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Una nuova "sorella"

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con Furaya

In quel di Kusagakure, in Ospedale, fu portata una ragazzina. Non aveva particolari ferite, solo un lieve trauma per via della paura e di ciò che ha dovuto vedere e passare. Non solo è stata 'rapita' e quasi stuprata, ma ha visto uccidere il suo aguzzino in un modo barbaro da un ragazzo che, inizialmente, sembrava un angelo, per poi apparire quasi un mostro. Yaran, infatti, si trova nei corridoi dell'Ospedale. Successivamente all'aver chiesto informazioni sulla donna, si sta dirigendo proprio in direzione della stanza in cui quest'ultima riposa. La ragazza è seduta sul letto. Ha le gambe coperte dalle coperte e indossa una sorta di Kimono più simile ad un pigiama, poiché totalmente bianco. I capelli chiari le scendono lungo le spalle, con una trecciolina lungo la tempia sinistra. Gli occhi altrettanto chiari sono poggiati su un libro che ha tra le mani. Sta leggendo quasi per inerzia, forse solo per dimenticare il torto subito. Nel sentir bussare alla porta, solleva lo sguardo. Nel sentir, invece, di chi si tratti, inarca il sopracciglio destro verso l'alto. <...> Inizialmente non sa cosa dire. <...Entra.> Il tono di voce è sottile, ma percettibile dal ragazzo oltre la porta. Piega un poco il capo di lato. <Cosa sei venuto a fare qui?> Domanda. Rispetto alla sera in cui l'ha salvata, non è sporca di sangue, non ha lividi e sembra essere ritornare una normale cittadina, nonché ragazzina di appena quindici anni. Chiude il libro, mettendovi al centro un segnalibro. Attende risposte da Yaran. [Ambient]

Gli occhi chiari si posano sulla figura di Yaran. Lo scruta da capo a piedi. Rispetto a quella sera, sembra essere persino diverso. Forse perché non lo vede con un'arma in mano. <Piacere di conoscerti, Yaran-san. Il mio nome è Shimizu.> Afferma, sbattendo le ciglia e accennando ad un piccolo sorrisetto. <Ti ringrazio per avermi salvata e ti chiedo scusa per come mi ti sono rivolta.> Chiosa, espirando dalle labbra. Si stringe un poco nelle spalle, abbassando lo sguardo. <Pensando a ciò che mi avevano fatto e mi stavano per fare...> Deglutisce, strizzando gli occhietti, piegando un poco il corpo in avanti. <...una parte di me li voleva morti, ma l'altra parte sperava venissero solo catturati, cosicché scontassero la pena che gli sarebbe stata imposta.> Sospira, alzando la mano destra verso l'alto, tremando lievemente. Sposta una ciocca di capelli, prima di tornare a guardarlo. <Mi dispiace per tua sorella, Yaran-san.> Vocifera ancora, adocchiando una sedia nelle vicinanze. <Prendi quella e siediti pure. Mi fa piacere mi sia venuto a trovare.> Il sorriso che s'era mostrato va a scemare. <Non ho più i genitori e sono figlia unica.> Tira su col naso, mentre unisce le mani sul ventre, come se volesse pregare. <Vivo da sola, perciò sono rimasta qui in Ospedale ancora un po'.> Cerca di mostrare un altro mezzo sorriso, molto meno convincente di prima. <E tu? Non so niente di te.> Ammette, curiosa. Ha pur sempre quindici anni. Non è un'adulta e non è ancora del tutto matura. [Ambient]

<...> Stringe le labbra, morsicchiandosi il labbro inferiore. Sospira, mentre riapre gli occhi per poterli focalizzare su Yaran. <Mi hanno fermato con la scusa di chiedere indicazioni. Quando non so che fare, mi dirigo al Ponte Tenchi. Si dice..> Deglutisce, schiarendosi la voce. <..che, se si butta una monetina nel fiume e si esprime un desiderio, questo si avveri.> Leggende che le raccontavano i genitori, prima di passare a miglior vita. <Me lo diceva sempre la mamma.> Mette il broncio, un gesto quasi infantile. Regredisce a quella fase per un istante. Volge lo sguardo in direzione opposta a Yaran, ascoltandone però le parole. <Però..> Ricomincia a raccontare. <..mi hanno spintonata contro la balaustra e mi hanno accerchiata. Mi hanno detto di non urlare o mi avrebbero pugnalata e gettata nel fiume.> Il tono si affievolisce, mentre socchiude le palpebre. <Allora, me ne sono stata buona. Non volevo morire...> Si lascia sfuggire un singhiozzo. <..ho avuto tanta paura..> E' pur sempre una bambina, seppur cerchi di dimostrare più anni di quelli che ha. Piccole lacrime cominciano a gaderle lungo le guance, in un silenzioso pianto. Le mani si sollevano, avvicinandosi al volto, cercando di asciugare, coi palmi, le lacrime che ha versato. <Mi spiace tanto per i tuoi genitori, Yaran-san.> Sospira, cercando di calmarsi. <I miei sono stati uccisi da dei banditi, davanti ai miei occhi. Ero nascosta nell'armadio. E loro non si sono potuti difendere.> Si stringe nelle spalle. Subito dopo, rialza lo sguardo, focalizzando le iridi su di lui. Sgrana gli occhi, socchiudendo le labbra. <Dici.. Sul serio, Yaran-san?> Chiede, sorpresa. <Sei sicuro di ciò che dici? Del resto, non mi conosci!> Mormora, sbattendo le ciglia. <..non hai detto d'essere figlio unico?> Domanda, retoricamente. Forse ha capito male o forse è stata semplicemente un'incomprensione di entrambi. <Non ho dove andare, invero. Ma...> Arcua le sopracciglia verso l'alto. <...sei sicuro?> Di nuovo, stessa domanda. [Ambient]

Shimizu lo fissa. Sente la mano sulla sua spalla e tende a rilassarsi. Sorride, chinando nuovamente il capo in avanti, verso il libro che ha sulle gambe. <Uhm, ho capito..> Replica, per quanto riguarda la di lui sorella, morta tempo addietro. <Sono dell'idea che sia giusto e bello ricordare i propri cari. Anche nell'aldilà, od ovunque essi siano, ci proteggono e ci seguono.> È ciò a cui è stata indottrinata. Senza dubbio, è molto educata e rispetta le regole e le normali discipline. <Non voglio essere un peso per te, Yaran-san.> Spiega, stringendosi nelle spalle. <Ma è anche vero che non potrò restare in Ospedale a lungo. Le camere servono a chi ne ha veramente bisogno. Questo lo capisco anche io.> Sottolinea quanto sia, in realtà, molto giovane, seppur ne abbia passate di tutti i colori. Nel vederlo vicino a sé, distende le labbra in un altro sorrisetto, questa volta decisamente più solare dei precedenti. <Mi hai convinta!> Sicuramente merito degli occhi verdi del giovane spadaccino. <Sai anche cucinare?> Chiede, sorpresa, mentre si drizza a sedere. <Io no, solo poche cose.> Ammette, facendo spallucce. Non può certo pretendere grandi cose da una adolescente in pieno sviluppo. Ebbene, Shimizu comincerà a preparare i propri indumenti, a prendere le sue cose e sistemarle. Soltanto in seguito, infine, andrà via assieme a Yaran-san, l'uomo che le ha salvato vita da dei ragazzini un po' scalmanati. Sicuramente, il giovane ha compiuto un secondo atto di carità, aiutando i più bisognosi e diffondendo, a sua volta, il proprio credo. [END]

Trama: dopo aver salvato la ragazza da un tentato stupro sul Ponte Tenchi (ved. Gioventù bruciata), Yaran va a farle visita in Ospedale. Dopo qualche scambio di storia sul loro passato, il ragazzo la invita ad andar via con lui, cosicché possa darle un futuro più roseo.

Niente exp, in quanto Ambient.
Bravo v.v