chakra ON]

01:17 Azrael:
  [Monte dei Volti] Sembrano entrambi persi nel paesaggio notturno che si dipana davanti a loro, una meravigliosa tela su cui è dipinto il quadro più bello che possa esistere per chi ama Konoha. Entrambi profondamente atoni, persi in quelle sensazioni che la guerra ha lasciato in loro, ognuno con la propria nemesi. < Non lo so. > risponde di getto, alla domanda della Nara. < Non credo ci sia un modo in cui stare, dopo una guerra così lunga. > Nemmeno solleva la testa a guardarla, mentre risponde, semplicemente lascia libero sfogo e voce ai propri pensieri, tenuti chiusi forse per troppo tempo < Alla fine li abbiamo uccisi, tu il tuo, io il mio. > piccola pausa, un sospiro ad intervallare le due frasi < Allora perché non mi sento completo? > si domanda, ma è evidentemente una domanda rivolta anche alla ragazza, che ora va a guardare dritta negli occhi < Ogni giorno mi chiedo se avremmo potuto stroncare questo molto prima, risparmiare al cuore di Konoha che la lama della guerra affondasse così a fondo. > scuote appena la testa, raccogliendo il suo disegno per mostrarlo alla giovane, che dovrebbe poterlo riconoscere < Mio padre. Mi domando… cosa ne avrebbe pensato di me, di tutto questo. Di quel che sto per lasciare… > lascia in sospeso quella parte di frase, come se l’avesse detta più a se stesso che all’interlocutrice < Pensavo di armarmi di martello e scalpello e ricostruire il suo volto stasera. Mi dai una mano? > le domanda, prima di formare il peculiare sigillo della moltiplicazione superiore del corpo e liberare dagli tsubo che ha sulle spalle una serie di piccoli globi di chakra, in tutto cinquanta, che prenderebbero forme simili a quelle del Nara originale, in altezza, corporatura, vestiario, colori, in tutto e per tutto, anche quella peculiare nota atona sul viso, ognuna pronta ad armarsi degli strumenti degli operai che hanno lasciato lì il cantiere – sarebbe stato scomodo portarlo giù dalle scale – e mettersi a scolpire quella massa, per ora informe, di roccia. < Tu come stai? > domanda infine, prima di iniziare a coordinare le copie per iniziare quel grande lavoro. [C 50/100] [Moltiplicazione superiore del corpo x50]

15:04 Azrael:
  [Monte dei volti] Sembrano entrambi persi nel paesaggio notturno che si dipana davanti a loro, una meravigliosa tela su cui è dipinto il quadro più bello che possa esistere per chi ama Konoha. Entrambi profondamente atoni, persi in quelle sensazioni che la guerra ha lasciato in loro, ognuno con la propria nemesi. < Non lo so. > risponde di getto, alla domanda della Nara. < Non credo ci sia un modo in cui stare, dopo una guerra così lunga. > Nemmeno solleva la testa a guardarla, mentre risponde, semplicemente lascia libero sfogo e voce ai propri pensieri, tenuti chiusi forse per troppo tempo < Alla fine li abbiamo uccisi, tu il tuo, io il mio. > piccola pausa, un sospiro ad intervallare le due frasi < Allora perché non mi sento completo? > si domanda, ma è evidentemente una domanda rivolta anche alla ragazza, che ora va a guardare dritta negli occhi < Ogni giorno mi chiedo se avremmo potuto stroncare questo molto prima, risparmiare al cuore di Konoha che la lama della guerra affondasse così a fondo. > scuote appena la testa, raccogliendo il suo disegno per mostrarlo alla giovane, che dovrebbe poterlo riconoscere < Mio padre. Mi domando… cosa ne avrebbe pensato di me, di tutto questo. Di quel che sto per lasciare… > lascia in sospeso quella parte di frase, come se l’avesse detta più a se stesso che all’interlocutrice < Pensavo di armarmi di martello e scalpello e ricostruire il suo volto stasera. Mi dai una mano? > le domanda, prima di formare il peculiare sigillo della moltiplicazione superiore del corpo e liberare dagli tsubo che ha sulle spalle una serie di piccoli globi di chakra, in tutto cinquanta, che prenderebbero forme simili a quelle del Nara originale, in altezza, corporatura, vestiario, colori, in tutto e per tutto, anche quella peculiare nota atona sul viso, ognuna pronta ad armarsi degli strumenti degli operai che hanno lasciato lì il cantiere – sarebbe stato scomodo portarlo giù dalle scale – e mettersi a scolpire quella massa, per ora informe, di roccia. < Tu come stai? > domanda infine, prima di iniziare a coordinare le copie per iniziare quel grande lavoro. [C 50/100] [Moltiplicazione superiore del corpo x50]

15:31 Furaya:
  [Monte dei Volti] Lo sguardo resta rivolto verso il panorama del Villaggio, espirando. Non lo sposta verso Azrael, quando questi le risponde, ma lo ascolta. Il capo, però, vien mosso dall'alto al basso, semplicemente per annuire. Lo comprende eccome, poiché lei stessa non sa come sentirsi. Dovrebbe stare decisamente bene, dovrebbe poter tornare finalmente a sorridere. E, invece, così non pare. La situazione è ancora drastica, poiché deve riordinare i propri pensieri. Suo padre, alla fine, le ha persino detto di essere fiero di lei. E' per questo che non riesce a comprendere e a far andare avanti la propria vita. <Lo so. E questo dovrebbe farci stare meglio.> Riferendosi alla questione riguardante l'aver ucciso i loro nemici personali. <E perché mi sento così..> Ci ripensa, arricciando il nasino, e girandosi finalmente verso di lui. <..vuota?> Interrogativo, poiché non sa se si sente effettivamente in quel modo. Si sente vuota perché non ha più un nemico contro il quale lottare e per il quale diventare più forte? Perché non ha più qualcuno che vuole superare, al fine ultimo di ucciderlo? In fondo, era suo padre. Tutto ciò che sapeva, in buona parte, glielo aveva insegnato lui. <Mi sento allo stesso modo.> Ammette, piegando le braccia sotto al seno. Il peso corporeo viene spostato da una gamba all'altra, compiendo un piccolo passettino all'indietro. <Non volevo che Konoha arrivasse a subire queste ferite.> Indica il Monte dei Volti con un cenno del capo. <Questo Monte è l'Orgoglio del Villaggio.> Vi sono rappresentati tutti gli Hokage, compreso Kuugo. <Anche se, nella ricostruzione, io un volto l'avrei tolto.> Riferendosi, ovviamente, a quest'ultimo. Non lo ha mai ritenuto degno di ricoprire quel ruolo, figuriamoci ora, avendo scoperto della sua alleanza con Ryota Nara. Piega le sopracciglia, avvicinandole quando lui parla di voler lasciare. <Lasciare?> La domanda, alla fin fine, è talmente ovvia che le vien fuori senza pensarci. Non c'è rabbia nel tono né sorpresa, se non un lieve accenno. La guerra ha cambiato molte persone, se n'è portata via altrettante. Tuttavia, le Guerre esistono, bisogna soltanto fermarle prima che comincino, quando si può. <Ad ogni modo, non possiamo incolparci per la Guerra. Abbiamo fatto del nostro meglio per fermarla. Purtroppo, non abbiamo potuto farlo prima che tutto ciò accadesse.> Si stringe nelle spalle, mentre vede egli richiamare quella cinquantina di copie, cosicché possano ricostruire l'ultimo volto rimasto, quello di Khalux. <Certo, volentieri. Ero venuta qui anche per questo, in verità.> Non solo per riprendere aria e godersi il panorama del villaggio che tanto ama e vuole difendere, ma anche per ristabilire ciò che hanno perso. Recuperare il salvabile, diremmo. Anch'essa, dunque, andrebbe a formare un singolo sigillo, adatto alla Moltiplicazione Superiore del Corpo. Non ne forma cinquanta, poiché un centinaio di persone, là sopra, sarebbero anche troppe. Si limita a formarne venti, affinché possa dargli una mano. Si concentra, immaginando la propria figura, formandola e plasmandola tramite il Chakra, affinché le copie assumano la sua stessa conformazione. Stessi capelli rosa, occhi azzurri, stesse armi indosso, assieme agli abiti che la coprono: pantaloncini neri, sandali e guanti, kimono violaceo e il coprifronte. Affianco ad ella, attorno, andrebbero a prender forma queste copie, uguali e spiccicate a lei, ma con poca resistenza. All'ultima domanda, alla fine, ha già risposto prima, perciò si limita ad un alzar delle spalle. <Sento come se.. la cosa non dovesse andare così.> Forse c'era un modo per evitare tutto questo? [Chakra: 80/100][Moltiplicazione Superiore del Corpo]

14:47 Azrael:
 Prima che possano parlare ancora, tutte le copie del Nara si accalcano attorno a lui come se fossero animali affamati alla vista di una bella bistecca al sangue. Lo attorniano, in cinquanta di loro, per dare un'occhiata al disegno. Praticamente il Nara originale ci sta affogando dentro. < Ve lo lascio, VE LO LASCIO! > urla, mollando la presa sul disegno che viene raccolto dalle copie che, una volta armate di picconi, scalpelli e martelletti, usano la loro infima riserva di chakra per diffondere sui loro piedi una uniforme patina azzurrina a far da cuscinetto tra le loro figure ed il terreno roccioso. Quindi si avviano, rendendo tale patina particolarmente appiccicosa in modo che possa reggere una camminata su una superficie non orizzontale. E così cominciano il lavoro si ricostruzione, dettaglio dopo dettaglio. Lo Special Jonin scuote la testa, passandosi la mano sulla fronte con fare appena appena rassegnato. < Credo sia una questione di abitudine. Pensaci... > torna con lo sguardo sulla Nara-Yoton-quellocheè, andando a rispondere al suo quesito iniziale < Tu ricordi ancora com'era la vita prima che Kuugo e Ryota entrassero a farne parte? Io no. Forse è per questo, perché ora che non ci sono più dobbiamo riadattarci a qualcosa di cui avevamo perso l'abitudine. > sospira lungamente < A volte penso che avrei potuto evitarlo, uccidendo Kuugo prima che lo mandassero in prigione. Ma a quest'ora sarei un traditore di Konoha. > osserva, andando a sorridere amaramente subito dopo. È una questione spinosa, ma ormai a che serve rimuginarci su. < Ogni tanto invece mi fa piacere alzare lo sguardo e pensare che il suo volto scolpito qui sia il ricordo di ciò che ha superato il villaggio. Altre volte lo distruggerei con le mie stesse mani. Ma... tradimento, Konoha, stesso discorso di prima. > e detto ciò incrocia le gambe e si lascia cadere a terra, seduto con le mani sulle ginocchia, stanco ma rilassato < Eppure le cose vanno e noi non possiamo fermarle, per quanta sia la nostra volontà di farle discorrere in modo diverso. > La testa è alta, a ricercare ancora lo sguardo di Furaya, sua fidata luogotenente < Non ti fa mai paura il fatto di essere sempre più forte delle minacce che si presentano a Konoha? Prima quel kamikaze in piazza, poi Kuugo e Ryota... e se un giorno uno di noi impazzisse e si rivoltasse contro la Foglia, ci sarebbe comunque qualcuno di più forte a fermarlo o prima o poi la catena finisce e se l'ultimo anello si stacca allora cedono anche tutti gli altri? > [c on]

15:20 Furaya:
 Osserva Azrael e le di lui copie, restando in silenzio per quegli attimi. Anche le di lei copie s'avvicinano, aspettando di poter mettersi all'opera e ricostruire il volto di Khalux, l'unico rimasto ancora da riparare. <...> Lo sguardo resta rivolto verso il Nara, aspettando ch'egli termini il proprio dire. Nel frattempo, le copie si mettono all'opera, pertanto presta totale attenzione a lui. Ci rimugina, cercando di ricordare, appunto, com'era la vita prima che subentrassero quelle due minacce. Alla fine, sovviene per un'unica risposta. <No, non me lo ricordo.> Ammette, stringendosi nelle spalle. <Non ci avevo mai pensato, ma ora che ci faccio caso, non posso che essere concorde.> Inspira profondamente. <Non riesco a ricordarlo. Mi sono abituata al clima della Guerra, al clima di profondo disagio con il quale ho vissuto per questi mesi.> Non lo guarda adesso, rivolgendo l'attenzione al Villaggio sotto di sé. Ne scruta ogni tetto, ogni abitazione, per quanto le sia possibile farlo. Lo sguardo è malinconico, seppur le labbra siano serrate e assottigliate. Solo gli occhi mostrano quella sensazione di malinconia. <E ora che sembra tutto finito, ora che dovrei stare bene..> Sospira, chinando il collo e, dunque, anche gli occhi in direzione dei propri piedi. <..mi sembra impossibile.> Per l'appunto. Si trova, bene o male, nella stessa situazione di Azrael, in parole povere. <Ci ho pensato anche io. Sarebbe stato corretto giustiziare Kuugo, anziché incarcerarlo. Tuttavia, nessuno pensava che avrebbe fatto tutto questo.> Il respiro è regolare, calmo, ma si sente.. ansiosa, irritabile. Già il fatto che non riesca a dormire come si deve, è uno dei fattori che la rendono in questa maniera. <Ad ogni modo..> Scrolla le spalle, tornando a guardare il Capo degli Anbu. <..non serve rimuginarci ancora sopra. L'importante è che sia stato fermato. Preferisco vederla in questa maniera. Stessa cosa per Ryota. Avrei dovuto combatterlo io, e invece l'ho pugnalato solo quando non poteva far più niente.> Non distoglie lo sguardo neanche quanto dice questo, seppur dovesse sentirsi male, vergognandosi. <So che è stato un atto di vigliaccheria. Eppure..> Sorride, un sorrisetto tirato. <..non m'importa. Ho ottenuto ciò che volevo, vigliaccheria o meno.> Ascolta, successivamente, le parole che vengono pronunciate dal giovane, restando completamente in silenzio. <...> Torna a guardare il Villaggio, portando altresì le braccia a piegarsi al di sotto del seno. La schiena resta ben diritta e cerca una possibile risposta da dargli. <Non mi spaventa il fatto d'esser più forte di qualsiasi nemico attacchi Konoha. Anche perché non lo sono.> La qual cosa lo ha dimostrato durante la Guerra di Ryota. <Per il resto.. Preferisco non pensarci. Le Guerre accadono e non sempre c'è modo per fermarle prima che queste comincino. E' questo il nostro mondo.> Scuote un poco il capo, spostando qualche ciocca di capelli dalla fronte. <Non so risponderti, onestamente.> Conclude, alla fine. Non lo sa, davvero. [Chakra ON]

15:52 Azrael:
 Mentre i lavori vanno avanti, un paio di copie cadono nel vuoto, dissolvendosi a terra e forse scatenando un po' di panico nei presenti. Tuttavia i lavori procedono abbastanza bene, il volto del padre dello Special Jonin prende finalmente di nuovo forma, mentre i due esecutori delle tecniche finiscono la loro chiacchierata < Ci riabitueremo tutti, è un po' il ciclo della vita. > e non ci si può far nulla, come ha lasciato intendere anche in quel che ha detto prima < Io lo pensavo, anzi, ne ero convinto. > che Kuugo non sarebbe mai morto marcescente in prigione lo sapeva, lo sapeva benissimo, ce lo aveva scritto negli occhi mentre veniva portato via < Tuttavia forse è servito. Non avrei avuto il sommo piacere di guardarlo negli occhi mentre gli toglievo la vita. > fa spallucce, dire che gli è piaciuto è dir poco, forse lo avrebbe portato nella sala delle torture, se non ci fosse stato Akendo a fermarlo e davanti al quale ci teneva a fare una figura quantomeno decente. < Ma che vigliaccheria. Hai fatto il tuo dovere, vigliacco sarebbe stato non averci combattuto, vigliacco sarebbe stato infilargli un coltello nella schiena mentre ti voltava le spalle. Lo hai guardato negli occhi e lo hai fatto fuori, non è affatto vigliacco. > Una rassicurazione probabilmente non necessaria ora che il nemico ha lasciato questo mondo, ma le cicatrici che ha fatto nell'animo della figlia restano, eccome se restano. < Io ci penso spesso. Eppure non mi so rispondere. Non siamo tutti buoni, non siamo tutti perfetti. Ognuno di noi ha qualcosa per cui ad un certo punto potrebbe impazzire. > e a quel punto si porta l'indice al pettorale sinistro, laddove batte il cuore. La ragazza dovrebbe capirlo, dovrebbe capire cosa c'è lì a dargli così tanta ansia e così poco controllo su se stesso. Ma tutto sommato finora ha funzionato bene. < Per cui spero mi capirete qualora volessi prendermi una pausa per imparare a controllarmi, per evitare questo genere di problemi. Sarebbe per null'altro che il bene del villaggio che amo e delle persone che lo abitano. > non smetterà mai di spiegare quello che, per lui, è una cosa giustissima e sacrosanta. [c on]

16:09 Furaya:
 Le copie continuano a lavorare, seguendo il disegno di Azrael. Man mano, quella pietra dovrebbe cominciare a prendere la figura del Settimo Hokage. Non vi dà molto peso, per ora, poiché non sembrano esserci intoppi di nessun tipo. Prosegue, invece, a sentire le parole del Generale. <Sì, ci riabitueremo. Bisogna soltanto ricordare come si sta, quando si sta bene.> Ridacchia, poiché finora non hanno fatto altro che abituarsi a vivere in guerra. Niente più. Scrolla le spalle, anche perché le sembra difficile. Più difficile delle innumerevoli battaglie in cui ha rischiato di perdere la vita. <Tu ci hai combattuto. Lo hai affrontato.> Lei no, ma non vuol fare la vittima. Non c'è niente di cui vantarsi in quel che dice e che fa, ovviamente. Si stringe nelle spalle, tornando a guardare, nuovamente, sotto di sé, verso il suo adorato Villaggio. <Mmh.. C'è chi la pensa diversamente. Comunque sia, è finita. Inutile rimuginarci ancora su.> Ovviamente. Espira dalle labbra, riprendendo fiato. Torna a rivolgere verso questi lo sguardo. La schiena viene raddrizzata, le gambe vengono tenute lievemente divaricate. Il collo viene piegato a destra e a sinistra, affinché possa rilassare i muscoli dello stesso. <Meglio pensare al presente, e al futuro.> Soprattutto al primo, teoricamente. Ha un fratellastro da cercare, qualora non sia morto sul serio. Non aggiunge, però, che negli occhi non l'ha guardato mentre lo pugnalava. Lo ha guardato prima, quando ci ha parlato, ma quando la lama ha penetrato le sue carni, infossandosi nel cuore.. non lo ha guardato. Ha pianto, il ché è diverso. <Può darsi.> Riferendosi alla questione della pazzia. Lei ci si sta lentamente avvicinando, dopo gli ultimi avvenimenti. Dovrebbe rendersene conto. Ma qual è il folle che si rende conto della propria follia? <...> Alza, infine, forse per l'ultima volta in questa giornata, lo sguardo verso Azrael, nel sentirgli dire quelle parole. <Una pausa?> E sì, mia cara. Quella che servirebbe pure a te. Magari, in un manicomio, almeno per quanto riguarda i disturbi da stress successivi alle torture. Preferisce sobbarcarsi ancora di lavoro, pur di non pensare ai problemi che l'affliggono. <Hai ragione.> Biascica, annuendo. <Non ti fermerò di certo io. Tutti ne avremmo bisogno, perciò..> Cerca di sorridere. <Hai il mio appoggio.> Quantomeno quello. Infine, quindi, tornerà alla propria dimora, al termine dei lavori. [END]

15:11 Azrael:
 Intanto da un vergine pezzo di pietra nuda prendono forma gli occhi, il naso, la bocca ed in generale tutti i tratti facciali caratteristici di quello che fu uno degli Hokage di Konoha che più il Nara porta nel cuore, in quanto suo padre. Abbassa lo sguardo, socchiudendo gli occhi per un attimo in cui la voglia di abbracciarlo gli stringe il petto. Immediatamente dopo lo rialza, riportandolo sulla ragazza, giacché non muore dalla voglia di mostrarsi in quello stato d'animo davanti ad altre persone. < Più volte a cena fuori da Ichiraku, qualche bottiglia di saké da scolare in buona compagnia. Credo sia questo lo star bene, no? > sorride, dato che non è né più né meno che un pensiero positivo in questo mare di pessimismo cosmico che la guerra ha portato nei cuori di ogni Konohano, sebbene in maniera differente. Questi due che stanno parlando hanno vissuto la battaglia più che in prima persona. Fin dentro le loro ossa avevano da combattere. < Anche tu lo hai affrontato, per tantissimo tempo. Non raccontiamoci sciocchezze, hai dedicato a quell'uomo gli ultimi mesi della tua vita, sia nei pensieri che nelle azioni. Nessuno lo ha combattuto più di te. > Vorrebbe metterle una mano sulla spalla, ma ormai, conoscendola un minimo, sa perfettamente che non è la cosa migliore da fare, essendo lei anche un minimo riservata e non troppo avvezza alle esternazioni di affetto. Tuttavia il sostegno c'è e di certo non si sente poco. < Nel futuro ci saranno altri nemici. E menomale! Sai che noia, altrimenti. È sempre divertente affrontare ogni tanto qualcuno. > Altrimenti chi avrebbe da torturare, laggiù nelle prigioni anbu? La sua fama da sadico in qualche modo deve pur mantenerla. Gli mancherà quando dovrà andar via dal Villaggio, almeno per un po'. Tuttavia, quel che cercava, quelle parole che tanto voleva sentirsi dire dopo che ha raccontato per l'ennesima volta il proprio travaglio interiore, gliele dice proprio la Nara. Non se l'aspettava, forse da una Mekura o da qualcun altro che lo conosce più a fondo. E invece quella ragazza riserva sempre mille e una sorprese. < Sono... davvero felice che tu mi abbia capito. > Una scintilla di pura sincerità gli si palesa nello sguardo, assieme ad un sereno sorriso che gli si distende sulle labbra < Ora vado a dare una mano, ma prima vorrei dirti una cosa. > avanza un passo verso di lei, schiena nuovamente dritta, sguardo puntato nel suo, estremamente serio < Tieni sempre > un accento particolare su questa parola, anche alzando leggermente il tono di voce < gli occhi aperti. Anche e soprattutto > anche qui, un altra variazione di tono di voce < su chi tieni più vicino. > a chi si riferisce? Sicuramente una ragazza intelligente come lei capirà a chi è rivolta quella frecciatina. Infine, ripetendo il processo che anche le copie hanno fatto di spostare una piccola quantità di chakra sotto la pianta dei piedi in modo che si spugnino e si crei una patina sottile, ma uniforme, dello stesso, andrà a dirigersi lungo la roccia curva, quella che sta venendo scolpita, andando ad indirizzare più da vicino le copie nei lavori, aggiungendo la propria mano qua e là, per aggiustare i dettagli più minimi. [END]

Ricostruzione dell'ultimo volto, quello di Khalux Nara, da parte di due membri del sopracitato clan che si scambiano poche, ma importanti parole su svariati argomenti.