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La nascita della Falena. Atto primo.

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con Kioku, Kurona

23:37 Kioku:
  [---->Bosco Shukosato] Diverse Lune sono ormai passate da quando L’Akatsuki ha risolto la situazione ad Oto, forse qualcuno potrebbe asserire che l’intervento della stessa luna cremisi abbia causato più danni che altro, ma finché non vi è nulla di certo circa l’episodio delle due evocazioni che in una tarda notte hanno creato scompiglio e panico tra i rivoltosi, nessuno metterà in dubbio la posizione dell’organizzazione, men che meno le loro intenzioni. Tutto procede secondo i piani di Akendo, ed ora anche Oto è debitrice e di molto all’organizzazione cremisi, piano piano tutto comincia ad avere un senso ma solo per coloro che ne sono al corrente, parole spese dallo stesso Akendo volte a spiegare il perché di determinate azioni, lo stesso Kurako a sue spese ha ormai imparato che nulla è lasciato al caso…non con Akendo, ma non sono questi i pensieri che affollano la mente del Rikudo Sennin in questa notte nuvolosa, le cui luci della luna vanno e vengono ad intermittenza, colpa della boscaglia e delle nuvole che gelose della sua bellezza cercano in tutti i modi di sottrarla alla vista dell’uomo. Il bosco di Shukosato….un tempo il Seiun vi si recava con una certa frequenza, un luogo di pace come tanti altri questo è vero, ma l’odore emanato dalla flora aveva un che di speciale…ora mai non sono che ricordi e quel bosco non altro che una strada…un passaggio per raggiungere il covo Sud dell’Akatsuki e da li, una volta riposate le membra, dirigersi alla volta di Konoha nel paese del Fuoco, molto c’è da fare e questo Akendo lo sa bene. Sebbene i sensi del Rikudo Sennin siano attivi, la calma e la tranquillità di tale loco, ne facilitano l’operazione, diventando quasi rilassante, con quel lento incidere che tanto lo caratterizza, quella calma donata da un potere superiore e vicino agli stessi dei, le iridi puntano sul cammino, mentre il fruscio delle foglie smosse dal vento, unito al rumore notturno della fauna, creano un contorno perfetto per questa notte. I drappi bianchi posti sul cappello di paglia posizionato sul capo si smuovono, strattonati da tale vento che con forza non si accontenta, smuovendo le stesse vesti di Akendo, vesti nere contornate da nuvole cremisi, l’armatura nascosta sotto di essa, così come le katane la cui sola elsa è visibile da sotto la veste, lentamente la destra si porterebbe sul capo, afferrando con pollice e indice il cappello di paglia affinché rimanga al suo posto e non cede alla forza del vento, cosa che non si potrebbe dire per la folta chioma che come mare in tempesta, si agiterebbe per poi tornare ad adornare la schiena del Rikudo Sennin. Il respiro e lento come il suo passo, poche sono le cose che possono sfuggire alla sua vista è Kurona, a pochi metri da lui, non è una di quelle….<hmm?> più che sorpreso o inorridito, plausibili sensazioni alla vista di…quello, rimarrebbe incuriosito, quasi affascinato da tale forma, come solo ad Akendo potrebbe accadere….<cosa abbiamo qui?> una domanda quasi retorico che verrebbe comunque posta, sperando, forse…o forse no, in una qualche risposta. Con lenti passi si avvicinerebbe, per arroganza o per potenza, rimarrebbe composto e totalmente naturale ad un qualcosa che potrebbe comunque rivelarsi pericoloso, ma senza dubitare, il lento incidere proseguirebbe, portandolo sempre più vicino a lei…con estrema calma, le ginocchia lentamente si fletterebbero, il peso si sposterebbe indi sui tendini ovviamente in grado di resistere alla mole totale del possessore del rinnegan e dunque a pochi centimetri da Kurona, osserverebbe in attesa di una qualche reazione. [chakra on] [Ama Mabushi equip] [Izanami & Izanagi equip] [tonici equip] [vesti Akatsuki equip]

00:11 Kurona:
  [Fitto Bosco > 50 cm Akendo] Il freddo pungente che s'infila dentro a quella sorta di oblò aperto, sposta il pelo di Med, arrivando a punzecchiarle le gote e la punta del naso, che inevitabilmente si muove, s'arriccia in modo grazioso, per poi rilassarsi di nuovo, donando il peggior e letale torpore possa esistere al mondo. Pari a quando il mattino d'inverno ti porta a rimanere sotto le coperte più del dovuto. Le spalle spoglie da quella camicia che pigramente scivola a denudarle, coprendole con il crine nero ed ondulato amalgamato al grigio-nero del pelo striato della bestia il quale tartufo solo ora, sorge dall'oblò nero snasando l'aria alla ricerca della traccia di Akendo in avvicinamento. E' comunque una figura fugace, che tasta l'aria ad occhi chiusi, prima di infilare il muso tra il collo e lo sterno di quel corvo raccapricciante dalle penne rialzate, che respira, ignara: Orribile eppure, docile. Disarmata e priva di protezioni di sorta. Esposta, come una piccola ingenua, ad ogni attacco: O forse no? Il respiro calmo del risveglio negato. Arriva, inevitabile, ma quel figurino si stringe nelle spalle come se volesse abbracciare disperatamente il calore del sangue e del suo stesso corpo. La mano che penzola al di fuori da quel nido di sangue, vede indice e medio slittare, attorcigliati da rovi che compongono quella struttura calda e..Viva. Nonchè parte integrante di lei. Che la spossa, dando al suo colorito bianco, uno spegnersi cereo e malaticcio. Le labbra si schiudono, con l'avvicinarsi di Akendo, andando a catturare con il muscolo più sensibile del corpo -la lingua- il cambio di temperatura dovuta alla vicinanza di un altro corpo. Una nota, ovviamente, almenochè Akendo non emani fiamme e calore come il possessore del Kyubi, già conosciuto precedentemente a questo atto della storia. Se il Rikudo ha visto affari e guerre, Hyena è il rubino sulla corona del re. Sembra appartenere ad un'altra dimensione, piccola, pallia, fragile. Non ha l'aspetto di uno shinobi e, detto tra noi, non l'avrebbe mai, manco con l'impegno. Il parlare dell'altro, l'avvicinarsi di una voce estranea, la strappa dalle braccia di morfeo senza grazia alcuna. Non con la gradualità ricercata. Ma, vittima della flemma atarassica, neanche con l'allarme. Il capo spinge appena la iena di lato, messe come un tetris, finendo per poggiar la nuca sulla base di quel foro, così da rivolger il viso, capovolto, verso Akendo. Ancora intorpidita, quel filo color di una vecchia contusione -nero, violaceo, nebuloso-, va rivolgendosi verso di lui, senza emettere un fiato o una parola. <Vi cerco da tanto tempo, Rikudo.> La voce che par una carezza ruvida, cheta, tenuto ad un filo cortese. I capelli che si riversano all'esterno, lenti, mentre il bozzolo s'abbassa comandato dall'innata kokketsu, muovendo quei rovi attorno alla mano che si scopron esser, il peso opposto da quel nido appeso. Liberano le dita sfregiate, un tempo degne di una Gaisha, che ora hanno perso tutta la loro pura bellezza. Se prima era l'essenza di quel che il giappone rinchiude in una figura: Grazia, saggezza, dottrina. Ora si rivede nell'esser il ricordo amaro di quel fare etereo, tenendo un fascino soggettivo. <Ma avete trovato me per primo.> Tuttavia, è da riconoscere: Una persona evanescente come Akendo, non è facile da trovare, soprattutto da chi non ha potenze esterne. Voragini eleganti che si aprono in quel bozzolo, richiamando a se il sangue solo quando, si trova a rasoterra, in posizione verticale, di rimpetto al Rikudo. Le gambe affusolate, coperte di rune marchiate a fuoco, rossicce. Le braccia libere dalle bende, lasciano intravedere a seconda dei movimenti, la stella a dieci punte sull'avambraccio destro racchiudente al centro un cerchio composto da due serpenti di diversa colorazione. Nient'altro indosso, oltre quella camicia, che s'arriccia e s'estende, andando a mostrarsi lentamente, lasciando in terra svariate macchie di sangue nero pece. Come l'arrivo di una nube nera. E' lenta. Silenziosa. Come l'intercedere d'una nube d'etere. Le labbra opacizzate e piene si schiudono, ora. Cosa dovrebbe davvero chiedere, al Rikudo? Non ha più domande. Non ha più necessità. E' una figura che vive di se stessa, solamente. E dei suoi dispersivi obbiettivi. Tonfi secchi dato dal tanger a terra degli anfibi da trenta passanti, mentre le dita della sinistra si estendon a richiamar il sangue a se, lasciando il nulla, da quell'ossidiana lucente. <Ora non è più divertente cervarvi, però.> Le labbra che si piegano in una smorfietta fugace, andando a rimbeccar il discorso madre, con un passo laterale al fine di distanziarsi nuovamente da Akendo, ma senza perdersi in occhiate al circondario: Una figura leggendaria, ce la si deve godere, no? Scivola, dal viso, il collo, il crine, puntellando inevitabilmente gli occhi lividi in quelli ornati dal rinnegan, adorante, quasi, in una sfumatura visibile solo da chi, sa legger i segni del corpo. Le spalle s'abbassano ed incassano, il viso morbido, le labbra schiuse ad emetter un sospiro leggerissimo.[Ck attivo a scopo narrativo][Innata idem]

00:58 Kioku:
  [Bosco Shukosato] Ancor con il peso sui tendini dei piedi, si godrebbe quasi, la metamorfosi…la schiusa, come un bozzolo di falena, la cui ora è dunque arrivata e non necessita più del caldo involucro lucente, libera ora di spiegare le ali. In un certo senso forse questo è ben più macabro e viscido di una semplice schiusa e per tanto, mosso da curiosità il Rikudo Sennin come un bambino rincorre la sua falena egli assiste a…questa cosa, non sa definirla e forse questo è quello che più intriga il Rikudo Sennin, potrebbe usare il rinnegan, carpirne il chakra e capirne l’esistenza ed il perché….ma….per quale motivo rovinarsi la sorpresa? Un possibile stupore o una delusione in entrambi i casi e qualcosa che non ha mai visto e di certo non capita spesso. Rannicchiato anch’egli quasi a riccio, la osserverebbe, attento Akendo scruta, sbattendo lentamente le palpebre ogni volta che deve, come se il tempo rallentasse, atto a godersi questo momento, probabilmente occhi esterni non capirebbero, vedendo una figura in nero rannicchiata affianco ad una sorta di bozzolo eppure questo è uno dei pregi o difetti, in base ai punti di vista, del Seiun. Indifferente al mondo terreno e a chi vi abita, catturato solo da ciò che ancora non gli è chiaro, ogni momento è prezioso in queste situazioni, anche la minima sciocchezza se osservata con occhi curiosi è qualcosa che si aggiunge al mare magnum, una conoscenza, un immagine catturata con l’iridi, fissa nelle memorie, immortale in quell’istante…irripetibile perché ogni istante è diverso dal precedente e dal seguente, per molti potrà sembrare strano ma è così. Di queste piccolezze di cui è pieno questo mondo egli si ciba, non curante di opinioni altrui, indifferente a ciò che è scontato e palese…comune…ordinario. Così è la creatura che dal bozzolo prende vita come da crisalide si evolve. Il nasino, il visino i capelli corvini, rivelando così la sua vera natura, poi la voce, interrompe quel tiepido silenzio, sovrastando vento e fauna notturna…un ninja…dopotutto cosa pensava che fosse? Di certo non un ninja qualsiasi o non si troverebbe in quella situazione eppure anche in questo caso Akendo tradisce se stesso, le sue ambizioni e desideri, eccedendo con il pensiero a qualcosa che supera ben più la realtà sfociando quasi in una fantasia delirante. Inarcherebbe leggermente il capo all’udire tali parole, del resto per quanto sia ancora incuriosito, d’innanzi a lui vi è un ninja e a quanto pare lo conosce, non che la cosa lo sorprenda ormai, la leggenda si è sparsa…<hmm?> una semplice smorfia ancora non da voce ai suoi pensieri, attende ch’ella termini le parole per prendere dunque posizione e parola, il freddo cala, condensando il suo respiro…<dunque sono qui eppure posso dirti con certezza che ancora non mi hai trovato> Nulla di più, come al solito la figura del Rikudo Sennin avvolta nel mistero si avvarrebbe come sempre di parole e frasi tutt’altro che chiare, quasi incomprensibili. [chakra on] [Ama Mabushi equip] [Izanami & Izanagi equip] [tonici equip] [vesti Akatsuki equip]

01:30 Kurona:
  [Fitto bosco] Certo non è facile, a distanza di tempo, ritrovar il senso alle domande che volevi porre a qualcuno di tanto importante. E' come dover incontrare un Dio su cui vuoi far affidamento. Come un cane, sbavi e sbraiti al fine di trovarlo. Corri, ti informi, ti sposti, lo segui. E se mai, dovessi trovarlo? Cosa gli domanderesti per primo, sapendo d'aver un tempo strettamente limitato agli sgoccioli? E' così, che si sente ora. Al cospetto di una persona fuori dalla sua portata, talmente lontana, metaforicamente parlando, che ti limiti nei movimenti per la paura di ritrovarti poi, inevitabilmente vicina a lui. Gli occhi privi di sclera che si muovono nei suoi, con il terrore di batter le palpebre e perderli, lascia che Akendo si goda il sorger di quei pozzi di sangue tra il crepuscolo che vige, costante, nei suoi occhi. Le lacrime nere si ritirano verso l'alto, lasciando un inespressivo rosso vino, denso, scivolare dagli occhi, alle labbra del Rikudo, come un pendolo in slow motion. Quell'affievolirsi dell'intenso viola, per un attimo soltanto, lascerebbe pensare ad un ritiro dell'innata, un barlume di sottomissione ad Akendo. Come farebbe una bestia. Lentamente Med, la iena -alta fino al ginocchio per ora di garrese-, andrebbe a zampettare pigramente al suo fianco, tenendo il capo dislivellato in paragone alla solita gobba, che forma la costituzione fisica della iena. Lo osserva, ne snasa l'odore -saggia iena- abituata da Kurona, la quale ha il solo interesse di svilupparne un ottimo olfatto. Quel muoversi e sbirciare il suo sorgere dal sangue, rimanere rannicchiato per vedere la nascita di una "meraviglia" e l'inevitabile morte di un'altra. Non si sposta oltre, sia che egli s'erga in piedi, sia che rimanga rannicchiato sulla pozza di sangue lasciata ove prima c'era il bozzolo. Le dita si muovono, fragili steli di fiore, andando a riprender possesso delle normali movenze. E' pur sempre davanti a qualcuno che non conosce. E sebbene l'inevitabile curiosità la spinga a domandarsi come sia meglio comportarsi, l'altra parte le sussurra d'esser cauta abbastanza da non ritirar l'innata -sua unica carta vincente in una battaglia-. E di quel che viene, ne ascolta le parole rimanendo in rigoroso silenzio, come fa con chiunque, attendendo -ai suoi tempi- di rispondere quando più le aggrada. Un discorso che non è fatto di parole, ma di sguardi e movimenti. Il capo infatti s'abbassa, andando a mostrare il fantasma d'un sorriso sulle labbra. Dal distanziarsi da lui, ritorna su quel mezzo passo teso, ancora dentro a quella pozza. <Vi prego.>..<Non fate in modo che il cercarvi diventi la mia unica ossessione.> La fragilità del loto nero, nel disperato bisogno di innalzare l'effimero ad essenziale; perchè solo in questo modo, la sofferenza della sconfitta sarà pari alla vera utilità di quell'obbiettivo. Le ginocchia che flettono verso l'interno delle sue -essendo lui rannicchiato- andando ad abbassarsi al suo stesso livello, fino a posar i glutei sui tendini tesi nella posizione. Sta in silenzio. Forse perchè quel parlare, repentino, la spossa. Non lo tocca. Ne par rivolger ad Akendo, ne ostilità, ne la riverenza che si dona ad un superiore. Ma solo quel che si deve, ad una leggenda come lui. Un nome, sulla bocca di molti shinobi. Gli occhi affogano oltre le palpebre, chiudendosi davanti a lui, tanto vicina da invaderne lo spazio. Ma abbastanza lontana da permettergli di guardarla, mentre lei sprofonda nel buio. <Potrei fingere d'aver incontrato ora, un altro shinobi.>..<Come vi farebbe sentire? Preso in giro, sminuito?> Tenendo gli occhi chiusi, come se effettivamente non l'avrebbe mai visto. Rimane li, vicino a lui, ad esser la falena da osservare nei suoi primi passi di vita. E se, il venerabile Rikudo pare un bambino. Kurona lo sembra almeno quanto lui. Li ad assendarne i giochi e le parole. <..> Le labbra, rosse e piene, si schiudono ma non lasciano uscir nulla. Non una parola. Solo tensione e silenzio. Ancora. L'ennesima. Mentre dalle dita, dai graffi e i fori, escono rivoli pigri di sangue che rigan il palmo, le nocche, oziosi. <Come ci si sente?> E lei lo immagina, immenso, il potere di questa figura. Il potere del suo chichi, Yukio, che desidera morbosamente una famiglia. Ma Akendo, invece? Che figura è? Gli occhi violacei che aprono in una fessura timida, sbirciando il viso, curiosa, avida di dettagli ed emozioni. <Venerabile Rikudo-sama, la vostra nomea. Il vostro potere.>..<Come siete convinto che le carezze in arrivo, siano da parte di chi vi ama. E non dalla parte di chi vi teme?> Allora ha deciso. Una domanda, un penny al dio. Ma una domanda che non la riguarda. E una richiesta che non la tocca.. In alcun modo. Rimane li. Lo guarda di sottecchi come una bambina che finge di tener gli occhi chiusi. Rannicchiata davanti a lui, ma con le mani strette al ventre inarcato in sua direzione. [Innata bla bla descrittivo e stessa cosa chakra]

02:26 Kioku:
  [Bosco Shukosato] Il tempo scorre…forse…lento…immobile, gocce di rugiada che lentamente ripercorrono le vene delle foglie, ma lente così come il tempo, probabilmente nemmeno gli Uchiha con il leggendario potere dello Sharingan riuscirebbero ad ottenere tanto..eppure…immutato il bosco rimane, immortale come codesto momento. Il viola grigio dei cerchi concentrici che formano i suoi occhi rimangono posati sulla strana “creatura” nata dal bozzolo, per quanto sappia la sua vera natura vuole illudersi da se ch’ella non sia altro che un qualcosa di diverso, di speciale dai soliti ninja che vede, dai soliti umani che pascolano in questo mondo, non hanno importanza, ignoranti delle loro vite continuano a seguire un ciclo, un pastore senza volto, un lupo travestito da padrone e per tanto a loro non è riconosciuto nemmeno il diritto di poter intraprendere qualcosa di più della semplice occhiata nei confronti del Rikudo Sennin. Ora però vi è tutt’altro d’innanzi ai propri occhi, di certo Akendo non è uno stolto, la mente sveglia e fuori dal comune lavora, analizza ogni cosa, tutto ciò che vede e riesce a carpire con le proprie iridi…una tecnica? Una sorta di ninjutsu? Un kekkai? Può essere oppure solo il caso…il fenomeno….l’incredibile, di queste illusioni ora Akendo si ciba, come per gioco si asseconda da solo…quanto può essere solo e vuoto nel suo animo una persona per arrivare a tanto? Il piccolo iena-animale avvicinarsi, non vi è aggressività ne cattive intenzioni in lui, lo percepisce, poco ma lo percepisce…grazie al rinnega, il mondo….il cuore pulsante del mondo, lo hanno connesso alla natura, a ciò che da vita e la toglie, agli animali…a ciò che più di naturale c’è al mondo, poi….la voce di lei, particolare, raggiungere velocemente il suo udito, ode la sua voce ed ogni sua parola…infine…quel gesto. Per una volta…forse per la prima volta, probabilmente l’unica…qualcuno ha provato a mettersi al suo stesso livello ma…no, non quel livello ottenuto con il potere, non quel potere divino, non su quel piano, egli è praticamente in ginocchio, scelta propria quella di abbassarsi per constatare incuriosito cosa fosse quel bozzolo e mai tra tutte le possibilità, che il cervello del Rikudo Sennin avesse analizzato, quella di portarsi al suo stesso piano, era contemplata, forse una remota percentuale, una remota possibilità ed eccoci qui dunque…. il caso…il fenomeno….l’incredibile ecco dunque che accade. Inarcherebbe leggermente il collo, sorpreso ed incuriosito per quelle poche volte che accade, qualcuno per la prima volta in vita cerca di capirlo, portarsi sullo stesso livello per cercare di comprendere, qualcosa che la natura non contempla, i Kami stessi probabilmente dubiterebbero di tale situazione se non stesse accadendo realmente….quante possibilità? No…quanti possibili scenari? No nemmeno…in quale mondo? Probabilmente non vi è risposta, qualcosa forse di inspiegabile ecco che ritorna…. il caso…il fenomeno….l’incredibile. Quanti sarebbero rimasti? Spingendosi oltre con la mente…quanti sarebbero scappati, sovrastati dal potere, dalla paura, da quegli occhi, certo un caso avrebbe potuto mettere un'altra persona d’innanzi a lui questa notte, magari per paura sarebbe rimasta li…proprio dove vi è ora rannicchiata Kurona a pochi centimetri da lui, ma in lei…non vi è paura, ed ecco dunque ciò che lo sorprende e batte ogni possibile scenario e situazione calcolato…lei ha scelto di abbassarsi, ha scelto di schiudere gli occhi, ha scelto di rimanere e portarsi d’innanzi a lui, non vi è rispetto o l’avrebbe percepito, no forse non rispetto…timore, come quello che i comuni porgono d’innanzi a lui per reverenze o altro. Questi sono i suoi pensieri, questo è ciò che ha calcolato, percepito, pensato in questa frazione di secondo, le sue parole a confermare i propri pensieri, quella domanda…un semplice shinobi…un altro shinobi, lo sguardo per qualche istante toccherebbe il suolo, ma gelido si ricomporrebbe tornando nuovamente sulla ragazza in sangue, normalmente parole del genere non le consentirebbe soprattutto da parte di sconosciuti ma nella sua mente egli vuole avere ragione e per tanto tali parole non sono che la riprova del suo pensiero, comprendere ciò che è, essere un semplice shinobi…uno qualunque…un qualsiasi altro shinobi..aiuterebbero a comprendere fino in fondo chi sia Akendo? Nessuno vi è mai riuscito ma altrettanto vero che nessuno si è mai voluto porre come lei in questo momento. Il capo tornerebbe al suo posto retto e ligio, le iridi viola spento ad osservarla…<e questa dunque la domanda tanto agognata?> Andrebbe così a rispondere non prima di aver udito ogni singola parola e lasciato un certo silenzio tra la sua ultima parola e la favella del Rikudo Sennin, domanda ovviamente posta a stuzzicarla, del resto se lo cercava da così tanto e con una certa priorità quasi da diventare ossessione di certo non è questa la domanda e Akendo lo ha capito bene, ma tutto si ricollega al suo pensiero e queste domande non sarebbero mai state poste se non forse questo un momento assurdo e fuori dagli schemi contemplativi, un sospiro, l’aria condensa uscire dalle labbra, il volto spento, inespressivo eppure dietro a quella voce gelida, quel viso morto, quegli occhi vi è qualcosa di oscuro e profondo….<Come ci si sente?> andrebbe a sussurrare nel vento….<non ho il dono della preveggenza> per ora salterebbe la prima domanda, forse lasciandola a tempi futuri o forse no….<ma grazie al mio potere> riferendosi ovviamente a quello dell’eremita delle sei vie…<posso percepire le intenzioni…mi è data la possibilità di comprendere il chakra degli individui, il loro fluido scorrere, se violento o calmo, posso percepire la natura e gli animali> il respiro e lento quasi morente, il battito del suo cuore e al limite del consentito….<grazie a questo posso percepire cosa spinge le persone a determinare alcune azioni…come questa> inarcherebbe leggermente in avanti il collo, portando così avanti il capo…sempre più vicino a Kurona, così che egli possa perdersi negli occhi d’ella e viceversa per lei….<Kurona> sussurrerebbe….<nelle tue intenzioni non vi è minaccia, presente o velata che sia dunque…> un silenzio, una pausa, uno spazio eterno a dividere la parola precedente da quella che uscirà come vento dalle labbra del Rikudo Sennin….<Cosa stai cercando di fare?> non vi è arroganza nella sua domanda, forse curiosità, sa bene a cosa si sta riferendo giacché tale evento è raro e se non erra la domanda sarà chiara anche a Kurona. [chakra on] [Ama Mabushi equip] [Izanami & Izanagi equip] [tonici equip] [vesti Akatsuki equip]

03:04 Kurona:
  [Bosco fitto] Chi sprecherebbe del tempo prezioso, a cercar di capire una persona al di fuori della tua portata? Lei, perchè fondamentalmente, non vuole niente da lui. Non desidera una carica più alta. Non desidera fama. Ne potere maggiore. Non vorrebbbe soldi, o scopi. E tutto quello che può desiderare questo corvo dal nero crine arruffato, si trova nei tomi polverosi delle varie biblioteche. Si trova nella sua bettola. E a Suna, Ame, Kumo, Kiri, tutti lontani dalla sua terra natia per cui si ritrova a lottare senza un vero motivo. La linguetta tagliata in due parti perfettamente simmetriche, passa a sfiorare il labbro superiore seccato precedentemente dal sonno, mentre il freddo si fa avanti, gigante mostro ghiacciato, facendole stringer le spalle verso l'interno, incassando livemente il collo, in concomitanza con le prime sillabe dell'altro. E mentre l'altro vede solo ora, lo schiudersi di un bozzolo limitato ad esser interno a lui, guardando per la prima volta un essere tentare di vedere l'umano dentro a lui. Lascia scivolare le sue parole, che le arrivano come magra consolazione di grandi, quanto vani progetti. Invero, come detto in precedenza, scoprirebbe solo ora di non aver più domande da porre a costui. Cosa? Cosa potrebbe dirle Akendo, che lei non sappia già? L'unica verità; infame peso che grava su queste spalle gracili, è quanto questa sia un esistenza triste e patetica. Certo, sarebbe più intraprendente un manga che parla di grandi eroi o grandi personaggi quale Yukio, Akendo, il Nono Hokage. Ma non tutti possiamo esser grandi persone, con grandi obbiettivi. A volte, siamo solo spettri che s'aggrappano come ossessi a obbiettivi effimeri come cercare qualcuno, con la speranza -stupida ed immotivata- di non trovarlo mai; non importa quanto siano espanse le tue abilità da segugio, non importa dove vai e a chi chiedi informazioni su questo figuro. Speri sempre, di esser di cinque passi addietro al tuo obbiettivo, per non vederlo svanire mai. Ecco, un riassunto che sminuisce questa saggia e silente figura. Colei che è vento -passeggero- e non ossigeno -necessario-. Rivelata la risposta alla domanda, terrebbe ancora gli occhi chiusi, neri, sentendo il calore dell'avvicinarsi di Akendo a lei, cercandone gli occhi che, come pesi sul corpo, le fanno schiuder le palpebre rivelando la sclera ormai dipinta di un bianco latte, con quei rubini, come infidi ratti, vigili, ma spenti. Scivolano piano, trillando di curiosità pura, sentendo quel nome falso, quel peso di cui si vuole liberare al più presto, sulle labbra di questo che, cantato come mostro, come dio, come insfidabile personaggio. Si rivela un essere empatico, con tutto quello che gli circonda. Le labbra si schiudono ancora, dopo avr premuto tra loro, leggere, seccate dal vento che le arrossa le gote in un modo tanto adorabile, quanto necessario, poichè sembrerebbe morta altrimenti. Cosa sta cercando di fare? La cosa più curiosa, di questo incontro, è la personalità enigmatica quanto imprevedibile di entrambi. Non si scansa dalla vicinanza con l'altro, anzi. Gli occhi in quel coesistere di colori spenti, ci si affoga letteralmente rimanendo in silenzio per una manciata di minuti buoni. Lasciando che quei cerchi, diventino un motivo da seguire, più volte, all'infinito, continuo. Il viso affilato scivola di lato a quello di Akendo, lasciando che la sua figura racchiuda bene o male, quella minuta della Deruta. <Annusarti.> Fuori luogo. Strano. Estratto di vecchi discorsi. Estratto di vecchi desideri. Le labbra spostate in prossimità dell'orecchio, mentre il silenzio assordante, rende il vento un urlante dama. Ed il fruscio dei rami, un batter di mani ritmico. Non è abbastanza. Gelosa, ossessiva, delle parole che Akendo le regala. E delle parole, che lei regala ad Akendo. Solo curvando la schiena in avanti, portando le ginocchia ad appiattirsi sullo sterno, lascia uscire ancora. <Ho sempre avuto paura di strappare i fiori più belli. E' egoista. E io son tanto distratta, che li lascerei marcire nelle mie mani.> Il fiato si blocca, condensato in una nube che nasce e muore, su quel fiore rosso intenso, scivolando come una serpe, calda, sul collo di Akendo, solo per poi ri-immergerlo nel gelo. Quella spiegazione. Quelle parole. Che donano, ma non saziano mai. <Gli umani, strappano i fiori, solo per mostrare al mondo che sono loro possedimento.> .. <Non ho mai potuto permettermi tanto. E come amo così intensamente gli umani, nella loro sciocca convizione e fragilità. Amo anche chi è un gradino più in alto.> Non è di certo un amore puro, vero e proprio. E' interesse. E' desiderio di conoscenza. Sono anni, e anni, di torture e segregazione, dove tutto quello che poteva fare, era vederli da una finestra alta. E immaginare. Ascoltare. Quelle parole, che sostano ora a ricercar il modo migliore per esprimere quello che vuole fare, ribattono: <Annusarti.> Dove i fiori, son gli uomini e l'annusare è, apprezzare -o amare- da lontano. E lasciare che il tempo li allevi, o li uccida. Il capo si ritira, piano, donando a lui ancora i suoi occhi. Ne sfida, ne astio, solo curiosità e interesse senza profitto. <Non vi ho trovato, Rikudo-sama.> In un soffio basso, glielo ricorda. Modulata e cheta, come questo vento gelido. <E non vi troverò mai, perchè non ho nulla da chiedere alla persona che siete. Non desidero niente, da voi.>[Innata off][ck off]

03:58 Kioku:
  [Bosco Shukosato] Le parole hanno abbandonato mente e labbra del Rikudo Sennin, sussurro perso nel vento, avranno ormai sorpassato la giovane ragazza, mischiatosi al vento, perso nel bosco come la più scontata delle favole giapponesi, della dolce e pura fanciulla caduta nelle grinfie di un Oni, così le sue parole ora sono preda del vento e non torneranno mai più, forse voleranno lontano, la brezza è forte e chissà, forse raggiungeranno qualcun altro….ma sarà in grado di ascoltare? Comprendere? Se non fosse per quel leggero vento e quel freddo che condensa ogni respiro, ma senza creare un disagio evidente, parrebbe che in tale loco non vi sia ossigeno, ne forme di vita o suono se non loro due, figure eteree e angeliche, indipendenti, libere da bisogni come l’aria stessa, figure immobili di uno scenario mutevole, potrebbero passare secondo, come anni o forse secoli, il tutto è relativo e ha poca importanza, rimarranno li come spiriti eterni. La osserva, ne cattura ogni dettaglio, ogni cambiamento dovuto al clima, ogni particolare viene catturato e analizzato da occhi e mente del Rikudo Sennin, d’altronde lei…nata da crisalide come ninfa, è tutt’altro che comune, attende una reazione una risposta, qualcosa che lo convinca a capire se ciò che ha elaborato sia illusione, cibo per la propria mente o qualcosa di reale, qualcosa che può dare un risvolto interessante…non ha idea di ciò che sta per udire. Le palpebre lentamente si aprono, gli occhi sgranarsi leggermente, riderebbe, forse una risata folle, quasi delirante, ma così non avviene, silente mantiene lo sguardo sul di lei volto, incuriosito come non mai da quella risposta ed effettivamente sorpreso…chi è quella ragazza? Cos’è? È umana? Esistono creature del genere dunque? La lascerebbe dunque avvicinare, mentre la voce d’ella, come la padrona, scivolerebbe dal collo all’orecchio, come serpe catturerebbe la sua attenzione e con essa la mente del Rikudo Sennin, poi attimi di silenzio prima che le parole continuino a scorrere da Kurona ad Akendo…<hmm> una smorfia nulla più, l’aria fuggita dalle labbra del Seiun si condenserebbe divenendo nient’altro che aria, mischiandosi ad essa ed al vento. Schiuderebbe le labbra per qualche attimo, ma subito le richiuderebbe, prima ch’ella possa allontanarsi andrebbe a risponderle….<Gli umani strappano i fuori giacché egli sono invidiosi della loro infinita bellezza, quale che sia, invidiosi di un qualcosa che probabilmente non riusciranno mai ad essere>….<questa è la loro ignoranza e più grande debolezza> lascerebbe dunque che ella si allontani per rivolgerle ultime parole…<ma te è evidente che non sei così> nulla più, lasciando dunque ora spazio ad un silenzio o a novelle parole della giovine ragazza dagli occhi rubino colore. La luna a tratti si rende visibile per qualche istante, illuminando il duo, come se fosse catturata da tale momento, così come la foresta..il freddo stesso, immobile ogni cosa, con il fiato sospeso ad ogni silenzio in attesa…che uno dei due schiuda nuovamente le labbra per favellare, ascolta le sue parole, incuriosito ma soddisfatto in un certo senso dall’affermazione di Kurona, abbozzerebbe un sorriso, così parrebbe…un sorriso? Ne è in grado? No, non il suo viso, non i suoi muscoli, in grado di riprodurre ogni sorta di emozione men che un sorriso, trasformandolo in qualcosa di corrotto, impuro…marcio, qualcosa che non dovrebbe esistere…<Non mi avete trovato poiché non sono io ciò che state cercando realmente>…..<sono una figura, un ombra…un riferimento>….<un punto> brevi segmenti di silenzio….<forse una meta ma non sono io quello che state cercando realmente> inutile porle la domanda che di norma andrebbe a fare a qualsiasi persona in grado di comprendere o anche solo concepire una risposta per la suddetta domanda, poiché se avesse avuto una risposta oggi Kurona non sarebbe qui e dunque inutile barcamenarsi in futili domande se non per concentrarsi su altro….<cosa credi che io sia…Crisalide Rubina?> così andrebbe a chiamarla evitando dunque il suo nome e riconoscendola come la vista in tutto e per tutto fin dall’inizio. Una domanda che forse non avrebbe senso per la maggior parte delle persone, una domanda che di certo non ci si aspetterebbe ma cosa ci si deve aspettare da questa situazione? Da questo incontro e dunque è logico evitare domande che non portino a niente o non abbiano soluzione se non domandare l’essenziale cercando in essa un qualcosa che forse possa aiutarla….ma in fine dei conti…al fine di tutto, ragionando….Akendo…la sta davvero aiutando?...... [chakra on] [Ama Mabushi equip] [Izanami & Izanagi equip] [tonici equip] [vesti Akatsuki equip]

12:58 Kurona:
  [Fitto bosco] Quella vicinanza, che in altri momenti la metterebbe fortemente a disagio. Una vicinanza che non vede alcun contatto fisico, come se il gioco girasse tutto attorno al tenersi appesi con il fiato strozzato a troppi piedi da terra. Gli occhi spenti del loro livido colore, camminano ad osservarlo, centimetro per centimetro di pelle del viso. Così simile ad un elemento del passato eppure, così lontano da esso. Quando la psiche di un uomo, un dio, un elemento -a quel che si voglia paragonare- leviga tratti e colori di una presenza, al fine di fartela apparire così come ne vedi l'interno. Lo puoi trovar orribile: Quante voci raccontano di questo uomo, come un mostro dai tratti raccapriccianti, da un aura negativa e malvagia? Oppure, ne puoi veder il meglio: Il crine nero e lungo, i lineamenti rudi tipicalmente mascolini. La forma delle labbra. Lo spessore delle spalle. La forma delle mani. E poi quegli occhi, fonte di velata invidia: Nulla che la porterebbe a corrodersi per la presenza dell'altro, sia chiaro, ma quel pizzico di gelosia nel non poter avere neanche lontanamente le mani su settimo senso. La cognizione di se nel mondo, sentirlo, sentir il suo respiro. Proprio come lei fa in questo preciso istante con Akendo, che le è di rimpetto e parla, soffiandole addosso qualcosa che, appartiene solo a lei. E' inevitabilmente egoista, con questo. Potesse chiuder le mani e catturare questo momento, ne farebbe un cristallo da non mostrare a nessuno. E invece, se lo fa scivolare addosso e se ne bea, con la patetica sensazione di non riuscir mai a trattenere quello che suscita in lei, quel qualcosa in più. E' riverenza? Oh, come vorrebbe che fosse tale. Quell'istinto di abbassare il capo al cospetto di qualcosa che è fin troppo più grande di te. Maniaca del suo stesso ordine psicologico, rincorre, allungando metaforicamente le mani verso quell'idea. Ma chi vogliamo prendere in giro? E' puro interesse verso il "Chi" e non verso il "Cosa può darmi", forse complice Akendo stesso, di quella decisione; il desiderio--o meglio dire, la reazione e decisione di veder la seconda parte citata nella natura umana di fronte a qualcosa di nuovo. Sarebbe stato meglio vederlo come un raccapricciante mostro, ma ora, a pochi centimetri da lui, immersa e soffocata tra figura e parole, ha inconsapevolmente scelto di vederne l'immane bellezza, figlia del mistero e della mera beltà che, codarda traditrice, le mostra il Rikudo come un essere magnifico a primo impatto. A quella risata, improvvisa quanto fuori luogo, si sorprende come una bambina, spalancando indispettita gli occhi color del vino caldo, densi e privi di fondo, andando a tangere con folte ciglia d'ebano, la parte superiore della palpebra, tradendo senza filtri, l'emozione citata. Le sue parole, il suo sorriso, su cui posa gli occhi ad una vicinanza non umana. Perchè a lui, non da fastidio? Rannicchiata su se stessa, lo lascia parlando storcendo solo la punta di quel nasino affilato, rilasciandola qualche secondo dopo, nella sfumatura di pensiero che.. Al di la della fredda armatura, Akendo -solo emanando calore- la stia riscaldando in un abbraccio, senza contatto alcuno. E nel rilassarsi di nuovo, quel viso bianco, arriva la fine di quell'alternarsi tra parole e silenzio, qualcosa che lei adora talmente tanto, che la si può veder più volte chiuder gli occhi in tipico segno di piacere mentale, nascondendone il colore. Crisalide Rubina. E il silenzio che segue, misto al compiacimento di quel.. Nomignolo orribile ed adorabile al tempo stesso. La nascita del loto, nello stagno. La bellezza, che possiede l'orrore come fiore all'occhiello. Il viso si sposta di lato, andando a tendere e conformare la scia di "x" che scende dalla gola, rosso acceso, infilandosi tra i seni acerbi e sicuramente, non in vista, se non tramite la stoffa bianca. Non un verso, non una parola donata prematuramente. Cosa pensa che lui sia? Potrebbe far un passo avventato. Potrebbe sbagliare parole. E quindi tace, forse a lungo. Sì tanto che, fa di quell'aria grave, un punto di tensione dove le labbra, vengon abbandonate dal respiro reso visibile. Una nube. Nella notte. <Non so con esattezza.>..<Un fenomeno atmosferico, forse vi si addice..> Lo paragona ad un manifestarsi della natura, impetuosa, temibile, schiaccia l'uomo, venendo ed andando, dando esiti diversi costantemente. Un sorriso sorge su quelle labbra, tiepido, tenendo lo guardo su un punto fioco e buio, al di la della loro figura. <E' sciocco, lo so. Ma vi vedo come l'aurora boreale. Oppure come la tempesta e i lampi. Uno spettacolo. La meraviglia. O forse la condanna per una stagione a stomaco vuoto. O la benedizione dell'abbondanza.> Chiude gli occhi, lenta, scivolando ancora su di lui. Una presa di coscenza con il fatto che, parlare con lei, può risultare difficile o noioso. <Ho scelto di cercarvi, poichè una conoscenza v'indico come risposta, ma ora..> Quella labbra piene, schiuse, d'un rosso opacizzato e sfumato verso l'esterno. Rimangono così, saggiando il vento gelido, compagno di questa scena, e questo momento. Le ciocche scivolate a carezzarne il viso, sfiorandone le labbra ed il mento. <Ora che vi ho di fronte, con la patetica sensazione di non aver ragione d'esistere, m'accorgo di non avere domande da porre a questo grande maestro.> Le labbra si schiudono, premendo appena tra loro, lasciando che un rivolo di saliva freddo scenda la gola, graffiandola. <Ne desideri da esprimere. Dubbi da porre alla sua saggezza.>..<Ma..Mi ferisce desiderare molto di più; ora che m'accorgo che pur tenendovi qui, tutta una notte, non vi conoscerei mai abbastanza da saziarmi.> L'ennesima pausa, che fa di lei, tiranna del suo tempo. Esprime in vero, il desiderio del tempo del Rikudo, troppo prezioso. Sarebbe stata meglio una donna avida di potere? Soldi? Una donna con la vendetta che arde nel sangue? Nonostante il passato, lascia che la sua pena per il mondo sopraffaccia la sua voglia di vendetta. Arriverà, questo è certo. Ma non ha fretta, ne vuole aiuto da quest'uomo. Non saprebbe dire di meglio, non in questo momento, dove il viso ritornato ad osservarlo, si sposta di nuovo in avanti. Rimane in silenzio, di nuovo ad ascoltare il lontano fischiare del vento e il canto delle foglie secche, mentre tenterebbe di posare la fronte, piano, sullo spallaccio destro di terracotta, solamente spostando il peso dai talloni, alla parte anteriore della pianta del piede. Non si fosse scansato, rimarrebbe li, senza sfiorarlo con le mani, senza cercar altro se non, il fantasma del suo calore, reso gelo da quell'armatura termo-impermeabile. La schiena arcuata che lascia intravedere gli anelli centrali accentuati, le scapole minute. E i capelli, come una cascata fluida di carbone, che scivolano trascinati dal vento, a ridosso del viso e di quella riproduzione che indossa. <Solo un altro po.> Il tono modulato, che lascia spazio al godersi di questo immenso titano, saggio, quanto forte; esprime il desiderio di avere ancora, un minimo, del suo tempo. Un minimo delle sue parole. Nient'altro. Pur con il desiderio di aiutarla, l'Akendo che sembra una falena attirata dalla luce, non potrebbe. Poichè Kurona, la donna dai mille nomi, non ha nulla da chiedere. Per paradosso, quel sentirsi in una gabbia di cristallo con un personaggio di questo calibro, va a braccetto con il sentirsi costantemente un moscerino davanti agli occhi di un grande predatore. <Cosa sentite, ora?-- Di che vi parla, il vostro potere, ora?> Curiosa, la sinistra s'alzerebbe in contemporanea al suo distaccarsi dal trapezio di Akendo, andando a massaggiarsi la fronte infreddolita e indolenzita dal freddo, premendo i polpastrelli sulla parte centrale e slittando verso l'esterno. Del resto, Akendo stesso le ha detto che ha un profondo legame empatico con la terra ed ogni essere umano. Il lato ironico di questa scena, c'è, come sempre. Med, al fianco di Akendo, ricurva su se stessa, pigia appena con il tartufo sulla sua coscia destra, rendendogli noto che quella vicinanza, alla sua padrona-mamma, non le piace affatto(?). [Innata off][Chakra off][Estemporanea]

14:30 Kioku:
 In quella foresta incantata ora il silenzio resta sovrano, due sculture di carne si ergono in quello scenario addormentato, immobile, i rumori notturni cesserebbero rendendo quel silenzio ancora più assordante, come se gli animali stessi trattenessero il fiato, in attesa di nuovi sussurri, vibrazioni, il vento stesso diverrebbe uno spiffero, come se volontariamente si zittasse, in attesa di raccogliere novelle parole da portar via con se e dunque ecco che come un quadro, quel duo immobile diverrebbe arte per la natura stessa, un dono prezioso, un ricordo che il bosco stesso rammenterà negli avvenire. C’è qualcosa che spinge le due anime a rimanere in tal posizione, un gioco di sguardi, odori ed emozioni che difficilmente trapelano o rendono visibili, giocando a nascondino tra loro…percepibili comunque, parole non dette, lasciate a sguardi e semplici spostamenti di viso…l’iride non è che lo specchio dell’anima ma ognuno di noi vede ciò che vuole vedere e forse è questo il caso di Kurona Kokketsu. Non indifferente alle movenze precedenti della stessa Rubina crisalide, d’altronde egli è composto pur sempre da carne umana, non per caso quel nomignolo, quel sussurro pregiato che le viene dato dallo stesso Rikudo, riconoscendo in lei qualcosa di prezioso, non comunque, aggettivi possibili potrebbero essercene miliardi ma solo creando un termine apposito, per tale manifestazione, che si riuscirebbe a dare il giusto valore, forse non quello esatto, ma vicino alla realtà….per poter descrivere tale pregio. Le ha posto una domanda, di certo non una domanda qualunque, di certo non una domanda che ci si aspetterebbe, d’altronde chi meglio di noi stessi può conoscerci? Identificarci in qualcosa? Eppure nel caso di Akendo è tutto il contrario, pochi arrivano a capire, ancor meno a comprendere il perché…egli, Rikudo Sennin cosa è effettivamente? Vi è una risposta certa? Ma soprattutto…..vi è una sola risposta? Questo non è dato saperlo, probabilmente nemmeno il Rikudo Sennin stesso saprebbe dare giusta interpretazione e risposta a tale domanda e dunque perché domandare ciò a cui nemmeno lui sa dare risposta certa? Ed ecco che dunque torna tutto a galla, come un infinito ciclo, le stesse parole di Akendo tornerebbe come sempre a rendere chiara la situazione. Tra infiniti scenari ed infinite possibilità egli ora è li, con lui vi è Kurona, poteva essere una shinobi qualsiasi, tralasciando la crisalide rubina, poteva essere maschio come donna, fanciulla come adulta, saggia come stupida….ciò non toglie che in questo preciso istante è lei colei che ora dona sguardi al Rikudo Sennin e ne riceve dallo stesso…caso? Fatalità? DESTINO? Volere di una qualche forza superiore? Vi si può credere come no, non è questo ciò che interessa ad Akendo, non gli interessa se è stato il cuore pulsante del mondo a condurlo in quell’esatto punta o chissà quale Kami, non importa se è stata una sua decisione o decisione di un burattinaio, ciò che importa è questo preciso istante…..le labbra di Kurona schiudersi lentamente, l’aria rappresa nei polmoni che calda scalcia, urla, preda della foga, iraconda tenta di uscire per dare voce…dopo un lungo silenzio…ad una possibile risposta…ecco dunque ciò che ha valore. Socchiuderebbe lentamente le palpebre, in attesa che la voce di lei lo avvolga, cullandolo…donandogli una risposta a quella domanda…quell’inganno secolare la cui risposta forse non vi sarà mai…è così è, accoglie la sua voce, ne ode ogni singola parola, lasciando che il caldo respiro lo sfiori, accarezzando le membra del volto, avvolgendo dell’odore particolare ed unico di Kurona…unico e diverso per ogni persona, non la interrompe, inarcando leggermente il capo, come a voler intercettare quella luna, ancora in lotta con le nuvole, per non perdersi questo incredibile momento, così come l’intero bosco, l’ultima parola metterebbe dunque la fine ai pensieri di Kurona, la –risposta- se così si può chiamare è stata data, mentre le ultime parole sarebbe rivolte allo stesso Akendo, pregne di desiderio e conoscenza nei confronti dello stesso. Prima di portare lo sguardo sul di lei volto, le palpebre schiudersi dolcemente, con una estrema calma quasi irreale, impercettibile movimento, così lento, forse percepibile secoli dopo, quel viola morente, dare forse per l’ultima volta uno sguardo alla luna di questa notte, per poi riportarsi sulle iridi di Kurona….<….> le labbra cercherebbero spazio in quel momento ma con una certa sorpresa, il Rikudo Sennin, seppur impassibile, lascerebbe che Kurona si giostri come vuole lo spazio, reclamandolo a se è per se, avvicinandosi così a quest’ultimo, ma prima che possa porre la domanda, la sua voce, come un sussurro vellutato, le accarezzerebbe l’orecchio, seppur gelido il tono, il fiato è caldo, la condensa ne sarebbe la prova, lentamente le labbra si schiuderebbe finalmente, lottando con alcune crepette formate dal gelo….<un fenomeno atmosferico?> lieve sussurro ribadendo ciò che ah appena udito….<forse lo sono…forse sono anche questo> generalmente è di poche parole, non per noia, non per abitudine ma per semplice coscienza che inutile è l’abbondanza delle parole per coloro che non sono in gradi di comprendere, inutile affollare le menti dei semplici umani con parole che risulterebbero, seppur pregne di saggezza o verità, effimere a loro, ma non è questo il caso, inutile spiegarne nuovamente i motivi per il quale, le labbra del possessore del Rinnegan non si fermerebbero a quelle semplici parole….<Lune addietro, visitai un villaggio che era di strada verso la mia destinazione…un villaggio povero, nulla di particolare che lo distinguesse dai tanti che affollano le terre ninja> il tono è calmo e solenne come sempre eppure, seppur gelido e solenne, un racconto questo è ciò che effettivamente è, una storia come quelle udibili nelle taverne, che aggradano chi vi si trova per ristorare le proprie membra, come quelle leggende narrate dai genitori ai propri figli in una notte fredda, prima di andare a dormire. Le parole sono ben lungi dall’esser finite, mentre il sussurro continuerebbe a cullare la giovane ancora poggiata sul Rikudo….<le persone mi guardavano con il solito sguardo di chi vede un mostro…un dio…qualcosa la cui razionalità non può dare risposta, affidandosi così ai Kami, in cerca di una qualche salvezza>….<poi dei ragazzini, in disparte, vestiti logori come l’intera popolazione, lo sguardo spento di chi non ha più nulla per cui vivere, mi videro in lontananza e con estrema lentezza mi vennero incontro> un ulteriore pausa per enfatizzare tutto, quel racconto che pare debba durare anni e anni è semplicemente condizionato dal momento stesso creatosi, succube anch’esso del tempo che pare immobile e silente….<il più grande si fermo a pochi metri da me, seppur lo sguardo vuoto, il capo era fisso sul mio volto, spavaldo per un intero minuto mi fissò quasi con sfida mentre l’intero villaggio rimase in attesa, probabilmente di una mia possibile reazione> ultime parole per concludere si apprestano a lasciare le labbra del Rikudo Sennin…<non feci nulla, tenni semplicemente testa a quel ragazzino, insolente o meno che sia, gli tenni testa, per poi scostarmi di qualche metro e riprendere il mio cammino> un finale che probabilmente sentendolo dalle stesse labbra di Akendo non ci si potrebbe credere, noto comunque, per la sua potenza e rigidità nelle etichette…<forse….>attimi di silenzio che durerebbero in eterno o cosi parrebbe….<è questo ciò che sono> rivelando così il senso di quella storia….<un simbolo, un elemento, un agente atmosferico, un ostacolo con cui confrontarsi, una paura da superare, una speranza, la morte, la vita> ecco forse la risposta più vicina alla realtà che si possa dare alla domanda posta pochi minuti fa dallo stesso Rikudo Sennin. Si zittirebbe dunque, affinché le sue paro possano essere comprese il più possibile, godendosi quel silenzio contornato dai fantasmi ed echi che il vento trasporta, echi delle proprie parole pronunciate poc’anzi, lascerebbe allora che la ragazza si stacchi da lui, tornando ad osservare, reciprocamente, le di lei iridi, mentre la domanda giungerebbe alle proprie orecchie, una domanda forse non così inaspettata, creazione di una agile mente, fervida immaginazione che prende realtà. Un sospiro, forse per il troppo parlato, è giusto che anche la mente del Rikudo abbia i suoi tempi di risposta, d’altronde seppur possa sembrare facile parlare, azione che tutti gli uomini, la maggior parte, è in grado di fare con noncuranza, estrema facilità, ma ciò che ha fatto Akendo e che come in ogni occasione, ove a modo di colloquiare, è ben diverso dalla semplice conversazione o la primitiva azione del parlare…qualcosa in più e probabilmente Kurona questo lo ha compreso da un po’….<ebbene Kurona> socchiuderebbe le palpebre, dolcemente, mentre con violenza il chakra verrebbe chiamato a se, spinta dalla volontà del proprio padrone e direzionata verso gli tsubo presenti nelle cavità oculari, li il chakra come mare in tempesta, avvolgerebbe con forza ogni punto di fuga, il tutto attuo, secondo il volere di Akendo, ad attivare il Rinnegan…il potere divino…l’occhio del Samsara. Se così fosse e le volontà di Akendo avessero preso forma, allo schiudersi delle palpebre di quest’ultima, Kurona stessa potrà posare il proprio sguardo su in viola intenso, pregno di potere, stridulo e grida di agonia e forza, mentre i cerchi concentrici ora risulterebbe ancora più visibili in quel viola così accesso da risultare visibile perfino nell’oscurità più totale…questo è il rinnegan, che ora, si poserebbe sulla figura di Kurona, mentre il Rikudo Sennin la squadrerebbe interamente, fissandola con intensità, Kurona non può immaginare cosa egli veda ma forse a breve capirà…saprà. Chakra e sistema intero ora risulterebbero visibili ad Akendo ma non solo, la Kokketsu stessa potrà accorgersi che lo sguardo del Seiun va ben oltre il semplice analizzare la propria figura, egli scava, osserva qualcosa che va ben oltre le membra umane, ben oltre il sistema del chakra, percepisce, scava nell’animo, così come nella natura….un sorriso accennato, un fantasma quasi, mentre la destra con il palmo aperto e rivolto verso il terreno, si poserebbe sullo stesso, percependo solo a quel punto ogni singola vibrazione…la natura, il suo cuore pulsante…il cuore del bosco, piante ed animali, vibrazioni che scuoterebbero qualsiasi chakra e forma….<questo è ciò che vedo…>la sinistra del Seiun andrebbe a cercare il braccio o la mano della ragazza, se ciò avvenisse, al semplice contatto e successiva stretta, Kurona potrà percepire, seppur con difficoltà e molto meno di ciò che percepisce Akendo, il cuore pulsante della natura, del bosco, le vibrazioni scaturite che scuoterebbero il chakra di lei…la forma più pura di pace e chakra…il potere più puro che ci sia. Questo è ciò che percepirebbe, seppur con ignoranza, non riuscendo probabilmente a comprendere, poiché non avendo il rinnegan, ciò che sta realmente accadendo e ciò che sta confluendo in lei, ma questa è la risposta alla sua domanda. [chakra on] [Ama Mabushi equip] [Izanami & Izanagi equip] [tonici equip] [vesti Akatsuki equip]

Il mio odio cresce, questo avete, il mio grande e incondizionato odio

15:35 Kurona:
  [Fitto bosco] Le nubi come un organo sembrano pulsare quando il vento le spinge a spostarsi, dando della luce di quel raggio misero, qualcosa su cui contare ben poco. Ed i capelli neri del Sannin, ne oscurano il viso a tratti, lasciandole il tempo di ridisegnare con gli occhi, un profilo che tendi a dimenticare con fintroppa difficoltà. Come sotto abuso d'un calmante, l'ossigeno scambiato e dosato in uno spazio così aperto e pregno di quest'elemento, le fa vedere a seconda del muoversi effimero d'entrambi, tutto in scatti dai colori spenti, ed ora accesi, ed ancora spenti. Come una coperta, queste serpi rosse, scivolano dai cerchi di un viola fioco, giù per il naso. Le labbra serrate in una linea severa che voglion attendere il momento giusto per parlare. Quel suo non scostarsi, il suo stare li, rannicchiato come un bambino. Inevitabile ammettere, che fantastica su questa persona, ridisegnando personalità completamente e costantemente smentite da lui stesso. S'è abbassato ad osservare il suo risveglio. Ma parla come un uomo, che ha messo da parte se stesso per esser un ideale. Qualcosa per gli umani. E tanto gli schiaccia, quanto.. Ora.. Testuali su parole: Vive per essi. Una contraddizione che non le permette di capire chi o cosa è. E se Akendo ha innalzato Kurona a più, di una minuta umana senza scopi nella vita, Kurona ha elevato Akendo ad esser qualcosa di molto superiore al Kami. Qualcosa che esiste da secoli e continuerà ad esistere, nonostante tutto. Nel ritirarsi, constatando la freddezza di quell'armatura, s'accorge d'aver perso altro: Il fiato d'Akendo, quando l'ha accolta rivolgendosi a lei, scivolare sul lato di quel collo e sotto il filo della camicia, riscaldando, a sua insaputa. Rubando, a sua insaputa. Così come l'odore, accolto ed abbracciato in quel frangente, si ritrova sospesa tra frazioni di immagini, schiudendo quei petali rossi e saggiando, sulla punta di quel muscolo sensibile, la venuta del freddo dal sapore dell'altro. Silenziosa e composta, come chi sa che sta facendo qualcosa di errato, per la comune mente umana. Ed eccocì qui, due figure nel buio bagnato da uno straccio di luna, e qualcosa, si scompone catturando la luce perennemente flemmatica e intorpidita nei suoi occhi. Lui si muove. E lei come una bestia, in un secondo solo, arranca mentalmente nella paura, nella fobia, che voglia lasciarla ora. Che sia già finito. Ma è un secondo, come veder qualcuno svegliarsi bruscamente, sudato e affannato, strappandole da quell'aria eterea che l'avvolge in netto contrasto con quell'aspetto raccapricciante da oni. Ma non è questo, a calmarla. La mano del Rikudo che accoglie la sua, calda a causa del sangue in costante fermento, marchiata e rovinata, come se si strappasse via quella beltà, giorno dopo giorno. Quella pelle che par ceramica, resa un arazzo di segni, marchi, tagli. E i suoi occhi, violacei e cupi. Accesi tanto da lasciare una sfumatura sul viso di Akendo. Impreparata. Anche con la saggezza della Dea Madre, non arriverebbe a tanto. A sentirlo sulla pelle. D'istinto le dita si muovono, le unghie nere scivolano lungo la linea della vita del palmo di Akendo, andando a soffocare come un amante all'apice del piacere, in quel canto del mondo. Immaginiamolo come vibrazioni di vita. Sentire ogni singolo corpo. I sassi, persino! Chi li avrebbe immaginati vivi? Gli alberi. Il terreno. Il suo stesso corpo e il corpo di Akendo. Abbracciati, costantemente, carezzati. Le dita scivolare lungo quella linea che si poggiano sul polso di lui, andando ad aderire il palmo caldo sul suo. Non lo stringe, delicata sirena dalla voce che par miele che cola. <Questo..> Finalmente. La prima parola. Risulta un soffio pallido sul viso dell'altro. Cosa dovrebbe dire? Non sarebbe abbastanza. Come una Black Baccara che nasce, gli occhi vacui di quel rossore intenso, riflettono il viola vivo dell'altro, che le bagna il viso, s'avvicina, andando a bruciare i centimetri di troppo. E' qualcosa di solo suo, questo. Di certo lui, può averlo fatto percepire a molti altri. Ma questo momento, per lei, è molto di più. E' una grande risposta. Un grande punto d'arrivo. <E' il miglior dono ricevuto nella mia vita.> Si lascia inondare dalla stessa luce di quegli occhi, che colorano il viso buio altrimenti, su quel bianco, che par una tela da dipingere. Per una frazione di secondo. Non ne abbandona la mano, godendo di quel che sente lui stesso. Il pulsare del mondo. Rallentata e distratta. Arriccia quei petali opachi sulla gota fredda del Rikudo, in un bacio casto, puro quanto il rinnegan. Soffici, dolcemente, si piegano su quello strato che pare marmo puro e liscio, o così lo vede. Premono. Ma non vi è violenza. Ne imposizione. I quei gesti che paiono lenti abbastanza da poterli evitare, se solo lo volesse. Se solo desiderasse arretrare e sottrarvici. Quel suo donar una facciata, uno spicchio di quel potere, che infiamma e dirompe come l'incendio di un bosco.. E l'amore, arcano sentimento dalle molteplici facciate, verso il gesto. Come se le avesse dato tutto, solo in questo modo. Come una bambina a natale. Davanti ai suoi giocattoli. Ma non al pari di quell'amore effimero, che si spegne. La consapevolezza di esser nuda, davanti a costui che si associa ad un ombra per gli umani. La sinistra tentenna, in quel gesto. Può vederla. Alzarsi e ritirarsi. Tremare. Le dita che scivolano tra di loro, si schiudono, sfiorando la tempia opposta solo con il polpastrello. Vorrebbe carezzarlo. Ma è come toccare un carbone ardente. Non sai mai, quanto ti farai male. Ma lei, stupida masochista, eccola sfiorarne la pelle. Morbida. Dolce. Calibrata. Come se stesse toccando qualcosa di, intangibile. <Darei parte di me, per leggervi come voi leggete me, in questo momento.> Quando si ritira, lasciando che il fiato scivoli sul collo dell'altro, rimanendovi vicina abbastanza da esser illuminata dai suoi occhi, mentre le dita ne abbandonano la gota, con oziosa malavoglia. Lenta, sempre che lui l'abbia permesso. I polpastrelli slittano dalla tempia, come un fiume, lasciando una carezza sulle ciocche ebano e lisce, giù per la mascella, ritirandosi.[Ck on][Innata off]

17:38 Kioku:
  [Fitto Bosco] La luna cala, per quanto il tempo in quel bosco pare si sia fermato, immortale, per sempre scritto nella memoria di ogni cosa ed essere presente in quel momento, inchiostro indelebile, sussurro nel vento, come goccia nel deserto questo momento è unico in tutto e per tutto tale è il motivo per cui verrà ricordato. Ecco perché, ogni movimento, sussurro, respiro…odore e parola sigilleranno questo momento nelle loro menti e nulla potrà cambiare questo, forse è questo il motivo per cui Akendo ha agito in quel modo, totalmente diverso da come ci si aspetterebbe, eppure i motivi li ha avuti e anche piuttosto semplici da capire, un movimento, una parola, un gesto, qualsiasi cosa di diverso da come ha agito Kurona e probabilmente avremmo avuto uno scenario completamente differente. Determinate azioni avvengono poiché vi è un motivo, ma tutto ciò impallidisce in confronto a quello che ha appena fatto Akendo per la prima volta da quando ha aperto gli occhi in quella culla di Ame, che vi sia, in quel gesto…. sentimento, amore, dolore o semplice volontà di impartire una delle sue solite lezioni? Non ci è dato saperlo con certezza probabilmente poiché lo stesso Akendo non saprebbe rispondere. Ora che è connesso alla terra e al suo cuore, è in grado di percepire ogni cosa, dalla rugiada che cola dalle nervature di una semplice foglia a pochi metri di distanza, al grande dolore che il mondo stesso cova, un ondata di vibrazione che scuotono il proprio chakra con forza, si insinuano sotto al tessuto, ne riempiono le membra umane è tutto diviene il nulla a confronto, quella silente, buia e immobile foresta diverrebbe di un colore acceso, animali e piante ed ogni singola forma di vita e non trasmetterebbero vibrazioni e sensazioni al diretto ed in minima parte a Kurona ancora legato al Rikudo Sennin. Questo è ciò che percepisce, sperando di aver soddisfatto la sua curiosità, forse con un qualcosa di eccessivo che di norma non potrebbe nemmeno esistere, percepire qualcosa che per natura o volere divino ci è stato proibito secondi chissà quali volontà eppure così è accaduto a Kurona, in grado di percepire seppur in minima parte e in maniera leggera le vibrazioni della natura presente attorno a loro, rimanendo pur sempre qualcosa di mai contemplato. Il vento ora soffierebbe, una folata smuoverebbe la nera criniera del Seiun, mentre si mischierebbero ad esso le parole di Kurona, ma le parole non sono nulla in confronto a quello che sta per accadere, mentre il vento danza sulla pelle, trasmettendo a sua volta sensazioni diverse, la crisalide rubina si avvicinerebbe, forse troppo, ma il movimento è lento, così lento da apparire immobile soprattutto ora che connesso, grazie al rinnegan, alla natura stessa, in grado così di percepire ogni singola vibrazione…quel movimento, così lento, quasi immobile, non solo gli occhi ma le vibrazioni stesse lo indurrebbero a seguire passo dopo passo quel semplice movimento, genuino quanto raro, rimarrebbe silente, immobile come statua, attorno a lui…tempesta. Tempesta e vibrazioni mischiate ad un gioco di luci tra lo spettrale e l’oscura lucentezza della luna che si dimena dalla presa delle nuvole, battendosi per poter così donare uno spiraglio di luce ai due e poter così assistere al momento, tutto risiede ora in quel semplice gesto…lentamente gli occhi del Rikudo Sennin sgranarsi, mentre petali si poggerebbero sulla di lui guancia, aprendoli completamente…solo a quel punto….tutto cesserebbe, la natura quieta tornerebbe a fare da padrona, così come il silenzio e quel venticello che più di accarezzare la vellutata pelle non farebbe. Fredde quanto calde, labbra come petali sulla propria pelle, una sensazione praticamente nuova per il Seiun, inutilmente alla ricerca di un paragone, un ricordo, un frammento che gli rammenti una sensazione già provata, ma non vi è, per quanto assurdo possa sembrare non vi è, stupito letteralmente da un gesto che mai si sarebbe spettato, per quanto semplice e genuino possa apparire, questo rende semplicemente ogni cosa più unica che rara, un gesto nato da un altro non egual, bensì diverso e di tutt’altra natura che ha scaturito tale reazione, ma non vi è brama, desiderio o libido ulteriore per quanto piacevole sia la sensazione, non così tanta, poiché non è questo l’intento o altro sarebbe accaduto, non è questo ne tempo ne intento. Le dita di lei muoversi dalla presa, le parole di lei raggiungerlo, ecco il suo desiderio, quasi avido, avendo percepito la grande di quel potere, vorrebbe ora probabilmente comprendere come sia possibile tutto questo, come possa esserci qualcosa del genere? Il suo desiderio va oltre volendo comprendere come sia possibile convivere, controllare tale forma, poi quella carezza, quella mano quasi eterea, delicata, sfiorargli la pelle, quella pelle che maia memoria d’uomo hanno ricevuto tante attenzioni se non quelle violente, probabilmente per Kurona quei gesti saranno sicuramente importanti ma non può immaginare l’impatto che stanno avendo su Akendo…ora egli è un feto, semplice creazione naturale dell’uomo, cresce…un neonato, gli anni passano, un ragazzino, esperienze, dolori e gioie si mischiano portandolo a maturare in un ragazzo ed infine….eccolo d’innanzi a lei, in quella carezza, tutto l’arco della sua vita ripercorso per poi tornare semplicemente un bambino d’innanzi a quel gesto, così semplice, a volte reso dalle persone stesse poco importante…scontato…non è carenza d’affetto, potrebbe sembrare da parte di occhi esterni, certo non ha avuto grande affetto da che ne ha memoria Akendo, ma quel gesto, così semplice ha ben altra importanza, qualcosa che a fatica egli stesso difficilmente comprende…..è veramente umano? Definirsi tale se gesti del genere scaturiscono tanto come può definirsi in tal senso? Il gesto in se e la reazione stessa lo privano dell’aggettivo umano poiché nessuno concepirebbe simili pensieri, sensazioni ed emozioni al solo gesto di una carezza. Dunque come bambino si ritrova d’innanzi a quel gesto, quella mano, delicata…polvere, vorrebbe sfiorarla, non per contraccambiare quanto per constatare la sua forma, essenza, concretezza di quel gesto, di quella mano, sa ciò che deve fare….un sospiro, lungo quanto un arco secolare, nel quale boschi, catene montuose e mondo intero potrebbero mutare, un sospiro lungo mille vite, l’aria condensa evapora nel celo, accompagnata dal leggero vento, le iridi viola splendente a ricercare le iridi della Crisalide Rubina, cerca quello sguardo, mentre la mano di lei si ritrae, con solo sguardo le risponderebbe, a quel desiderio che tanto anela ore come non mai, non vi è risposta o soluzione poiché forse solo il tempo può donare coscienza e legame affinché si possa comprendere qualcuno, nel caso del Rikudo Sennin, di Akendo, forse non basterebbero mille vite o ancor più. Ma qualcosa può fare, qualcosa che esaudisca seppur in parte il suo desiderio, qualcosa di così proibito che la mente stessa si rifiuta di accettare, chi mai acconsentirebbe a ciò che ora il Seiun sta partorendo? Lentamente la destra si distanzierebbe dal terreno, levandosi la…su, in alto nel cielo, in direzione del volto di Kurona, chiara ormai l’intenzione, avrebbe comunque il tempo di scansarsi o meno la Kokketsu, lo sguardo fisso di Akendo negli occhi di lei, viola violento invaderla, scrutarla fin nel profondo dell’animo, ciò che vuole attuare pare scontato ma la ragazza non può sapere ciò che la mente stessa di Akendo si rifiuta di accettare o rendere possibile. La destra sempre più vicina, l’indice ed il medio quasi sovrapposti a pochi millimetri dalla pelle vellutata della crisalide….con violenza inaudita, il Rikudo Sennin scuoterebbe il proprio chakra, richiamando a se ogni singolo briciolo possibile di forza e chakra, tenterebbe dunque di inondare ogni punto di fuga possibile, ogni tsubo presente all’interno del suo sistema circolatorio, una semplice esplosione di chakra così parrebbe, ma se vi riuscisse, tenterebbe in seguito di controllare l’intero flusso sprigionato verso gli tsubo della mano destra…verso quelle due semplici dita…il medio e l’indice. Se Riuscisse nel suo intento, nel momento in cui, ambedue le dita sfiorerebbero la pelle di Kurona per poi accarezzarla, l’intero chakra racchiuso esploderebbe, tentando così di donare quel chakra risvegliato dal Rinnegan nel sistema di Kurona, impossibile potrebbe sembrare, qualcosa di pazzesco e irrealizzabile eppure e la a pochi millimetri. Per qualche secondo la Crisalide Rubina potrebbe ora percepire l’intera natura e cuore pulsante del pianeta sprigionare vibrazione in lei, in maniera violenta rispetto a prima, sovrastandola, potendo percepire così ogni singola cosa presente proprio come Akendo…proprio come se avesse il rinnegan, per qualche istante ella potrebbe percepire l’immenso potere del rinnegan nel suo chakra, potrebbe percepire il chakra di Akendo Seiun scorrere in lei, riempire ogni suo tsubo….ogni singola vibrazione mille volte più forte di quella percepita appena al tocco precedente con Akendo, percepirebbe la vita e la morte ogni sensazione che Akendo fin da quel giorno percepisce. Pochi istanti che potrebbero valere vite e vite intere per poi lentamente scemare nel nulla, il Rikudo Sennin a pochi centimetri da lei, le dita ancora poggiate sul suo viso e nulla più. [chakra on] [Ama Mabushi equip] [Izanami & Izanagi equip] [tonici equip] [vesti Akatsuki equip]

18:45 Kurona:
 Indice, anulare, medio. I polpastrelli come seta scivolano lungo il monte di quel palmo, le unghie, come spilli sotto pelle sfiorano il nascere delle vene al di la della base, sul polso. Quelle che negli uomini posson esser solitamente in rilievo, come possono esser sopite sotto pelle. Quelle che su quell'arazzo bianco come il gesso, risultano infette ramificazioni nero pece, volutamente nascoste dal solito cerone che era solita metter un tempo, per apparire più umana. A questa vicinanza, come la luce della luna, torna a baciar la pelle d'entrambi, sorgono infami, mettendo il risalto quel patetico tentativo di apparire.. Normale. Non è ricercata, questa smaniosa voglia d'esser figlia e oggetto degli oni. Come non è stato ricercato quel sangue nero, che circola, invade, corrode. La esalta e sminuisce, facendo di lei, un semplice burattino di.. Qualcosa che non conosce. Eppure, guardandola così. Come una bambola immersa in una luce fioca. Come una yurei, silenziosa figura, venuta per divorarti. Parlando di lei, enigmatico fiore di loto, rappresenta nel suo piccolo il classico mostro che, ad incontrarlo nel fondo della notte; così pallida e così cheta, hai la probabile e costante sensazione che quelle labbra, petali di rosa nera -riconosciuta per aver la gradazione più intensa e scura del rosso-, siano li, nel suo schiudersi, per divorarti. In quel corpicino minuscolo, uscito da un bozzolo di sangue, pungente, che ancora bagna per terra in schizzi e gocce nere, così come bagna l'albero alle sue spalle, a cui stava appesa fino a pochi istanti prima. Quando il silenzio cala, strappandole quelle vibrazioni nel mutamento del venerabile RIkudo, lei fa scivolar gli occhi a ridosso di lui, guardandone i tratti, le minime e basilari reazioni. E come una terra in carestia, lui non le dona niente se non la sopresa di quel gesto. E' questo, il potere di una donna: E non parliamo di frivole creaturine terrene. Disarmare un uomo, con la purezza dei gesti. Sentirne, empatica, la rigidità. E' come la calma prima della tempesta dove gli occhi, quel bagliore, veglia su di lei come una possibile minaccia o una possibile benedizione. Ogni suo movimento, catturato con maniacale cura. Il pulsare del corpo, che rende la terracotta, da fredda, a bollente. Le labbra schiuse stanno per dire qualcosa, ma cosa potrebbe davvero esser utile, tra i gesti, le parole, son solo un peso. Ed entrambi ne hanno spese abbastanza. Dai tendini, che si rilassano, le ginocchia scivolano verso l'interno di quelle d'Akendo, aperte e flesso sui polpacci. Piano, azzera la lontananza rendendo inumano quell'esser a proprio agio così, quasi a contatto. Tangono per terra, arricciando l'haori dalla stoffa leggero verso il basso e portando alla vista, un obi rosso borgogna, come quegli occhi che rimangono nei suoi, vividi. Ha osato troppo. Ma anche se balena, palpabile per Akendo, il terrore, l'angoscia del non sapere, sposandosi con la curiosità di scoprire e l'accettazione: Lei non si smuove, ma s'abbassa a lui. Fiducia? Forse possiam additare tutto a lei, meschina compagna dei pieni di se. O forse è quell'insano credo che la lega ad attender la giusta fine. E questa, sarebbe una di quelle. Ha toccato la meraviglia. L'amore più puro. Ha toccato la scoperta. E la piena saggezza del mondo. Come quelle dita la sfiorano, gli occhi si chiudono in rassegna di ogni minuto di dolore, spazzato via come polvere. Esser venduta e comprata. La dottrina dell'Okiya. La morte del gemello per mano del malato amore provato. Le ferite sulla pelle. Un anno in stato di coma, con sua figlia in grembo. E poi la perdita di tutto. La perdita di tutto quel dolore che ora vorrebbe provare ancora. E' come sentirsi morti: Non soffrire, non gioire. Ma ora, il Rikudo, le sta donando più di quanto lei possa mai aver immaginato. L'affluire del chakra del rinnegan sotto la pelle, come un propagarsi violento che le richiama il sangue demoniaco. Lo risveglia. Come una scossa, il suiton, il chakra, il sangue bolle. Lo può sentire. Infetto. Le vene nere sul collo che si mettono in evidenza. Gli occhi chiusi, figlia della luna, s'aprono rubandone l'umanità, mostrando ad Akendo, la crisalide rubina che ha trovato nel bosco. Una patina violacea, brillante della luce del Rinnegan, così come due lagrime nere, sfiorano, solcano, corron per la gota morendo sul mento. E' tutta questione d'un istante. Dove lo può sentire. Può sentire tutto. E' troppo. Tutto assieme. E si affolla, accalca. Luci, suoni. E sul tatto, il respiro -flebile, ansimante che sia-, sembra batter un rimo stabile. La rilega, nel suo esser immobile, a quelle labbra severe. Al suo calore. Lo sente. Sembra cantar assieme al vento, ed alle dita che, al solo passaggio, infiammano i nervi del volto. Come un filo invisibile la tende, in quel che sembra un eternità e che invero è solo un attimo. La tende come una bambina ed una farfalla. Lei, paragonata a questa creatura magnifica. Non è altro che Icaro dalle ali nere. E quel sangue che scorre quasi inconsapevolmente, attivandosi, andando a carezzare la figura del Rikudo, abbandonando le nocche morenti di quelle mani ritratte e sopite sul ventre infossato sotto l'haori dalle maniche ampie. Scorre, ossidiana pura, accompagnandone i movimenti e creando rovi sopiti, come un un bosco maledetto. Ne circondano le figure, lo abbracciano, così come abbracciano lei, andando a stringerle il braccio, giù per la pelle pittata di tagli, per le dita affusolate che si muovono in un pulsare di emozioni. La meraviglia. Troneggia su tutte, muovendola in quel fare pallido e flemmatico. Nell'avanzare, seguendo quella traccia bollente, il Rikudo può sentir quei serpentelli spinati sfiorargli la schiena, costruendo una nuova crisalide dallo stesso corpo di Kurona, Ruko, Burakkurotasu. Il loto nero. E lo sfiora. Quel labbro pieno e della morbidezza del velluto, facendo scoppiare il Rinnegan, che ha reso per un istante il suo sangue nero, puro titanio con cui proteggere il Rikudo. In cui proteggere il suo spicchio di mondo. Il suo momento. Questo, momento. In un momento di trance, dove esplode tutto, dove può sentire quello che sente lui. E la sua mano, il battito del suo cuore sul polso che prima carezzava. Ed ora, volente o nolente, l'affluire del sangue nelle labbra. E lo scoppiare delle endorfine, sotto forma di vibrazioni. Di stimoli. Ma è un semplice sfiorarsi, come il soffio del drago, il respiro spezzato di blocca a metà, sulla pelle del Rikudo, abbandonando quella sensazione ed, accorgendosi solo ora, del casino creato con i suoi rovi di sangue. Gli occhi in una fessura stanca si schiudono, trovando quelli, accesi, di Akendo. Che si sia ritirato. Che la stia guardando o meno. Quel muoversi, lento, disorientato. La presa di coscenza che, questo gesto, è dovuto al suo esser ingorda di conoscenza. Ogni vibrazione. Ogni singolo lembo di pelle che pulsa. Tutto le scivola dalle mani, lasciandola ora.. In un mondo privo di suoni ora, a differenza di prima, ancora più povero. <Mi dispiace.> Soffia, per i rovi, per la vicinanza. Per avergli chiesto tanto. Cercherebbe di richiamare l'innata a se, la Deruta, muovendo le dita verso il viso d'Akendo. Lasciando la sua mano, soffice, nel silenzio, sulla gota. Vorrebbe dire di più, e fare, di più. Capire quello che c'è dentro a questa testa, guardar il mondo con quegli occhi viola. Ma si rilega ad esser solo, l'ultimo tassello che lui non ha mai avuto: ignara di questo. Fa scivolar le dita ad accarezzarlo, dolce, fredda, con quel sangue che affluisce, silenzioso. E come lui ha fatto con lei, ne intacca l'apparato uditivo, quella serpe, rivelando la natura da shinobi. Questa minuta bambolina, lo è davvero. "Lasci questo per noi due soltanto." Un egoista richiesta, quello di poter vedere solo lei, quello che prova. Quello di poterlo costudire. E curare. La voce che scivola nella mente del Rikudo, è quella di Kurona. Ma le labbra son serrate, come se si vergognasse lei per prima, d'averlo sfiorato. Le unghie, i polpastrelli, disegnano tracciati caldi sulle guance, verso le tempie. Mentre le ginocchia, ora in contatto con il terreno, sfiorano appena la punta dei piedi dell'altro. "E io vi riserverò altrettanto le mie carezze." .. "Scoprire che siete tangibile, sarà per sempre la mia dannazione.." Un essere troppo lontano. Troppo evanescente. Lo stesso essere il cui viso.. E' ora riscaldato dal suo palmo. "Vi prego, Rikudo-sama." Quei petali che si schiudono, nell'adorante visione. E' come raggiunger l'apice, più, più, più volte. Miele per le orecchie di Akendo. Soffice, chiude gli occhi, slittando il viso verso la mano che l'ha carezzata. Dal terrore, alla sopresa, al pregarlo di lasciare questo, solo per lei. O di mentirle. Quelle labbra, silenziose e schiuse, scivolano a baciar il palmo. Lo stesso palmo che può ucciderla, le ha donato la vita. [Innata on][Ck on][Genjutsu uditivo: 125 a scopo narrativo]

21:55 Kioku:
  [Fitto Bosco] E’ forse un sogno? O è qualcosa di reale? E anche se fosse vi sarebbe un aggettivo, un modo, una singola parola per descrivere questo momento? Probabilmente no poiché come fenomeno unico e raro nel suo genere, un termine del tutto nuovo andrebbe coniato affinché possa rendere giustizia a tale evento. Ora che tutto tace, la magia del momento scompare ed è forse invero non poter fare a meno di notare della malinconia in tutto questo? Lentamente quel bagliore di chakra abbandonerebbe le carni di Kurona, mentre l’intero mondo va via sbiadendo ed ogni cosa torna al proprio loco, n’e vero che vi sia della tristezza in tutto ciò? Per ogni cosa c’è una fine poiché senza fine non vi sarebbe inizio, questo è il ciclo e tale deve rimanere o situazioni come queste non potrebbero accadere o ripetere, sa che quello che ha appena compiuto, oltre ad essere impensabile è sbagliato….sotto ogni punto di vista, ma questa è stata la sua volontà. Ciò che non era contemplato dalla stessa mente è stato realizzato, può forse sembrare una sciocchezza ma così non è aldilà della praticità o del possibile utilizzo, ogni suo movimento, gesto e pensiero si sono fusi per dare vita a questo collegamento, facendo si ch’ella seppur per brevi istanti abbia potuto assaggiare cosa vuol dire possedere quel potere, percepire attraverso esso il legame con il cuore della terra è tutto ciò che vi è legato, ovviamente non senza fatica. Ma…il più bello spettacolo è forse stata la reazione della Crisalide Rubina al contatto con quelle due dita, con quel potere, con quel chakra, le iridi volgono a destra e sinistra, contemplando il quadro creato da rovi mentre il volto d’ella, candido come la neve presenterebbe lunghi solchi sanguigni, del resto come biasimarla? E come poterla biasimare se questo evento abbia fatto scattare qualcosa in lei? Estasiato comunque da ciò che scorge con le proprie iridi, sfiorando gli stessi rovi, incuriosito da tale manifestazione di un potere simile e mai visto, pochi istanti…per riportare subito dopo le proprie iridi sul di lei viso insanguinato. Lascia che si avvicini, non si scosta ne la ripudia, del resto dopo tutto ciò che è accaduto come potrebbe? Qualcosa è stato creato questo è innegabile, il semplice scorrere degli eventi e le azioni di entrambi hanno creato questa situazione, questo…eppure vi è ancora altro, ormai così vicini, il respiro e odore di lei inebrierebbe la figura del Rikudo Sennin, mentre ancora saggerebbe le ultime vibrazioni abbandonare il corpo di lei, gocce di potere residuo che lasceranno per sempre si le membra terrena ma mai la mente della Kokketsu, come è normale che sia del resto. In quella vicinanza, come quadro ora adornati dai rovi e dallo scenario mistico del bosco, recupererebbe le forze, per lo sforzo compiuto, mentre il violaceo rinnegan rimarrebbe fisso sul volto di lei, continuando ad osservarla, la destra è ancora tesa, lo sguardo rimbalzerebbe per qualche istante sul proprio anello posto proprio sul pollice della stessa mano, un altro simbolo….un altro peso da portare, ciò che Kurona ha visto è solo la purezza di quel potere ma non ciò che comporta possederlo, controllarlo, l’eterna maledizione di un potere così puro quanto pericoloso, ode le sue parole, le ode sono vicine, più vicine di quel che possa pensare. Lascerebbe che quelle parole lo cullino, avvolgano la propria mente, insite in lui, il tempo delle parole è finito….forse, inutile futile sarebbe aggiungere altro, come poter spiegare o dare qualcosa in più di quel che già non hanno fatto i loro gesti? Silente dunque ascolterebbe, mentre la destra, percorrerebbe la guancia intera, ricalcando il tracciato lasciato dal sangue fluito dai suoi occhi, quasi come se volesse pulirla, forse no, lentamente però il suo viso si avvicinerebbe a quello di Kurona, il respiro ora diverrebbe più che percepibile, qualcosa di caldo che si condensa in un aria gelida, lentamente si avvicinerebbe sempre più. Ormai a pochi millimetri dalle labbra di lei, se non si scostasse, carne e carne sfiorarsi per qualche istante, il respiro mischiarsi, Akendo comprende veramente cosa sta facendo? Forse no o forse si, questo di certo non lo spiegherà, ed in quell’istante, se lo sfioramento avvenisse, le labbra di lui si schiuderebbero in un sussurro eterno, debole come l’ultimo rantolo di vita di una persona ormai morente…<un giorno forse>….<capirai perché l’ho fatto> ovviamente non solo l’incoscienza, impulsività o altro hanno influito sulla sua decisione di sfidare ciò che è possibile e ciò che non è possibile, ciò che ha fatto è raro e probabilmente Kurona l’avrà capito…ma il perché? Forse tutto risiede in quel semplice nomignolo….<Crisalide Rubina> egli è unica come questo momento. Un battito impercettibile di palpebre e tutto cesserebbe…il respiro di lui verrebbe meno, così come il calore percepito fino a poc’anzi…attorno a lei solamente i suoi rovi ed una foresta silente forse ora…morente, sconsolata, qualcosa pregno di vita e morte ha lasciato tale loco e ciò che ha lasciato non è altri che tristezza e pena. Forse un giorno capirà la Crisalide Rubina il perché di quel gesto. [END GLOBALE PER TUTTI E DUE]

Cardioplasma. Solo questo.