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Il Lupo e l'Agnellino

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con Rasetsu, Bahaa

16:47 Rasetsu:
  [> Mura Esterne] Si è incamminato verso Otogakure. Passi lenti, per godersi la strada intrapresa. Ha indosso i suoi soliti abiti, questa volta puliti, per quanto gli è possibile. Questi ultimi sono i seguenti: pantaloni neri, con strisce verticali di colore grigio; camicia bianca con un gilet del medesimo colore dei pantaloni. Al di sopra, ha uno spolverino color rosso scuro, arrivante fino alle ginocchia. E' lasciato sbottonato. In vita, ha una cintura nera in cuoio, nella cui zona retrostante, coperta dallo spolverino, vi sono alcuni Kunai e alcuni Shuriken. Non è solito usarli, ma si diverte con poco. C'è anche il suo adorato Bisturi. Basti ricordare che il giovane è un Medico. Per chi lo sa, ovviamente.. I capelli rosso fuoco gli ricadono lungo la schiena, fino ad arrivare alla vita. Difatti, da dietro, potrebbe essere facilmente preso per una donna. Sulla punta del naso, ha un paio di occhialini dalla montatura rossa e una catenina nera ai lati. I denti. Uh, quelli sono sempre in mostra in quel suo sogghigno che ha ben poco di benevolo. Le spalle sono rilassate, la schiena ben diritta. Le gambe s'alternano, come detto prima, lentamente. Si sta dirigendo verso un Villaggio che non ha mai visitato e che, però, gli ha suscitato particolare interesse. Otogakure, inoltre, è anche non molto distante da Kusagakure dove, volente o nolente, risiede. Ha bisogno dell'Ospedale per apprendere nuove nozioni di Medicina, così come ha bisogno di pazienti per usarli come cavie e capire fin dove riesce a spingersi col proprio sapere. Non sembra, ma dentro è intelligente. Fuori, può sembrare un mostro e, invero, non sarebbe poi così sbagliato. Ma dentro non lo è. E' peggio. Cosa c'è peggio di un mostro? Semplice, un pazzo. Lo hanno notato tutti, nessuno escluso. Ma quante sono state le persone che sono riuscite a dirglielo senza perdere la vita? Per il momento, è solo. E quando mai? Non ha amici, non ha conoscenti. Anzi, c'è quel tale.. Nan, che lo ha assunto nella Mafia. Poi? Il poliziotto è sparito dalla circolazione e non sa che fine abbia fatto. Non ha rapporti con nessuno, a meno che non siano belle donne o begli uomini. Anche su questo non fa molto differenza.. Il Chakra, ad ogni modo, è di già attivo nel di lui apparato circolatorio, dal momento che si trova fuori da ciò che definisce abitazione. [Chakra ON]

17:20 Bahaa:
  [Mura Esterne] Zampetta dopo zampetta, in un allungarsi di gambettine nude fino ai ginocchi, due piccole scarpette con un fiocco ad adornar la loro punta, posano con una certa grintosità al suolo; un passo che non fa rumore, se non per quello di gomma sintetica che producono le stesse piccole suole. Un metro e un tappo di altezza, il tappo ovviamente non più grande di una cinquina di centimetri, avvolti in un vestitino primi anni Ottanta; Gonnellina FruFru Fucsia e Nera, tubino alto fin sotto le spalle e queste ultime lasciate scoperte a rendersi bronzacee sotto il profilo del Sole. Vero che, se giungendo per la strada che fin a Oto porti, provenendo presumibilmente dalla Foresta della morte, posare lo sguardo su tale situazione risulterebbe quantomeno Ironico; più probabile che molti dei viaggiatori abbiano preferito creder d’essere morti laggiù piuttosto che accettare, nel protendersi di menti allungati in sua direzioni - verso le più profonde vette del basso naturale - la consapevolezza che il Kage del Villaggio del Suono avesse potuto anche solo scegliere di non decapitare qualcosa di così amorevole e confettoso, per di più libero di considerarsi un cittadino, non lascia scampo all’incredulità generale. Non volendo tergiversare in merito a ciò’, ritorniamo a quei passetti suoi, piuttosto convinti. Il musetto dell’esserino, dai lineamenti che non superano la vecchiaia dei sette anni di vita, si raccoglie in un’accigliata titubanza di disorientamento costante; occhioni color prugna risaltano in questo, ammiccanti e amalgamanti nel loro acqueggiarsi interno di osservazione dettagliata della zona. Sta cacciando(?) Cerca qualcosa, è molto chiaro, e la manina sinistra - evidentemente la sua portante - passa frettolosamente e con una certa dose di impaccio alla propria fronte, con il preciso scopo, si suppone, di spostare verso l’esterno qualche manciata di ciocca bionda che ricade sul volto sovente. Due codine, rigonfie alla radice ed ordinate con tanto di fiorellini rosa ad elastico; uno sguardo che si butta verso il prossimo gruppetto di Chuunin verso il quale appena il busto si sostiene in avanti per cominciare una lenta corsetta. Oggi ha scelto di stolkerarli tutti, indipendentemente da razza e specie d’appartenenza, cattivi o buoni che siano e considerato il fatto che sembra stata partorita - senza che nessuno l’abbia avvisata a priori - da una bomboniera tre minuti prima della sua stessa apparizione, tra i gruppi di ronde diurne la perplessità dilaga insieme ad una sorta di astio misto a razzismo diabetico quando questa mira con una strana fermezza ad avvicinarsi per compiere il proprio dovere. Gia, ma quale dovere? Verrebbe proprio da chiederselo giunti a questo punto. Lo scopriremo presto, tempo al tempo. La cortesia continua, gomitini che accompagnano i fianchi al moto e occhiata fortuita verso la propria sinistra. La propria sinistra diventa così, la sua nuova meta. Abbandonando in un eco di sospiri di sollievo il gruppo di ronda che, non essendo stato raggiunto, sembra optate per dirigersi immediatamente a far il proprio dovere lontano da li, il proprio profilo, sembri sostenuto dalla borsetta, s’inclina verso sinistra per sbilanciarsi di un cenno e permettere una virata di traiettoria da elefantino anoressico verso un nuova vittima; Ryuuma sgorgante nella sua follia tra il fitto dei boschi. Pessima giornata per fare una passeggiata, eppure, è alquanto raro trovare qualcheduno che vesta abiti abbastanza strani da fare a gara con i propri. Inutile aggiungere che in quell’incurvata che compie mezzo scivola, rimettendosi in sesto in quel lasso di tempo bastante per raggiungere i tre metri almeno di distanza da lui. Non ha il tempo di alzare il mento per osservarlo in faccia, forse avrebbe dovuto, viste le caratteristiche con cui l’uomo sempre presentare la propria morale attraverso la mimica facciale. Tuttavia, questo non accade; la propria visuale resta ferma fin dove le viene permesso dalla traiettoria d’occhi; il ventre. Labbra che si schiudono e.. < Saavveee!!! > Mettendosi a posto con la manina qualche ciocca scomposta in viso. < Mi scusi te la dittubbo maaa, volevo sapere te era interettato a savvare i Lamaconni dalla loro imminente ettintione!! > E benvenuti ad Oto, amici carissimi(?)

17:40 Rasetsu:
  [> Mura Esterne] Il Kokketsu (imbucato, neanche sapeva di far parte di quella famiglia) continua a camminare. Si guarda attorno. Più si avvicina alle mura, più può riuscire a notare altra gente. In fondo, si trova nei pressi di un Villaggio abitato, seppur abbia subito una Guerra Civile pochi mesi prima. Non guarda a terra né di fronte a sé. Guarda nel raggio visivo dei suoi centosessanta centimetri d'altezza, ovviamente. E' per questa ragione che non riesce a vedere la bambina che guizza da un punto all'altro. Capisce di aver qualcosa tra i piedi, quando si rende evidentemente conto di una voce infantile, femminile, che cerca di attirare la di lui attenzione. <Mh?> Il sorrisetto scema. Gli angoli si rivolgono verso il basso, mostra ancora la dentatura biancastra e aguzza, come se fosse un animale. <Cosa vuoi, mocciosa?> Biascica con tono serio, piegando la testa verso il basso e di lato. Si inginocchia, però, quasi a volerle dare una mano. Piega le gambe in avanti, portando i talloni contro i glutei. Le cosce sono totalmente distese in avanti, tese. La schiena si arcua un poco in avanti, continuando a sentire le parole che questi ha da dire in merito. Non la riesce a comprendere. In tal posizione, i capelli quasi sfiorano il terreno, data la loro eccessiva lunghezza. E' restio a tagliarli. Seppur non lo dia a vedere, li adora. Le labbra si distendono in un sogghigno che va da un'orecchio all'altro. E' il suo passepartout. La sua caratteristica principale. Assottiglia gli occhi, rendendo il suo viso più scuro, quasi adombrato per via delle ciocche rosse che scivolano attorno al suo volto pallido e la fronte. <Sei gracilina. Potrei spezzarti omero e radio in poco tempo.> Non con la propria forza, constatando quanto sia gracile persino LUI. E' un controsenso giudicare il peso e la corporatura di un altro, soprattutto se le sue non sono affatto delle migliori. Inoltre, lo trova quasi un pretesto per rendere noto al mondo intero che lui di Anatomia umana se ne intende talmente tanto da poter fare e dire qualsiasi cosa in merito alla stessa. <Non hai paura di me?> Si lascia sfuggire una delle sue altrettanto note e classiche risate. <Niahahah!> Sembra quasi ignorare completamente le domande della bambina. I gomiti e i relativi avambracci si poggiano al di sopra delle relative cosce, lasciando penzolare entrambe le mani in avanti, oltre le ginocchia. Il di lui intento attuale? Metterle paura. Ma nessuno pare provare paura nel guardarlo, considerato quanto a volte appaia veramente stupido e insensato ciò che compie. [Chakra ON]

18:01 Bahaa:
  [Mura Esterne] Prima di tutto; l’apparenza. Gli occhioni color prugna che sfarfallano le ciglia ad un ritmo esistenzialmente non concepibile verticalizzano la loro pupilla verso il profilo delle proprie vesti. La mano sinistra, è questa, sempre la medesima, che si approccio all’abitino per incurvarne la gonnellino ad ombrello morbido, facendo si che siano gli stessi polpastrelli a renderla visibilmente e sufficientemente più soffice del dovuto. Con un sussulto molto consapevole(?) di spalle che fanno da scorta al moto, soltanto allora, quando ciocche di codine bionde e gonfie, tessuto delle vesti e respiro, tendono ad equilibrarsi in specie, rilassa la propria visuale sull’innanzi. Il passo, fissato a quella distanza - tre metri - dall’altrui coscia - perché ovviamente è li che arriva a vedere da quell’altezza - si distrae nel pensare ad altri dettagli inutili ma.. sembra tutto in ordine. Può’ stare tranquilla per il momento. A rimembranza di questo, le pieghe del viso abbondano in un sorrisetto da diplomatico in fase neonata, nella destra, un piccolo rotolo chiuso tra le falangi, fa in modo di essere afferrato da entrambe le articolazioni falangee. I propri modi di fare, rendono l’idea di gommosità che con tutta probabilità plasma la forza motrice delle sue stesse cervella. In questo momento, finalmente sembra potersi dire pronta a parlare d’affari. Qui, ci si ritrova dunque. Un latrato sfuggito di voce maschile, che si reclina, s’abbassa insieme alla sua statura. Non è abituata ad alzare il mento - troppa fatica - ha ancora molta, troppa gente da importunare e non rientra nelle sue intenzioni odierne farsi venire un gran bel torcicollo da stazza iniqua. Sarebbe imbarazzante. Sicché mano al rotolo, quando il profilo di Ryuuma raggiunge il proprio occhio, la dilatazione dell’iride che ne esanima le fattezza tende ad ampliarsi notevolmente facendo di quello scricciolo, un tutt’occhi con l’altrui figura. Ahimè, è nata strana lei, un po’ come quell’altro forse; soltanto che non si tratta né di pazzia, né di stranezza. Si tratta della legge dei confetti; già un’arte magica strana quella a cui il proprio cervello vuole essere devoto. Le labbra tinte di rosso - colorate appositamente per l’occasione - si chiudono così in un sorrisetto tremolante quando l’ombra del sadismo fa capolino su quel viso umano. Aggrotta pero’ le sopracciglia sventolando appena una manina in avanti, senza arrivare a quel suo viso, ma con l’intento palese di scacciare via qualcosa. Un insetto, forse? < Mh!! Ci tono degli Ttrani nuvoloni attonno a lei, lo ta? > Con tanto di manina scaccia espressioni opache e raccapriccianti. < Ecco. > Annuendo appena, una volta compiuta la disinfestazione. Per la fatica - fantasia portala via - il polso passa all’attaccatura della fronte, giusto in tempo perché le orecchie si soffermino sull’avanzare del discorso. < Oh ti? > Il suo sorriso è inquietante ma, non essendosi mai approcciata a qualcosa di inquientante, il sopracciglio si solleva, nel mondo dei confetti non esistono persone che sorridono così, finendo per ritornare al suo posto, soltanto quando, a sua volta tenta di imitarlo. Già; il miglior modo per comprendere qualcosa è sperimentarlo sulla propria pelle sicché denti stretti e labbra che cercano di arrivare alla loro massima ampiezza. Ormai inoltrata in questo sforzo comprensivo, tenta di mantenere tale postura facciale anche durante il dialogo. Vi lascio immaginare, cosa ne fuoriesca. < Non Conocco nessun Omero che abba una Radio ma ce lo tovo potto avvisato della cosa eh? > Muove la testolina annuendo di nuovo e poi diniegando seriamente a seguito della domanda. < No che non ho paura di Lei. > Ci riflette, portando un dito alle labbra ed avvicinando il visino a quello di lui. < E lei? Lei ha paura di.. > Sopracciglia che traballano. < Me? > Solo allora, se e qualora non avesse trovato ostacoli nel compiere questo lieve spostamento in avanti, il sorrisetto diverrebbe un pochino più truffaldino. La mano destra porta davanti al proprio viso il titolo che aveva tra le mani - quel rotolo che reca in sé il permesso d’iscrizione all’Accademia Palese con tanto di sigillo - per farne scivolare un estratto. < Pecchè ne caso non avesse paura di me e volesse savvare un Lamacconno. Le basta mettere una fimmetta qui! > Una truffa bella e buona, evidente che a casa sua non sia riuscita a convincere nessuno a firmarglielo. < Pecche anche loro hanno diritto di vivee!! >

18:25 Rasetsu:
  [> Mura Esterne] Alla stessa altezza della ragazzina, continua ad osservarla dritto negli occhi. Non gli fa tenerezza alcuna, dal momento che non è mai riuscito a saggiare simili sentimenti. <Nuvoloni?> Che sia più pazza di lui? Strano il pensiero che si fa spazio nel cervello del Chunin. Chunin sulla carta, ovviamente. Lui non è legato ai gradi né al proprio Villaggio. Tuttavia, questo non lo porta ad essere un traditore, bensì un mero approfittatore e doppiogiochista, il quale sfrutta tutto ciò che il Villaggio può dargli finché ne ha il bisogno.. senza dar ad esso nulla in cambio. Non paga neanche le tasse. Non c'è certo da stupirsi. Nel veder allungar la manina verso di lui, istintivamente porta il capo a piegarsi nella direzione opposta. Cosa vuoi che possa farti con una manina come quella? Distruggerti? Il sorriso non è presente. Per un istante, ha avuto il terrore che fosse una presa in giro. In fondo, potrebbe essere chissà chi, magari un nemico, trasformato in una mocciosa tenera e pimpante. Chi farebbe mai del male ad una bambina dall'apparenza indifesa? Continua ad osservarla, raddrizzando il collo e portandolo nella sua posizione primordiale. <...> La fissa con insistenza. Sembra proprio volerlo imitare. Le labbra si aprono, i denti si uniscono. Differiscono dai suoi per la lunghezza, sicuramente, oltre alla loro caratteristica naturale di essere aguzzi.. Non ha mai capito chi della famiglia li avesse in quel modo. Scrolla le spalle. Poco importa, li ha uccisi poiché inutili al raggiungimento del suo scopo. E' uno scienziato. Vive di scoperte e di apprendimenti. Se non può arrivare a questi ultimi, deve sbarazzarsi di chiunque non la pensi come lui. O, almeno, è questo il suo pensiero in merito alla faccenda.. Per lui, è tutta una cosa perfettamente legittima. Niente a che vedere con la giustizia, però. <Cosa stai cercando di fare?> Domanda, quasi come se volesse tornar bambino pure lui ed immedesimarsi in quella che è l'infanzia. L'ha mai avuta? Non lo ricorda. Indubbiamente, secondo un fattore sociale e medico, deve averla avuta obbligatoriamente. <Sei un cucciolo indifeso, abbandonato.> Un po' come lui? Che stia paragonando il tutto? E' forse impazz- Domanda errata. Sappiamo già la risposta in merito. <Sei tu a dover aver paura di me, poiché possO mangiarti quando e come voglio.> Oh, no. Rasetsu non è un Cannibale. O Ryuuma. Rasetsu o Ryuuma? Il secondo non lo usa ormai da tempo immemore. Spera che chiunque lo abbia dimenticato. <Non posso aver paura di te. Non puoi farmi alcun male, no? Vedi..> Sta cercando di dialogare con una bambina che, teoricamente, non comprende neanche ciò che dice? Secondo lui, ovvio. <..io posso farti tanto male.> Si immedesima, cerca di trovare le parole giuste per farglielo comprendere. <Nella società di tutti i giorni, potreste vedermi come il cattivo, senza comprendere che sono quello buono!> Che diamine va farneticando di punto in bianco? <Tu sei l'agnellino..> Non ha detto che era un cucciolo? <..e davanti hai il Lupo.> Vuole far apparire la spiegazione come una fiaba, ipoteticamente. Ignora bellamente il discorso della piccola, ossia la richiesta esplicita di metter una firma per salvare la vita ai Lamacconni. I pazzi e i bambini, però, di solito si capiscono. Che sia così anche questa volta? [Chakra ON]

23:39 Bahaa:
  [Mura esterne] In merito alla disquisizione riguardante un potenziale travestimento nemico, chiunque ella stia a rappresentare e di certo - non sarebbe in grado di farlo né tantomeno darlo a bere - deve aver gran ben poca dignità su cui ripiegare. Alla sua domanda così tutto sciama, improvvisamente; la mano sinistra, la sua portante, si porta alla mascella che viene lentamente massaggiata ed accompagnata nello stimolo di fastidio da un’occhiatina prugna bassa e richiamante il fallimento dell’operazione : sorridiamo come non abbiamo mai fatto prima ad ora. < Ttavo.. Ttavo ceccando di cof.. coof.. di coffommami. Ho vitto che soidevi strano > Solleva le spalle per riabbassarle pesantemente incitando alla più sottile ovvietà del fatto. Codine che rimbalzano su se stessa in un fluire di morbosità non indifferente. < Così volevo provare anche io.. però adetto mi fa male ‘a mascella. > E tutto diviene chiaro, all’improvviso in un sollevarsi lento e rintoccante di sguardo verso di lui; quel discorso che egli le concede gli si legge in faccia con una vena di allibito panico repentino. Un fulmine che sferza diagonalmente sul suo faccino. Così, mentre Ryuuma affronta lo sproloquio fiabesco, le sue cervella si mettono in moto, macchinando, macchinando e non è solo nei suoi pensieri che avviene tale fatto no, ben è visibile anche da chi giungesse a guardarla. Le rosse labbra lampone rosso si spiegano in un tremolio di O, le sopracciglia si sollevano così lentamente ma così profondamente da farla rassomigliare a un cuculo appena finito nel nido di un rinoceronte. Tutto tace; quella storia aveva forse e realmente fatto il suo effetto, che fosse così semplice spaventarla? D’altronde, un essere così piccolo e indifeso. < Ua! Ah! Ah! > Un saltello. Un applauso. < Ah! Ah! Uuuu! > Un altro saltello, codine che si muovono, urletti che saltano di qua e di la, questa volta occhi che brillano. < Cavolooo! Dei forte oh!! > Questa volta, un passetto in avanti e la manina destra che lentamente vorrebbe arrivare alla sua spalla; qualora non vi fossero reazioni contrarie si potrebbe chiaramente percepire un cambio d’atmosfera. Il capo si piega su un lato, solo un sopracciglio si solleva, il proprio visetto si assottiglia in’un espressione che precede le proprie parole. In quel tete a tete di ironia, le labbra color caramella si aprirebbero verso l’uomo. < Tenti Senpai scusa se te lo faccio presente eh.. > Sopracciglio che si abbassa e sorrisetto da piccola molestatrice figlia di una stronza. < Ma con chi credi di aver a che fare mh? > Sventola una manina per definire gli spazi ed un piccolo inno alla follia tra me e lui. < Cioè ti ppiego. Non otto dicendo che raccontarmi una favola pe dimmi che non ti una brava persona non tia una buona idea. > Tirando indietro il capino e spostando la propria mano dalla sua spalla - qualora ci fosse arrivata integra quantomeno. < E’ un’ottima idea. Peo’.. Peo.. > Solleva l’indice davanti a se come se lo volesse ammonire(?) - in verità non potrebbe visto che non è umanamente possibile prenderla per vera, reale - confettolandia the beginning of a true story. < Peò quando vuoi invitati delle favole Senpai, devono almeno > manine che ruotano attorno alla testolina per rendere maggiormente(?) l’idea di tale concetto. < almeno devono funzionare. Come faccio mai a essere un agnello e tu un lupo ccusa.. io non ho la lana, tu non.. cioè i denti ce li hai.. mh.. > Si perline da sola. < Bhe comunque non regge. Non regge, non regge popio! Poi, poi.. > Modalità confusione totale innescata. < Non è fruente, i lupi non vivono nella ttocietà. E poi accuni tono buoni, alcuni si mangiano anche; ci tono rittoranti ne mondo che servono bistecche d’agnello e altri bistecche di lupo. Quindi se popopiopopio dobbiamo cercare un coppevole io l’unica morale che capisco così è che .. > Si sfrega il faccino frustrato dal troppo ragionare e ben non capisce nemmeno lei se si tratti di intelligenza o di stupidità. < Bisognerebbe che lupi ed agnelli si coalizzassero contro i ristoratori. Ma cioè.. > Manine all’infuori e espressione sinceramente dubbiosa in merito. < Lo vedi Senpai che non regge? Cioè.. te d’accordo? N-Non è che voglio minuitti eh.. è solo quello che penso. >

00:13 Rasetsu:
  [> Mura Esterne] <...> Continua a guardarla. Gli occhi son fissi in quelli di lei, come se volesse conoscerla a fondo; come se volesse capire cosa vi sia realmente in lei che lo tiene ancorato lì, ancora. In circostanze come queste, sarebbe già andato via. Si sarebbe dileguato, alla ricerca di donne vere, di emozioni reali che differiscono da quelle di una mocciosa che avrà, sì e no, cinque anni. Nuovamente, nel sentir come ella abbia cercato di sorridere come fa lui, gli angoli delle labbra si portano verso l'alto. I denti sono uniti, bianchi come al solito, aguzzi come le lame. <Perché vuoi provare a fare qualcosa del genere? Niahahah!> E ride, com'è suo solito fare. <Io non sorrido strano. E' questo il mio modo di fare e tu non puoi contraddirlo. Sei solo una mocciosa.> Diviene nuovamente acido, cattivo nei confronti della piccola, dal momento che si sente preso in giro. Chi è lei per cercare di imitarlo? Lui è inimitabile. Lui è unico. Le gambe sono ancora piegate, i talloni portati in prossimità dei glutei e la schiena arcuata in avanti. Cerca di mantenersi in perfetto equilibrio. Gli occhi continuano a tenerla sotto controllo. La vede fare un salto, farne un altro, allontanandosi. Piega il sopracciglio destro verso l'alto, seppur mantenga quel sogghigno da quattro soldi spalmato sul viso. <Ti ho spaventata, visto? Io sono co-> Ma si blocca, non termina la frase, dal momento che la bambina si avvicina e cerca di poggiargli una mano sulla spalla. Osserva pian piano quel movimento, quel braccino esile che si distende e palmo e polpastrelli che si poggiano sulla di lui spalla. Ne sente quel piccolo peso. Non si sposta, ma la osserva come se fosse qualcosa di innaturale, di sbagliato. Ma al contempo nuovo per lui. <Eh?> D'un tratto, torna a guardarla, senza sorridere, ma tenendo le labbra socchiuse, poiché l'altra sembra essere MOLTO sicura di sé. <Senpai?> Chi l'ha mai chiamato così? <Il mio nome è Rasetsu.> "Demone Mangia Uomini" che però non mangia uomini letteralmente. E' un soprannome pazzo come chi lo utilizza. Cerca di seguirne le parole, piegando di tanto in tanto le sopracciglia, dal momento che non comprende appieno ciò che lei sta affermando. Le parole se le mangia, le spezzetta, mancano di alcune sillabe e consonanti. <Non puoi capire un discorso per i grandi, mocciosa.> Di nuovo quel dispregiativo. <Io sono un Lupo perché incarno il Cattivo. Tu sei l'Agnello perché incarni il Buono. Non importa che tu non abbia la Lana. Puoi far finta di essere un Agnello tosato a zero.> Lo ha detto sul serio? SUL SERIO? <Io, invece, posso fingermi un Lupo, perché dentro di me lo sono eccome.> Sì, ma così non capirà mai ciò che in realtà vuole dirle. <..cosa c'entrano adesso i ristoranti?> Sta perdendo lui il filo del discorso. <Frena un attimo! Non ha senso ciò che dici.> ..qua le cose finiscono male. Prima era lui quello che non riusciva a spiegare le cose, ora è lei. Sono palesemente uguali. Un pazzo e un bambino riescono sempre a trovare un compromesso e capirsi. <La mia non era una favola. E' la realtà. Ma sei troppo ingenua per capire. E pensare che potrei ucciderti qui e ora.> Allunga LUI la mano destra in avanti, andandogli a sfiorare la guancia sinistra, qualora ella non si sposti. La mano è gelida. Le unghie non sono lunghissime, ma neanche cortissime. La sfiora leggermente senza farle male. <Potrei davvero ucciderti..> Ripete. <..solo per farti capire cosa vuol dire essere un Lupo anche senza avere il pelo..> Riprende fiato, sospirando. <..ed essere un agnello senza avere la lana.> Conclude. [Chakra ON]

00:40 Bahaa:
  [Mura Esterno] Su di lei, vola un’uragano torrenziale di pensieri che ne scalfiscono con decisione anche la fisicità. Gracilina e concettosa, in quel muoversi continuo di fruente gesticolazione i fili dei discorsi si perdono, riallacciandosi sol in un’ultima ventata di caotico divenire, in quel che di assurdo che la contraddistingue. Gonnellina ad ombrello, e codine con fiorellino armoniosi, anche la notte fa il suo capolino e le torce provvedono a varare un soffuso tepore di illuminazione per la cinta muraria. Un clima che, affacciato sulla foresta della morte, dona un tocco di spettralità allo scenario non indifferente; se solo l’accortezza fosse propria di lei. Purtroppo il se solo non è sufficiente per salvaguardarsi, quel carattere così piccolo non è sufficientemente sviluppato per poter essere guardato ed indicato dai suoi aggettivi. Il sorriso si apre per primo, uno dei suoi, più naturali e morbidi, di quelli che incrinano anche la tintura della pelle semi-lentigginosa in una velata bronzea che ne sottolinea una forma facciale davvero genuina, seppur dolcemente ben formata. Sostanzialmente e totalmente differente da quella degli abitanti del Suono. Quando lo sente ridere, ride in un modo più suo, timido a tratti ma non per solarità, di rimando. Sta quasi per prenderci gusto, ormai convinta d’essere stata compresa che le parole secche di lui la colpiscono come una frecciata inaspettata. E’ così che le spalle sussultano appena, rinforzandosi solo successivamente ad uno schioccare di labbra immediato verso la figura di Ryuuma. Lei e la paura hanno un rapporto di stranezze, concettosità rifinita da enormi contrappesi. < Femmo, Femmo. > Allungando le manine in avanti come a voler fisicamente acchiappare la frase e bloccarla. Il che, probabilmente avviene in ugual modo. < Non lo ttapevo che ei uno di quei tipi.. > Sbatte le ciglia. < Autoitai. Non lo avevo capito! Adetto che lo so, ti prometto che quando ti contaddico lo faccio tolo sottovoce, alle tue spalle oppure cusandomi mille volte nel mettre. > Così, fiera e forte della consapevolezza che le tre elencate siano le uniche maniere esistenti al mondo che le possano permettere di arginare la situazione con correttezza, sono quelle manine a farsi avanti sul proprio viso per prime. Lo ricompongono, troppo ragionare la riempie di fatica e per fortuna arriva il momento delle presentazioni. < Tenpai ti. > Annuendo un poco in avanti. < Ochei Rasetsu-Tenpai. Che nome pericoloso, devi godee di motto rippetto tra le pessone come te te ti hanno dato un nome così imponente. > Quelle note caratteriali sono davvero particolarissime; come un’inconsapevolezza ed una tendenza innaturale all’accettazione globale di ogni cosa, dalla migliore alla peggiore possa restare tale senza diventare sospetto, giudizio, condanna. Nulla, nulla accade di tutto questo, piuttosto una lieve risatina al loro posto. < Io tono Bahaa ehehe, e le pessone come me, non credo mi portassero motto rippetto, invece. Non to.. eheh.. non to te l’hai capita. > Indice e pollice, su giu, su giu. < Bahaa, Baka ehehe > Da schiattare dal ridere. Come ogni cosa, però anche questa situazione tende a durare poco, la sua mano, questa volta è quella che a lei si avvicina. Non la disprezza, anzi, la scambia palesemente per un gesto d’affetto(?) - tipico, cosa v’aspettavate? Nel mentre il discorso prosegue. < Cusa ma chi l’ha deciso che io devo fare quella buona e tu quello cattivo. Guadda che potevi anche consuttarmi prima di scegliere. > Un finale un po’ drammatico, che inizia a percepirsi con un cambio repentino del suo tono di voce. Ascolta quelle minacce con gli occhioni che diventano via via più grandi e rotondeggianti; essi seguono il corso di quella mano fino a che non arriva fredda alla sua guancia. Sopracciglia che si distendono, sorrisetto e.. il danno(?) < Senpai, te vuoi un bacino non c’è bisogno che mi fai paura. > Ed è così dicendo, che tenendo strettamente sotto controllo quella mano che ormai le è arrivata sulla guancia, tenterebbe con la più totale delle innocenze sprovvedute di avvicinarsi al viso di Ryuuma per stampargli un bacetto dritto sulla guancia con tanto di rintocco sonoro delle labbra e stampo di rossetto ad accompagnarlo. Ci arriverà o non ci arriverà viva? Questa è la vera domanda. Ma non disperate, confettina non ha paura di svendere amore e tenerezza(?) vive per quello probabilmente qualcuno l’ha pure pagata almeno una volta nella vita.

01:19 Rasetsu:
  [> Mura Esterne] Un tipo autoritario Ryuuma? Scherziamo? Beh, in realtà, cerca di esserlo con chiunque gli si pari di fronte. E' raro che molti gli diano retta, però. Resta sorpreso dalle di lei parole, arcuando il sopracciglio destro verso l'alto. Gli occhi si assottigliando, le labbra si socchiudono. Non trova parole per poter ribattere. N'è privo. Si trova con le spalle al muro. Messo al muro da una bambina! <Ho un nome pericoloso..> Ignora le parole precedenti della bambina. <..perché sono pericoloso.> Di nuovo? Continua? Insiste. Non fa paura alla bambina. Tuttavia, attivando la sua Innata, ha fatto spaventare delle persone. Potrebbe rifarlo. Sì, ma a quale prezzo? Inutile dispendio di Chakra. Se ragiona come ragiona lui, troverà quel potere incredibilmente figo e spassoso, potente e divertente da usare. C'è da dire che il modo in cui lo utilizza Rasetsu è tutt'altro che normale.. Non che vi siano modi naturali di usare un portento come quello dei Kokketsu, ovviamente. <Bahaa? Che razza di nome è?> Non dovrebbe affatto giudicare, considerando che il suo vero nome, Ryuuma, dovrebbe essere quasi femminile e non adatto ad un uomo. Tuttavia, si trova adatto ad un androgino come lui. Che strana la sorte, vero? Sarà questo uno dei motivi per i quali preferisce farsi chiamare in quella maniera? Altamente probabile, del resto. <Hai detto che sono un tipo autoritario, perciò l'ho deciso io. Non voglio consultarti. Sei troppo piccola per capire cosa voglio dire.> Lo ripete, esausto da un certo punto di vista. <Tu sei l'Agnello.> Ancora, ancora, ancora. Vuole farglielo entrare in quella testolina, fino a farle capire che lui è quello sano di mente. La mano di lui resta posata contro la di lei guancia, fredda come il resto del suo corpo, come il suo viso, come la sua espressione.. Occhi seri, scuri. Il ghigno spento, rivolto verso il basso. Le zanne si notano appena. Non ha voglia di scherzare, niente affatto. E' fatto così. Quando si fissa su una cosa, non c'è Kami che tenga. Eppure.. Cos'è quella sensazione che sente? E poi.. quell'avvicinarsi repentino della bambina. Un movimento che sembra non vedere; che forse non vuole fermare assolutamente. Un bacio. A lui. Un mostro dai capelli rossi. Gli ha dato un bacio? E' malvagio dentro, dannazione! Non può ricevere simili privilegi. Non li ha mai cercati, non li ha mai voluti, li ha sempre denigrati e disdegnati. Nessuno si permetteva di avvicinarsi.. Eppure con quell'innocenza nel volto, nella voce e nei gesti, Bahaa ha detto qualcosa di sensato. Senpai vuole un bacino, nient'altro. E' QUESTO ciò che gli è mancato nella vita. Affetto. La mancanza di quest'ultimo lo ha reso un pazzo, un folle assetato di sangue, senza una apparente ragione. Ragione che attualmente vacilla in lui. Avete mai visto un Lupo aver paura? La bambina ce l'ha di fronte. Il rosso sgrana gli occhi, distrutto. Spaventato. Il calore che si irradia da quel bacio è come un acido. Gli brucia la pelle, tant'è che la mandritta si avvicina alla testolina di lei. Le dita si poggiano sui capelli dorati della bambina. Lentamente, come se fossero qualcosa di irreale. <Dimmi che è un Genjutsu.> Un flebile suono, appena udibile. E' scosso, scettico per ciò che è appena accaduto. Cerca di spostare la di lei testolina lontana dal volto suo, spingendola con poca forza. Non ne possiede molta. Vorrebbe essere rude, ma non ci riesce. Casca di sedere a terra, le gambe cedono. Un Lupo battuto dall'Agnello. Non ha avuto timore innanzi ad un gigante di tre metri.. (O forse sì), ma è crollato davanti una dannata bambina. Si inginocchia, si avvicina a lei. Negli occhi, si rispecchia il terrore più puro. Allunga entrambe le braccia in avanti, arrivando all'altezza del di lei volto. Le mani stringono saldamente le spalle altrui, senza farle del male. Come farebbe? E' gracile. Non ha forza. Sgrana gli occhi, impaurito. Occhi da folle, ma pieni di paura al contempo. Paura di essere diventato ciò che non è, paura di essere stato battuto da un Agnello. <Perché non hai paura di me?> Lui vive di questo. Dapprima, il tono di voce è basso, sostenuto. Sale rapidamente dopo aver ripetuto quella stessa frase altre due volte. <Perché non hai paura di ME? PERCHE' NON HAI PAURA DI ME?> .. <NON LO SAI CHE SONO UN MOSTRO? EH?> La strattona, la smuove come un fazzoletto al vento. La follia che vien fuori.. [Chakra ON]

01:55 Bahaa:
  [Esterno Mura] < Ho capito. > Questo lasso di tempo impalpabile esordisce in tal modo; un veloce stringersi di ciglia ed il repentino ammorbidirsi delle stesse. Se c’è una cosa che siamo consapevoli lei possa aver capito è che quell’uomo è pericoloso. Ora, il punto è la reazione associata alla parola pericolo, si è già sviluppata? Tendo a non rispondere dal momento che risulterei ovvia. Ma ritorniamo al clou della scena. < Bahaa è un nome Iwano. Io tono di Iwa! E ad Iwa tono un po’ ppiritosi. Tai.. > Muovendo il torso della manina sinistra con sufficienza. < Gente di montagna.. > Così, in questa prima fase di autoreferenzialità di conclude il primo atto per dar origine al suo secondo. Si apre il palcoscenico così per il secondo di questi. Più toccante, forse rappresentante in sé un delirio umano fuori dalla portata di un bambino. Le manine di lei si congiungono dietro la propria schiena, i polsi si afferrano vicendevolmente e soltanto la punta di quelle scarpette infiocchettate, fa da protagonista; le suole si sollevano per permettere alle labbra di toccare la guancia del mostro ed imprimere, esattamente come fosse un genjutsu, il proprio marchio sotto quello zigomo maschile. Le palpebre si chiudono nell’atto, lasciando così che soltanto un lunghissimo lasso di tempo trattenga in sé la propria fotografia della scena spaziale. Nella foresta della Morte, qualcuno sembra aver ricevuto il bacio della vita, questa notte. E’ un attimo, che la procedura si conclude. Le labbra rintoccano e scivolano insieme alla propria nuca, accompagnata dalla mano di Ryuuma che si posiziona a forza motrice, verso un piegamento laterale. Non utilizza forza sebbene gli occhi, color prugna, si colorino di una certa nota di timore per quel tratto, in quel momento in cui uomo e bestia restano in equilibrio tra le pieghe del confine sottile che incide il viso di un uomo attraverso le sue più brutali e naturali intenzioni. Un flebile suono che forse non percepisce. < Rei.. tutto bene Tenpai? > Forse non riesce a cogliere quanto lui prova, la probabilità che lo comprenda poi, per il suo essere comune, non dotata di alcun talento o specificità unica ne malessere, ne bisogni, la rende sostanzialmente ciò’ che meno assimilabile ad un essere comprensivo si possa scegliere. Eppure, talune volte, non è necessario eccellere nelle azioni o nella saggezza per riuscire a capire; quel che l’uomo chiama istinto è una voce primordiale che rappresenta le verità più profonde ed incomprensibili mai rese azioni dei loro ascoltatori. Una presa alle spalle; l’occhietto trema appena ma è più preoccupazione quella che ne risalta, tanta è che entrambe le braccia piccole incrociano i propri arti al petto, le manine acchiappano le proprie spalle ed e costretta a piegare il visetto verso il basso quando lui la scuote e comincia ad urlare. Gli occhioni si chiudono appena, arriccia il musetto e le suole delle scarpe si alzano e si abbassano permettendo al corpicino di lei, di divenire un perfetto modo per scaricare l’altrui tensione. E poi, accade come prima. Attende che egli finisca di parlare, non lascia il tempo al cervello di pensare, rinforzandosi nelle spalle che si gettano in avanti. La paura nasce da quel momento in cui si riesce a vagliare la crudeltà del dopo, in un pensiero proiettato al futuro. Ma se si parla senza intermediari, anche se si prova paura, come è palese in questo suo piccolo caso, è assai difficile che si riesca mai a rendersene davvero conto; intendo profondamente, intendo in maniera adulta, consapevole, consapevole della morte. < Shh.. > E con una sferzata di spalle, i piedini tenterebbero di portarsi in un distendersi dell’equilibrio in avanti. Non lo guarda negli occhi, non più, si concede questa debolezza per andare ad affondare in un passo la suola al terreno. Le braccine si protendono in avanti per arrivare al collo altrui, cercando pertanto, di stringere il proprio corpicino in uno spaventato ma bellissimo abbraccio con il Demone Mangia Uomini. < Tenpai, Guadda che anche i mottri hanno un cuore vero. > Lo sussurra appena e Se fosse riuscita a fare questo si distaccherebbe qualche attimo e con la manina tremolante cercherebbe di arrivare alla sua guancia, di nuovo, per poggiarci cinque dita su di essa e fuoriuscire in un’ondata di coraggio senza pari(?) un mezzo sorrisino da pasticcino vivente a cui si ha appena dato un morso. < Facciamo che, puoi fae tu il Lupo senza che me lo devi chiedere, va bene? Teo più contento cogi? > L’iride tondeggia, nel fissarlo ora dritto nella sua, e tondeggiando lascia trasparire qualche lacrimone che pero, si trattiene, quasi spontaneamente a bordo palpebra. < Io faccio il tuo angioletto. Così tu tei un mottro.. > Indicandolo. < Io tono un angelo. > Indicandosi. < E non dobbiamo più litigae su chi fa l’agnello. Che ne dici? Oppue pefeisci fammi male? Lo puoi fae te ti fa ttare meglio. >

02:17 Rasetsu:
  [> Mura Esterne] Non riesce a trovare una risposta adeguata ai propri pensieri. Perché un Agnello dovrebbe baciare un Lupo? Non ha apparentemente senso! <Iwa..> Ripete, con gli occhi persi nel vuoto. Lascia cadere il discorso. E' la sua psiche che attualmente ha bisogno di sostegno. E' già sostenuta da travi di legno marcio che rischiano di rompersi e farla crollare. Se poi arrivano le termiti a mangiar quel legno, è intuibile, le travi cadono prima. Scuote il capo in risposta a lei. Al se sta bene. No che non sta bene. Non è mai stato bene mentalmente e fisicamente. Crede di esserlo, ma così non è. E quando lei arriccia il musetto, quasi sull'orlo del pianto, si rende conto che l'errore più grande è stato quello di cercare di farla spaventare. Lui non c'è riuscito, ma lei sì. E' riuscita a farlo vacillare così tanto, da non capire più cosa sia giusto in ciò che compie e cosa, al contrario, no. Se il bacio è stato il principio della Morte.. quelle braccine che si protendono attorno ed oltre il collo di lui sono la vera essenza della fine. Inspira ed espira con regolarità. Prima abbassa appena le palpebre, resosi conto d'esserne uscito sconfitto. Infine, rilassa le spalla, lasciandosi andare. Le ginocchia si piegano un po' di più, si abbandona contro il corpo della piccola che, invece, lo abbraccia ancora. E quasi come se fosse un movimento che da sempre ha compiuto, porta le braccia ad alzarsi, seppur con riluttanza. Rasetsu, ciò che è diventato, non vuole collaborare. Ryuuma, invece, vorrebbe farlo e avere la forza di volontà di dimostrarle che non le fa più paura, e che quello è stato qualcosa di un attimo. Il primo non vuole dimostrare di aver provato, il secondo vuol provare di aver vissuto. Le braccia, infine, si piegano, formando un angolo di novanta gradi, all'incirca. All'interno di quegli arti, non v'è altro che Bahaa. La stringe a sé, con poca forza, come al solito. Il suo è un gesto docile, quasi tenero. Tenero come la voce che ne viene fuori, nell'istante in cui, chiudendo completamente gli occhi, si abbandona e le parla. <Il mio cuore non batte.> Non lo dice con cattiveria. Lo dice con la consapevolezza di aver vissuto con quest'idea per anni. A Takao lo disse con convinzione. Il suo cuore non batte e mai ha battuto. Un mostro non ha un cuore. Con Bahaa, è diverso. <Ma vuole riprendere a farlo.> Vuole, senza dubbio. La sua altro non è che una metafora. Gli hanno spiegato che il cuore batte senza nessun intoppo e che è esso che lo tiene in vita, così come tiene in vita qualsiasi altro essere umano. Lo sa persino lui che ha strappato dal petto di un uomo un cuore ancora funzionante, per sezionarlo e capire come funziona. Lo capisce perché è un Medico, perché studia queste cose e perché adora l'Anatomia Umana. <Come posso fare, Bahaa?> Per la prima volta, lo chiama per nome. Per la prima volta, dimostra ciò che è in realtà. Un guscio vuoto al cui interno v'è, senza alcun dubbio, un cuore che batte, ma che non vuole far sentire il proprio battito all'esterno. La mano di lei si avvicina nuovamente alla guancia. La lascia fare. Non la tocca, bensì le braccia ancora ne circondano le esili spalle. Otogakure è stata una meta che desiderava raggiungere, ma nella quale sta decidendo di non tornare mai più. Otogakure gli ha già fatto del male, risvegliando in sé ciò che pretendeva di voler cancellare. Solo quando se ne sarà andato, solo quando si sarà allontanato da Bahaa che tanto lo modifica e tanto lo fa vivere, si renderà conto dell'errore commesso e tornerà ad essere ciò che è veramente. <Io sarò il tuo mostro e tu il mio angelo, così non dovremmo più litigare..> Balbetta a bassa voce, staccandosi da lei. La mandritta si porta sul capo della bambina, le smuove i capelli con un non so che di affettuoso. <Non voglio farti del male. Me ne hai già fatto abbastanza tu..> Non che sia la cosa più bella da dire ad un bimbo. <..non voglio rischiare che me ne faccia ancora.> Sospira, mentre successivamente si dirigerà altrove. Ipoteticamente, tornerà a Kusagakure. Ma quanto tempo passerà prima che voglia rivederla? Si è instaurato un legame troppo profondo per essere comandato. [END]

02:51 Bahaa:
  [Mura Esterne] Le braccia di lei, si ricongiungono a quel collo stringendosi in maniera proporzionale al tocco altrui. E’ costretta a sollevarsi sulle suole per arrivare ad approfondire quell’abbraccio che, inaspettatamente viene ad essere contraccambiato. I muscoli delle proprie braccia, così, tendono quella misera ma calorosa forza al fine di arcuarsi nell’impresa per andare ad affondare in una forma di affetto che era da settimane ormai, che nessuno più le dimostrava. La freddezza di Oto aveva una sorta di cattiva influenza su di lei, gli sguardi assenti, il transitare di soggetti doverosi eppure, non sembrava che nemmeno questo la toccasse. Nel presente, si limitava ad essere, così com’è e come tendeva a tentare di sopravvivere lasciata nascosta tra le mani di se stessa e d’una improvvisa solitudine. Mostri, demoni, quale differente volete che vi sia se ognuno di essi, dacché umani o semplicemente dacché esistenti avesse potuto esprimersi per quel che questa notte loro riservava. In quell’abbraccio di tenerezza infantile, persino la luna oso’ gettare il suo sguardo, in un ritaglio d’inquadratura illuminata soltanto leggermente dai suoi raggi delicati e profondi. Come lei, quanto lei. Un sussurro, che non concede altro che un accostamento della guancia e dello sciogliersi di una bionda coda sulla posizione dell’altrui spalla, per tornare a guardarlo, con quelle sue mani alle sue spalle, con la stessa sintonia oculare con cui lo aveva guardato qualche minuto prima. Le lacrime, non esistevano più così come non sembrava esservi impronta del timore appena avvenuto. Solleva il visetto lei, mollando un tenero sorriso alla sua volta e posando quella manina sulla sua guancia come da copione. Piega appena il capino di lato, come a volerlo rassicurare in anticipo alle proprie parole. < Tenpai tutti i cuori battono e anche fotte. > I polpastrelli si portano prima a toccare il suo orecchio, passando poi al proprio. Una domanda la cui risposta esce quasi spontanea. < E’ nel tuono che fanno la ripotta alla tua domanda. Ce ttai accoltare quello giutto, anche se non batte più, ti accoggeai che sa pallae ancora e ancora più fotte di prima. Soltanto che lo farà silenziosamente pecche i cuori spenti dopo un po’ si annoiano a non essere mai accoltati. > Si scosta appena, con quelle braccia sulle spalle e le parole che riceve in saluto non sembrano essere delle migliori. Una mano che le finisce sul capo, uno stringersi di sguardi e la sua figura che si alza per andarsene. < Appetta. > La manina tenterebbe di afferrare quella di Ryuuma, per bloccarlo anche se con dolcezza nel suo tentativo di allontanamento. < Non.. > Mento che si solleva - e si questa volta lo fa - e gli occhi color prugna che galleggiano verso di lui. < Non devi pe fozza andae se non lo vuoi. > Ma la mano di lui è già troppo lontana da quella presa. I propri palmi coincidono al petto ed un passetto in avanti non è sufficiente a fermarlo. Anzi, lei. E’ lei che si ferma. Che lo osservare inoltrarsi e sparire nella foresta, solo allora, solo quando più sarà sicura di non poterlo più vedere qualche piccolo lacrimone di debolezza la coglie in una sferzata di capino in avanti che fa da sottofondo ad una voce ben più potente. < TE VUOI PUOI ANCHE RETTARE TENPAI > Un’’eco che si diffonde a pioggia, chissà se verrà percepito; chissà se il suo dilatarsi potrà essere udito. Forse si, forse no, ma in fondo né io che narro né chi vive per mezzo delle mie mani ne potrà mai essere certo. La notte cala per tutti ed anche per questa finestra sulla Foresta, che si chiude con la sua immagine solitaria in uno sfumato schizzo di pastelli leggeri; piegati su una sagoma che resta ed una che cambia.[END]

Ryuuma si dirige ad Oto per caso. Qui trova Bahaa, una bambina che, all'inizio sembra voler solo giocare, ma che poi cambia radicalmente la giornata al rosso.

Leggetevi la giocata perché è veramente fantastica e merita. Merita davvero tanto, soprattutto per Bahaa, alla quale faccio i miei più sentiti complimenti *_*