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La Differenza tra Omicidio e Amore

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con Kurona, Rasetsu

16:17 Rasetsu:
  [Cattedrale] Tornato da Oto da meno di ventiquattr'ore, si trova nella Cattedrale. Una parte di lui lo spinge a tornare al Villaggio del Suono. L'altra parte, invece, durante la notte non ha fatto altro che tenerlo sveglio, affinché potesse capire l'errore commesso. Si è lasciato abbindolare da una bambina di, sì e no, otto anni. Si è lasciato colpire nel profondo dell'animo, senza aver avuto il tempo per difendersi. Siede su una delle panche all'interno. In sua compagnia, stranamente, dovrebbe esserci anche Kurona. Non parla in sua direzione, bensì tiene il capo reclinato verso il basso. Le gambe sono divaricate, formando un angolo di novanta gradi tra coscia e polpaccio. La schiena è piegata in avanti, cosicché i gomiti e parte degli avambracci siano poggiati sulle rispettive cosce. I capelli gli ricadono lungo le guance, fino a sfiorare la vita, lasciandoli ciondolare come se niente fosse. Non è presente neanche il suo solito sorrisetto, quel ghigno tutto denti, tutto zanne che il giorno prima Bahaa ha cercato di imitare. Indossa i suoi soliti abiti: pantaloni neri con righe verticali grigie, camicia bianca e gilet del medesimo colore dei pantaloni. Inoltre, porta, poggiato solamente sulle spalle, il suo spolverino bordeaux, più rosso del colore dei suoi capelli. Sulla punta del naso, sono presenti i classici occhialini dalla montatura rossa, con le catenelle ai lati. Sospira, sbattendo le ciglia, mentre le palpebre vanno a socchiudersi per qualche istante. <...> Quell'abbraccio. Quel discorso secondo il quale anche i mostri hanno un cuore. Istintivamente, il braccio destro si solleva. Lentamente, mentre apre il palmo della relativa mano e lo avvicina al centro del petto. Cerca di sentire il battito del suo cuore che, sì, batte, senza dubbio, altrimenti non sarebbe lì.. ma che lui, figurativamente, non sente. <...> Una domanda inespressa, dettata però dal terrore ancor presente nei suoi occhi. La stessa domanda che il giorno precedente ha fatto a Bahaa. Come fa a far ribattere un cuore? Ovvio, massaggio cardiaco, se vuole dare una risposta da medico. Quello è un metodo. Ma nel suo caso? E' un cuore che batte anatomicamente parlando, ma emotivamente è un cuore che ha smesso di farlo perché si è fin troppe volte definito un mostro. [Chakra ON]

16:41 Kurona:
  [Altare] Le Aizu; Kako[Passato], Kono[Presente], Ato[Futuro].

Oramai dovremmo esserci con le ristrotturazioni, con la chiusura della Cattedrale al pubblico, rendendola nucleo vivo di questa famiglia d'obbligo, tuttavia proprio come una famiglia normale, non scelta. Gli occhi cremisi che si poggiano sugli uomini di Yukio, che come al solito, assediano il loco lavorando in silenzio e con ottimi risultati. Verde, viola e nero. Dovrebbe esser la nuova colorazione che caratterizza questo posto decisamente, fuori ambientazione. Una nota grave di Kusa, come una macchia nera al centro del bianco più puro. Il naso che s'arriccia, stortandone la base lievemente di lato, andando ad osservare i lavori in corso nel più totale silenzio. Ah, forse dovrebbe lavorare. Ma qui, appena all'esterno di Kusa, tutto sembra esser lontano dalla guerra passata. E quell'emozione percepita, s'è già spenta lasciando una voragine colmata con ozio ed accidia. La vita è così tremendamente noiosa. Così tremendamente.. Ecco che il sospiro del Rosso spezza il silenzio titanico della cattedrale dove solo dei passi lontani, tonfetti di sfondo, creano un ritmico sottofondo. Le ciglia folte color dell'ebano si allargano fugacemente, andando a tangere con la punta, la palpebra mobile degl'occhioni color del sangue, decorati da righe nero petrolio. Solcano la base dell'occhio al pari del kajal, andando a scivolare, cascate infette, attraverso la gota, la guancia, morendo, lacrime demoniache, sotto il mento. Attiva, ma priva della presenza del sangue nero che solitamente, oscilla come un fuoco fatuo nei suoi dintorni. Le mani, le dita, palmi e polpastrelli; bende bianche ne coprono la pelle come la ceramica, scivolando dalle dita, fino ai polsi, così, chiudendosi sotto il gomito ora ritirato in angolazione ottusa -avambracci sul ventre-. Il solito quipao nero, dal colletto alto tipicalmente coreano. Pescetti violacei e lo stemma della famiglia Kokketsu cucito a mano, tra le scapole. Il viso, dalla mandibola dal taglio netto, fiero, va spostandosi verso Ryuuma, lenta, silenziosa. Per tutto il tempo che necessita, mentre sulla sinistra, è accucciata Med, la iena striata. Pur essa silenziosa, gobba, sposta lo sguardo invece su Kurona che dopo molto tempo, si muove dalla sua posizione. La mano sul petto, ghigna, eppure, non sembra convinto del suo stesso ghigno. E se c'è qualcosa che già abbiamo visto, di questa serpe di carbone, è l'empatia che la spinge ad amare ed odiare senza criterio e regola. <Sono contenta che tu sia venuto.> Probabilmente, essa ha espresso il desiderio di passar del tempo con quel che è oramai, suo fratello. I movimenti son quelli che esprimono tentennamento, insicurezza. Non lo conosce, non l'ha scelto come fratello. Ma questo è quanto. E vuol sposarne l'idea, facendo di Ryuuma, un affetto. La mano destra si scosta dal ventre, allargandosi verso quella inutilizzata del rosso. Il palmo che poggia sulla sua, leggero, senza bloccarlo o obbligarlo al contatto. <Sei silenzioso, c'è qualcosa che t'affligge?> La mano, calda e ruvida per colpa delle bende, si ritira così come s'è poggiata li, sulle sue nocche, lasciandovi una carezza non voluta, per semplice conseguenza al ritirarsi. Lo sguardo poggiato su di lui, come al solito, flemmatico e cheto, così diversa da quel giorno in cui era decisamente, di cattivo umore. E gelosa di Yukio-sama -come una bambina che non vuol condividere qualcuno-. <Volevo dirti che..> Le labbra, del colore dei petali della Baccara, si premono appena, schiarendo la voce. <Mi dispiace di non averti accolto come avrei dovuto. Stare a lungo nello stesso posto, m'innervosisce.> [Ck on][Innata on]

17:03 Rasetsu:
  [Cattedrale] Deve tornare ad Oto. Prima o poi lo farà, senza dubbio, ma ha bisogno dei suoi studi, dei suoi esperimenti.. E il suo Angelo può aspettare. Seppur ormai quella bambina sia diventata una parte importante di lui, deve attendere. Sente dei passi non appartenenti a colore che sistemano la Cattedrale. Sono seguiti da una voce, la quale viene riconosciuta e attribuita a Kurona. <Non potevo fare altrimenti.> Ribatte, sollevando appena il capo verso l'alto. Il tono è serio, quasi apatico, senz'ombra alcuna del suo caratteristico modo di fare. Se restava ad Otogakure, rischiava più di quanto immaginasse. Tornare a Kusagakure è stata una scelta saggia. Resta in quella posizione, ancora. Raddrizza solo un poco la colonna vertebrale. Vede la di lei mano avvicinarsi alla propria, lasciata penzoloni lungo la gamba sinistra. La ritira con un gesto secco, improvviso, come se fosse spaventato; come se la mano della Kokketsu fosse pregna di veleno o un tizzone ardente che rischia di bruciarlo. Non lo fa apposta. E' un moto involontario del proprio cervello. Non è riuscito a resistere al tocco di Bahaa, il quale ha avuto il coraggio di non spaventarsi innanzi al di lui volto, sempre considerato quello di un Demone, e di avvicinarsi. Gli ha parlato a tu per tu, senza spaventarsi, senza scomporsi.. come solo una bambina avrebbe saputo fare. Pazzi e bambini vanno di comune accordo. Entrambi riescono a capirsi, entrambi riescono a capacitarsi di ciò che prova l'altro. Porta lo sguardo a sollevarsi ulteriormente, così da avere frontalmente la figura di Kurona, con la quale, la volta precedente, non ha fatto altro che battibeccare per via del suo carattere così scontroso e orgoglioso. Lo sguardo è assurdamente serio. Le labbra sono socchiuse e mostrano i denti bianchi e lunghi come zanne. Non sta sorridendo, non sta ghignando. Il suo sembra quasi il broncio di chi è.. stanco, di chi ha vissuto qualcosa di brutto e che deve ancora superarlo. <Non è qualcosa che tu possa capire, ciò che mi affligge.> Esplica in sua direzione, portando la schiena a poggiare contro lo schienale della panca. Le braccia si incrociano sul petto. Su quegli abiti, vi è ancora l'odore della piccola. Un brivido le percorre la colonna vertebrale, dall'alto al basso. <Non importa. Sono abituato ad essere trattato come un mostro e non mi sono stupito affatto del suo modo di fare.> Spiega, mantenendo un tono pressoché neutro, ben diverso dal suo solito. Tuttavia, gli angoli delle labbra si sollevano verso l'alto, mostrando nuovamente quelle sue zanne, questa volta nel suo ghigno naturale. <Inoltre, sono consapevole di non essere ben voluto qui dentro.> Adocchia, velocemente, con lo sguardo l'interno della Cattedrale. <Ho scoperto che ho il vostro stesso potere, ma non ne capisco la ragione. Per me, è solo uno strumento idoneo alle mie scelte e ai miei perché. E' utile per uccidere, perciò non mi lamento con quello stronzo di Yukio.> Dire che lo odia è anche poco, constatando il fatto che stava per ucciderlo. Le cede, infine, la parola, totalmente calmo. Il ché è un evento più unico che raro.. [Chakra ON]

17:45 Kurona:
  [Altare] Non è di certo inaspettato quel suo ritirar bruscamente la mano, dove quella di Kurona rimane a metà strada, come quella dell'altro vien ritratta, come a voler prendere il vuoto, le dita di muovono, leggere piume, verso il basso. Il mignolo, anulare, medio ed infine, indice, impecettibilmente, verso il basso. Non è certo in preda ad un moto di sconforto, così calma da apparire intoccabile; Che Ryuuma abbia timore di lei? Disgusto? Disapprovazione? Il capo nero, con quei filamenti arricciati e lucidi, scivola di lato, a ridosso della spalla sinistra, dando lo spazio ed il tempo al co-clannato di parlare e reagire in toto. Il tuo tempo ed il suo spazio, mentre le unghiate di Med sul granito che solca la navata, divengono un lontano ricordo, poichè essa si posa in terra, sbuffando sonoramente "Nfh", ne esce semplicemente, mentre il costato s'abbassa e la coda slitta a carezzar il pavimento. Manto nero e grigio, striato. Occhi d'oro puro che passano da Ryuuma a Kurona, come se sentisse tutto. Il quipao nero che riflette la luce, setoso, disegna grinze alla base del ventre e sotto al seno rigonfio, privo dei soliti bendaggi. Minuta come lo stelo d'un bucaneve, si sposta in tonfi secchi, più vicini, a rimaner di rimpetto a lui. <Wakatta.> Morbida, quella voce di sirena, come un canto etereo, mentre la mano si ritira tornando composta, al suo posto, nei pressi dello stomaco. E' un baleno, su quel viso che non vede alcun incrinazione, come se le parole del Ganma l'avessero ferita, in qualche modo. Lei non può capire. E l'esser ferita, non è per la supposizione in se, ma per la verità dei fatti. Lei non può effettivamente capire, perchè lei non prova più nulla. O forse, non l'ha mai provato. Quale pena terribile, non riuscire a comprendere. La destra che prima, aveva tentato quel tocco, si solleva a tanger il petto; Per far si che non si scomponga. Ha sbagliato spesso, sperando di comprendere. <Non esser benvoluto?> Ne incalza i toni, rimanendo cheta, sulle stesse parole che lui ha richiamato. <Ryuuma..> In difficoltà, con il desiderio di confortare un fratello che, non ne desidera il legame. Gli occhi scivolano verso il basso, verso le sue mani ritratte, lontane da lei. Ne rispetterà il volere. <Fai parte di questa famiglia, perchè sei stato desiderato tanto da spinger l'Arufa lontano.> Tenta di spiegare all'altro, mentre un soffio di vento, sposta la frangetta corta che ne copre la fronte. Così come le ciocche che si poggiano morbidamente sulle spalle nude, date dalla forma mozzata del quipao nero. <Come potresti esser malvisto da noi, se tutto cio che abbiamo è..> La voce che s'affievolisce, accompagnata dall'esternarsi della mano sinistra, il palmo verso l'alto, che indica in un cenno morbido e lento, tutto ciò che gli circonda. La cattedrale. L'unico possedimento dei Kokketsu, son i loro fratelli. Lei ha lui. Lui ha lei. E l'Arufa. Solo tre persone, posseggono quel potere in tutto il mondo. Il groppo che si muove, fa scivolar saliva bollente giù per la gola, in pieno silenzio. Le gambe nude che riportano vergognosamente la pena più grave di Hyena Kokketsu; kanji e rune, senza alcun criterio di logica. <Non puoi esser chiamato Mostro, al capezzale degli Oni. Qui sei parte di noi.> .. <Qui sei nel posto a cui appartieni. Per me sei un fratello anche se..> Le labbra rosse, opacizzate, si tendono appena, amare. Gli occhi stretti ad una fessura magra, normalmente grandi per esser occhi a mandorla. <Anche se capisco, che non è quel che t'interessa. Non fa niente. Anche io ho preso coscienza ed abbracciato quel che sono.> Il capo s'abbassa, come se volesse sottomettersi al desiderio di Ryuuma, di rimanere esterno a quella che chiamano.. Casa. I passi che la spostano di rimpetto a lui, mentre la mani s'accingono ad abbassare il lembo davanti del quipao, mentre si pone seduta nella fila affiancata a quella in cui lui siede, come se fossero ambo persone casuali.. In un posto casuale. <Permettimi d'interessarmi a quel che t'ha tolto il più bel sorriso che esista in queste noiose terre. Forse non posso capire. Ma posso ascoltare.> E quegli occhi, quella posizione, è come se parlasse con il nulla. Non lo guarda, rimirando invece, l'altare nuovo che s'erge nella punta di quella navata.[Ck on][Innata on]

18:18 Rasetsu:
 Né disgusto né disapprovazione. Non vuole essere toccato. Non vuole togliersi di dosso la sensazione del tatto di Bahaa, sostituendola con quella di Kurona. <Ryuuma non esiste.> Il tono diviene iroso, mentre digrigna i denti. Gli angoli delle labbra si rivolgono verso il basso, i denti in bella mostra, mentre le lancia un'occhiata gelida. <Non chiamarmi così. Se proprio vuoi darmi un nome, chiamami Rasetsu.> Anche se non ha assolutamente un significato che va a braccetto con ciò che è lui. Lui le persone non le mangia, le ammazza. Le usa per i propri esperimenti da bravo Medico e futuro Scienziato. <L'Arufa ha cercato di uccidermi con questo potere.> Replica, inarcando il sopracciglio destro verso l'alto. <Mi ha colpito, ma quello stesso Sangue si è unito a livello cellulare col sottoscritto. Non mi ha ucciso, mi ha reso più forte. E' stato un caso, non una scelta.> La vede in questo modo, non c'è niente da fare. Solleva lo sguardo verso di lei, osservandola e recependo l'altrui dire. Sposta gli occhi verso l'altare, cercando di trovare una risposta sensata da darle. <Non mi interessa seguire i vostri ideali o avere una famiglia a cui appartenere. La mia l'ho uccisa e mi trovo benissimo così.> E' la prima volta che ammette ciò che ha fatto. La prima volta in assoluto, forse perché quest'oggi ha trovato un po' di razionalità nel proprio cervello, mettendo da parte la pazzia. Sta ragionando, il ché è un bene da un certo punto di vista. Ma quanto può durare questa quiete nel corpo di un Demone? <Anche io l'ho fatto. Anche io ho capito ciò che sono e non posso farci niente se a questa fottuta società non vado bene così.> Digrigna i denti, mentre le labbra si arcuano verso l'alto, questa volta. <Niahahah!> Pace finita, pace finita! La sua risata si fa spazio nella cattedrale, rimbombando. <Nessuno può decidere cosa è giusto o sbagliato per me. E' una delle mie regole!> Esistono ancora, ovviamente. <Non possono impormi una loro scelta o finiranno per morire, per mano mia!> Sta divagando, la pazzia è tornata a farsi sentire, come fa sempre. Non lo abbandona mai. <Sei pazza, sorella?> Il termine sorella è usato per disprezzare, più che per socializzare. <Come fai a dire che io abbia un bel sorriso? E' quello di un mostro, di un folle! E' ciò che sono!> Allarga le braccia verso l'esterno, ergendosi in piedi. <Io sono un Folle! Niahahahaha!> Il primo passo è ammetterlo, sempre. <Ma la mia Follia non è ciò che voi definite tale.> Ah, ecco dov'è l'inghippo. <La mia è genialità. Genialità che voi non comprendete!> E' sempre il solito, alla fin fine. <Ieri, una bambina ha osato tanto.> Si risiede, allungando le gambe in avanti, facendo ciondolare poi il capo verso la spalla mancina, fissando l'altare, come fa l'altra. <Ha detto che il mio cuore batte.> E questo, per lui, è osare tanto? Ha una strana concezione. <Mi ha abbracciato. Non ha avuto paura di me neanche per un attimo. Ho minacciato di ucciderla. Non fosse stato per quell'abbraccio, lo avrei fatto. Era debole. Un costrutto e sarebbe morta all'istante.> Spiega, stringendosi nelle spalle nuovamente. Parla come se niente fosse. <Eppure, ha detto che il mio cuore batte; che anche se sono un mostro non le faccio paura.> E, in un sospiro, aggiunge: <..che lei può essere il mio Angelo, se io sono il suo Lupo.> [Chakra ON]

18:40 Kurona:
  [Altare] La man manca che si sposta verso l'esterno, quel pezzo di panca lasciato libero al suo fianco, ma non destinato a Ryuuma. Questa s'abbassa, in movimenti morbidi, vi dona due pacche sul legno, abbandonando l'altro nella sua follia. Nel suo divagare, spiegare, riprendersi dal suo torpore confuso lasciato da Baha, al fine di richiamare a se Med. Essa s'alza dalla posizione accovacciata, in un graffiar d'unghie contro il marmo, ticchettio debole. Contraendo posteriori slaciandosi sulla panca. Le anteriori come portanti che si contraggono a richiamar e portar il peso al fianco della sua padrona, vista da essa come madre e capobranco. Si sposta addosso a lei, con le zampe anteriori sulle cosce strette. La coda che penzola sotto la panca ed il muso che s'abbassa sul ventre, tra le zampotte. Non è certo una iena dall'età adulta, ma neanche più una cucciola. Una sorta di via di mezzo che ancora, può reclamarne le coccole. Forse l'unica bestia che ama, al mondo, nel modo più giusto. Quel che non ha potuto mai dare ad Enma. Quel che non è mai riuscita a dare a Kiryu. Quel che non può, dargli. Gli occhi che s'abbassano, mentre le risa fan vibrare le vetrate colorate della cattedrale. E lei rimane cheta, immobile, guardando la sua fiera riposar sulle cosce, producendo sbuffi bassi, nasali. La sinistra lasciata a mezzaria, gracile, s'abbassa sulla cresta tipica della gobba, lisciandola, piano. Dalla nuca, alle scapole. Ancora ed ancora. Lui che non ha desiderio alcuno nei confronti dei Kokketsu, ora parla di Baha come il suo angelo. Il cuor che batte, nel petto dell'altro. Ne soppesa parole e azioni, ma senza guardarlo in alcun modo. E' come se, per qualche minuto, Kurona non fosse più in quella navata con lui. Un elemento piccolo, disinteressato totalmente. <E questo ha spezzato le tue convinzioni?> Riferendosi alla parte finale del discorso, domanda verso il rosso, mantenendo quel tono modulato e controllato, mentre le dita rialzano e abbassano il pelo della belva rilassata. Non risponde al resto, non lo guarda, non cerca di dissuaderlo dai suoi pensieri ne tanto meno, gli consiglia o esprime un suo parere a riguardo. Come detto in principio, si limiterà ad ascoltar quel che ha da dire.[Ck on][Innata on]

15:32 Rasetsu:
  [Cattedrale] In piedi, lancia delle rapide occhiate tutt'attorno, lì dentro. Non sa neanche più cosa pensare o cosa dire. La schiena permane ben diritta, con le gambe lievemente divaricate. Non la osserva, bensì le dà le spalle. <...> Non sa cosa sia giusto o sbagliato, attualmente. <Le mie convinzioni, eh?> Ripete le parole altrui, piegando un poco il capo verso la spalla mancina. Le braccia ricadono, inermi, lungo i rispettivi fianchi. <Non le ha spezzate..> E allora cosa? <..le ha distrutte.> Digrigna i denti, come suo solito, rivolgendo gli angoli delle labbra verso il basso. <NESSUNO ha MAI osato fare ciò che ha fatto lei. E chi lo ha fatto, quei pochi folli, non hanno visto l'Alba del giorno dopo!> Esclama, starnazzando come un'oca a cui hanno tirato le piume. <Cosa devo fare con lei?> Soltanto ora si gira in sua direzione, con sguardo serio, furibondo. La rabbia gli ribolle dentro, nelle vene. Lo ricopre per intero, gli affiora in volto, nel petto.. laddove il cuore comincia a battere più forte. Non vuole rendersene conto, non vuole sentire ragioni. Il suo cuore non batte e nessuno potrà cambiare le sue convizioni, anche se Bahaa le ha praticamente distrutte. Si aggiusta lo spolverino, infilando le braccia all'interno delle rispettive maniche dello stesso. <Devo tornare da lei. E' l'unica soluzione per capire cosa sono, da oggi in poi.> Resta ancora fermo, immobile. Solo le spalle e la cassa toracica s'alza e s'abbassa per poter permettere ai polmoni d'espandersi e ridursi, seguendo la linea del respiro. Gli occhi restano posati sul di lei volto, adesso, come se volesse capire dai lineamenti della stessa la risposta che potrebbe dargli. [Chakra ON]

15:46 Kurona:
  [Panche] E lei se ne sta totalmente immobile, con quella flemma disarmante, nonostante la furia di Ryuuma il rosso sia oramai palpabile. La sinistra che si muove, piano, passa i polpastrelli tra le orecchie, facendoli scivolare lungo il collo della iena dalla taglia media, ingrossata, ma non ancora adulta. Sembra dar poco peso al dolore dell'altro, eppure, per qualche motivo, eccola qui a parlarne con lui. No no no, non va bene nulla di quel che sta succedendo. Sta diventando una rammollita; che egoismo pensare a se stessa mentre Ryuuma è a pezzi. <Eff..> Il petto che s'abbassa, in preda alla sconforto della situazione, mentre le unghie si fanno largo ra le ciocche grigio scuro di Med. <Sai Ryuuma, quando hai sempre vissuto nell'ombra e dell'ombra, la luce ti sembra la novità migliore..> Alza il viso, lentamente, abbandonando con tutta la grazia dei movimenti, il capo di Med e spostando il busto, incalzando il rialzarsi di quel fisico minuto, come quello di una bambola. La pelle diafana, risplende del colore verdastro delle vetrate. Pian piano, spostando la iena che ne segue ogni respiro, ogni movimento, maniaca del controllo. <Capisco la meraviglia, anata. Non mi crederai, ma ho provato qualcosa di simile, di recedente.>..<Ti confonde, spazzando via convinzioni che ci siamo illuse di avere. Convinzioni della durata di una vita.> Quel suo rialzarsi, camminando verso Ryuuma che guarda in direzione dell'altare, come lei faceva prima. La porta a guardarlo, bypassandone le spalle, senza tuttavia toccarlo. Tonfi sul granito, donati dagli anfibi da trenta passanti che ne danno un ritmo, ad ogni movimento. <Tuttavia, la luce, non è sempre il posto migliore per chi ha sempre vissuto nell'ombra. E' un bilanciarsi e coesistere di forze, per cui l'esistenza tua e l'esistenza di quella creatura, son giustificate.> Non è certo disapprovazione, quella di Kurona, ma una semplice notifica. <Dunque non dimenticare che tu non appartieni al suo mondo. E che sarebbe dunque meglio osservarla dall'ombra. Immergerti nella luce, ti farà solo notare le differenze tra te.. E lei.> Il suo modo di parlare torpido e calmo, posando quelle iridi su di lui. Tende le labbra, non in una smorfia, ne in un sorriso, ma in una riga severa, semplicemente. Dalle narici, lentamente, gonfia il petto in un sospiro appena percepibile, quasi un congedo. <Qualsiasi passo tu possa fare. Finirai per farle male, rosso. Stai attento, gli umani son fragili meraviglie.> Eccola staccarsi dalla sua sagoma, non che l'abbia toccato, ma figurativamente. I passi, lenti, seguita da quella iena fiera. Un passo. Ed ancora, ancora. Abbandonandolo li, ma con lentezza inaudita. <Sputare su questa famiglia, non ti rende meno mostro di noi, Ryuuma.> E quella mano che sale, si sposta, dilungando le dita in un cenno morbido, come a far notare l'evidenza. <Tentare d'uccidere qualcuno, non è così male, alla fine. Succede. Non tener il broncio a Kokketsu-sama..> [Innata on][Ck on]

16:39 Rasetsu:
 In piedi, non la guarda direttamente. La ascolta, ma continua a non fissarla. Preferisce tenere lo sguardo rivolto altrove, distaccato da quella che non considera come una sorella, ma solo come una ragazza che condivide il suo stesso potere. <Ti ho detto che non devi adoperare QUEL nome.> Sospira, rilassando le spalle subito dopo e continuando ad ascoltare ciò che la donna ha da dire, in sua direzione. <Convinzioni che mi porto avanti da quando sono nato, da quando ho capito che i miei scopi sono togliere la vita ad altri per dar sostentamento alla mia.> Biascica, serio come prima, dal momento che questo non è il momento per far fuoriuscire la sua pazzia. Non lo capisce neanche lui per quale ragione fa così; gli sbalzi d'umore sono all'ordine del giorno. O dei minuti.. Si gira, subito dopo, dandole così il busto frontalmente. Le braccia si alzano, piegandosi sull'addome. Le spalle, come precedentemente fatto, restano ancora incrociate sul petto. <Su questo non posso darti ragione, donna..> Pronuncia, riferendosi alla differenza sostanziale tra lui e la bambina. <Non c'è dubbio che lei sia diversa da me. E' come vedere il Diavolo e l'Acqua Santa. Siamo due entità contrapposte, l'una diversa dall'altra. Tuttavia..> Espira, spostando il peso corporeo dalla gamba mancina alla destrorsa. <..voglio capirne di più. Mi attrae a lei come una forza invisibile. Non ne capisco la ragione.> Aggrotta le sopracciglia nel sentire l'avvisaglia successiva. Resta quantomeno sorpreso. <Potrei farle del male?> Non è ciò che vuole, del resto? Dovrebbe, sì. Ma con Bahaa è così diverso. Non riesce a metterle le mano addosso se non per abbracciarla, per difenderla.. Eppure non è così. LUI non è così. Non ha mai ragionato in questo modo. L'affettività non l'ha mai vista come una necessità, bensì come qualcosa di inutile che corrode. <Io sono un Mostro.> L'angolo destro delle labbra che si arcua verso l'alto, ghignando come suo solito. Mostra, infatti, le zanne bianche di cui è disposto, assottigliando le palpebre in uno sguardo del tutto fuori luogo, malevolo. E' il suo io interiore. <E smettila di utilizzare quel nome, dannazione.> La voce si alza di qualche nota, tanto per farsi udire meglio, prima di divenir minacciosa. <Non te lo ripeterò più.> Un ultimatum. <Ricordami il tuo nome, comunque. Quando ci presentammo la prima volta, eri inutile e non ti diedi retta.> Ora, invece, sembra quasi volersene interessare, chiedere ed informarsi. <Succede, certo! Se lo faccio io!> Ah, ecco, perché... Palesemente, se è qualcosa che fa lui, va tutto bene. Al contrario, se lo fanno a lui, no. E' un controsenso vivente. Un saccente. <Non gli terrò il..> Ci pensa su, gesticolando un poco. <..broncio.> Lei lo ha definito così, tanto vale ripeterlo. <..finché mi permette di utilizzare quel fantastico potere. Lo ringrazierei solo per questo, ma non mi abbasso a simili comportamenti.> Seppur, dovrebbe ammetterlo, si è abbassato a comportamenti anche peggiori, dal proprio punto di vista, di questi. [Chakra ON]

17:14 Kurona:
  [Panche] Non che quei passi l'abbiano portata molto lontana da lui, tra una parola e l'altra, dal canto suo lo ascolta parlare in religioso silenzio. Annuendo di tanto in tanto, sui punti in cui si trova d'accordo con lui. Il quipao che scivola sulla pelle, distesa di gesso, andando a coprire e scoprire ad intermittenza, lo spacco presente sul lato della coscia, che mostra in realtà, la presenza di paio di pantaloncini corti e neri, così da esser comoda in eventuali combattimenti. I capelli che si scostano dal viso, mentre blocca l'avanzata verso l'altare, girandosi verso di lui. Non ricorda neanche il nome che lui le ha dato, oltre a quello che ha citato Yukio, nella cattedrale. Probabilmente -molto facile quando si parla di Kurona-, non s'è neanche presentata. Quindi ora soltanto, si volta verso di lui, socchiudendo gli occhi in una fessura magra, sterile, opaca. Che non parla di nessun sentimento, nessun obbiettivo. Come la persona che lei è, in effetti. Tanto potere, per nessuno scopo. <Mi chiamo Kurona.> Un nome che oltremodo la rappresenta. Nero. Scuro. Monocromatica come figura, riassesta i passi spostando la sua figura, lateralmente, di rimpetto a quella di Ryuuma. Gli occhi che scivolano sulle vetrate, si perdono nei quesiti che s'è posta al posto del co-clannato. Perchè s'interessa a lui? Perchè s'interessa a chiunque? Una risposta che, le hanno già posto e che continua a saettare dentro quella scatola cranica, nel più profondo Io, parte ignota, un punto di domanda enorme. Se la persona che Ryuuma è, ha delle linee ben marcate, che solo ora vacillano, ora Kurona si sente un eterno punto di domanda. Che cos'è, lei? Figura nera dalla pelle d'alabrastro, con movenze delicate e tanto poter da uccidere con la sua sola mente, come Ryuuma ha già visto. Un passo, incerto, spinge il busto a ruotarsi verso di lui, immergendo la cattedrale nel silenzio per un attimo, dove gli uomini che lavorano alla ricostruzione, son scappati a far una pausa, concedendo qualche istante a costoro, che solo ora hanno l'opportunità di conoscersi. Tuttavia, nonostante il fare iroso di Ryuuma, le appare come fragile. Fragile ai piedi di una bambina. Come quando prendi per la prima volta un neonato tra le braccia, e non sai bene come comportarti. Le labbra chiude, si premono appena tra di loro, in un espressione ostica, granitica, dandole il tempo di formulare. <Hai pensato a cosa succederebbe se lei ti chiedesse di smettere? Cosa succederebbe se ti chiedesse il perchè, di quel che fai? Il come sia successo tutto, il come tu sia diventato in questo modo?> In un certo senso, questa figura minuta e delicata come un fiore in pieno inverno, ogni qual volta che si pronuncia, nei suoi silenzi e nelle sue pause, appare come titanica. Come se volesse schiacciarlo o metterlo in un angolo. Con quella voce, che ha un che d'autoritario, ma non per il desiderio d'imporsi. Quella delicatezza spezzata, in un solo pronunciarsi. I piedi che lentamente, si spostano, andando a terminar la rotazione, di fronte a lui, piano. Con spalle che rimangono ritte, così come la schiena, ma non in una postura che ricorda un militante, anzi, è tuttavia morbida. Mai rigida o troppo composta. <E se tu avessi un nemico, poichè la cattiveria porta al nostro capezzale più nemici di quanti immagini..> Andando a scemare nel tono, dirigendo le iridi d'un denso rossore, caratteristico. <E se questi nemici colpissero lei, prima che te. E se ti chiedesse di smettere, perchè.. Il tuo cuore batte.. Tu lasceresti tutto? Abbandoneresti quello che sei, per rinascere nella luce?> Forse lo mette in difficoltà, avanzando d'un passo verso di lui, aggravando quel 'metterlo all'angolo'. E' solo una sensazione, tuttavia. La voce di Kurona, rimane modulata e flemmatica, disarmante. <Sai, cosa c'è peggio d'un mostro?> .. <Un mostro che sa di esserlo. Un assassino che si proclama artista. Un pazzo, furibondo, che scende a patti con se stesso, trovando l'equilibrio nella sua follia. Quando prendi coscenza di quel che sei, ed ami quel che fai.. Finirai per trovar dolce ed amorevole un corpo martoriato. Finirai per amare nel modo sbagliato. Finirai per farle male, perchè arriverai a supporre che sia stato meglio così. Perchè se la uccidi tu, non potrà farle più male nessuno. Arriverai a capire, solo dopo, d'aver amato nel modo sbagliato, di non poter--> La voce che si spegne, flebile come l'ultimo atto di vita d'una fiamma. Sta parlando di lei, ora. Sta parlando del suo amore, troppo sbagliato. Troppo perverso. <Non poter stringere, tra le tue stesse mani--quello che ami, Rasetsu.> Lo chiama in causa, facendo morir quel nome, sulle sue stesse labbra. Solo ora, dopo troppo tempo, ne concede gli occhi. Occhi che sporadicamente, prendon sfumature di pura sofferenza. D'accidia, paura, sconforto. <Perchè le tue mani son fatte per uccidere, e non per amare.> Trova una nuova compostezza, abbassando quelle spalle gracili, lasciando che l'immagine di Kiryuu, le scivoli via di dosso. Le labbra chiuse, fanno grattar la gola, spossata anche solo per aver parlato troppo. <Mi dispiace, non è affar mio. Spero tu possa esser felice, ritrovandola. Spero tu possa capire, e non errare--> In un nuovo filo di voce, appena percepibile, quasi a labbra serrate, aggiungerebbe..<Come ho fatto io.>[ck on][Innata on]

18:03 Rasetsu:
 Arriva quel nome. Kurona. <Mmhh..> Scrolla le spalle, come se, ora che gliel'ha detto, non gli importasse affatto. <Se mi chiedesse di smettere?> Inarca il sopracciglio destro verso l'alto. <Non saprei risponderle.> Ammette, stringendosi nelle spalle. <Non lo so perché sono così. Mi viene voglia di farlo. Voglio esserlo.> Il tono si fa serio, ma al contempo tranquillo, rispetto a come si è espresso prima. Alla domanda successiva, resta ancor più sorpreso. Quasi gli manca il fiato, una cosa non da lui. Affatto. Se colpissero prima lei.. cosa farebbe? Non lo sa, non sa cosa rispondere. E' dannatamente confuso. Fottuto, se proprio vogliamo dirla tutta. <...> In silenzio, questa volta sposta gli occhi su di lei. <Non posso rinascere nella luce. Sono Figlio delle Tenebre.> Palesemente, sì. <Ma non so risponderti alla tua domanda. Dovrei vedere coi miei occhi per darti una risposta valida.> Chiosa, piegando il capo verso la spalla mancina. I capelli gli scivolano lungo le spalle, ciondolando maggiormente verso la spalla sopracitata. La mente, attualmente, si è fermata all'immagine di Bahaa che viene colpita, prima di lui. Si sofferma sui nemici che cercavano lui e che, invece, hanno ucciso lei. E' solo un'immagine, ovvio. Nient'altro che un immagine, giusto? Gli occhi si strizzano, porta le mani a stringersi, i muscoli dell'intero corpo ad irrigidirsi. <Forse.. Una risposta ce l'ho.> Cosa? Da un momento all'altro? <..non potranno mai arrivare PRIMA a lei, se io li uccido subito, no?> Il sorrisetto, il ghigno che tanto lo contraddistingue, fa nuovamente capolino su quel visetto pallido, tinteggiato dai capelli rossi che lo circondano. Le successive parole di lei, in un certo senso, lo rappresentano. Rasetsu è un mostro e tale si è dimostrato, oltre che presentato. Lo dice senza rimpianti. Idem per l'assassino che si proclama artista. <Uhm.. Hai ragione. Con l'unica differenza che io, assassinando, non mi proclamo artista, bensì scienziato!> Siamo lì, eh.. Ma è troppo stupido per capirlo. Troppo FOLLE per arrivare ad una risposta adeguata al contesto. Vagheggia, di tanto in tanto, quasi senza rendersene conto. Il capo e il relativo collo vengono raddrizzati, continuando ad ascoltare le di lei affermazioni. Ha ragione, ma lui non lo comprende. Forse non lo farà finché non avrà davanti ciò di cui Kurona stessa parla. E lì sarà troppo tardi per redimersi. Sarà troppo tardi capire che era meglio ascoltare un consiglio, anziché cancellarlo e rimuoverlo dalla propria mente. Come ha appena fatto. <Io non provo quel genere di sentimento.> Inutile dirlo, inutile divagare. Non lo capisce che, effettivamente, quel che prova per Bahaa è un amore strano, dettato dal fatto che la piccola NON ha paura di lei; dettato, inoltre, da come quest'ultima si è posta nei di lui confronti, trattandolo da amico, aiutandolo.. esattamente come quell'Angelo Custode che lei finge di essere per lui. Unicamente per lui. <..le mie mani..> Le solleva, le guarda, come se non le avesse mia guardate prima. Le stringe entrambe, formando dei pugni. <...> Digrigna ulteriormente i denti, questa volta non per sorridere, ma per ringhiare come un animale braccato e giunto al capolinea. D'un tratto, però, si inalbera. <'fanculo.> Appunto, sboccato. Si gira di scatto, oltrepassando le varie panche per raggiungere l'uscita. <La troverò. Capirò cosa vuole.> O, per meglio dire, cosa vuole lui.. Sarebbe saggio essere precisi. <Se morirà, morirà per mano mia. Non per quella di un altro. Morirà per ciò che sento dentro.> Per ciò che sente per lei.. E s'avvia, dunque, altrove, distante. Verso Otogakure. [END]

18:16 Kurona:
  [Panche] Quando parla, per quel che può, sta in silenzio, composta e ferma, abbassando le spalle e innalzando, lentamente, la destra a livello del petto, poggiando il palmo sul cuore. Assurdo, supporre di poterlo fermare in qualche modo. O comunque pregarlo di dimenticare. Le parole rivolte a Ryuuma, altro non sono che il riviversi delle sue esperienze, gettate, come brace ardente, addosso a qualcun'altro. Certo, il carattere caotico del rosso, gli pone d'innanzi agli occhi un velo di bianca cecità all'argomento. Come se fosse tutto facile o sbrigativo. Ella abbassa il capo, solamente, andando a guardar le mattonelle adombrate della cattedrale, dove la sua figura s'erge. Per quanto possan esser collegati, al di fuori del suo volere, lei non può istillare pensieri o sensazioni dentro di lui. Per collegarci al pensiero di prima, il tentativo di protegger un bambino, non può fargli sentire prematuramente il dolore di cadute e graffi. Dunque, non resta che attendere. Sospirando per l'ennesima volta, che Ryuuma si faccia male. O che faccia male a Baha, la bambina che tanto proclama averlo turbato. <Fai--> Sta per biascicare qualcosa, ma questo come un razzo, solca il tappeto centrale che spezza la navata in due parti precise, tendendo la sinistra, come se potesse afferrarlo. Un gesto spontaneo, d'effimero valore, che vede il ritirarsi anche della figura di Kurona. <Attenzione.> Gli occhi socchiusi, nel silenzio immortale della cattedrale. Non lo ferma, non ha mai desiderato otacolarne i progetti, semplicemente, cerca di preparare Ryuuma, a quel che sarà, prima o poi. Come questo abbandona il loco, anche lei, assieme a Med, si dirige dietro all'altare, a godersi qualche attimo di pace. [END]

Kurona e Ryuuma si incontrano nella Cattedrale. Il rosso sembra diverso dal solito, poiché ancora shockato per la "Questione Bahaa". Ne parla con Kurona, la quale cerca di fargli capire cosa lui prova per quella bambina. Quest'ultimo, però, letteralmente la ignora. Deciderà da solo.


Ci scusiamo per i continui freeze ♥