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Primo incontro.

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con Kurona

15:27 Kurona:
  [Dintorni Cattedrale| Boscaglia] Il passo arrestrato di rimpetto al giovane dai capelli castani, non vuol esser assolutamente d'ostacolo a dire il vero, infatti la postura in cui si sposta è morbida e trasportata, invece che rigida come quella di chi vuol fermare veramente il passo con un doppio fine celato, magari. Le spalle morbide che s'alzano e s'abbassano, come il pelo dello smanicato viene mosso dal vento. Le labbra si schiudono, tentennano il riversar fuori le parole. Piene pari a morsi di mela e scure allo stesso modo, spiccano come un giglio macchiato di sangue. Chiude la busta, come in precedenza, portandola a sparire dal centro della scena, tornando ad esser un elemento di sfondo, prettamente invisibile. Poichè, sai che c'è, ma non ne hai una visuale costante come l'avevi prima, che serviva filetti di carne alla iena. La dritta fa slittar le dita sulla pelliccia morbida, che par ironicamente respirare inglobandola al suo interno, dandole un aspetto ancora più grazioso. La treccia sul lato destro sbatte per un secondo con furia sulla seta ritrata sotto le curve del corpo, arricciata ed ammorbidita, sensuale, ma mai volgare. Le labbra si chiudono lentamente, lasciando che esso prosegua nel suo discorso, solo con un accenno flebile del capo, non si muove, non subito almeno, alzando quella mano tirata più volte in causa, fino alle labbra. Le dita affusolate, nascoste da bende sottili che ora lei schiaccia contro le labbra, fino a premer un lembo contro gli incisivi e scostarlo appena. Nel riabbassare la mano, si sposta di qualche passo, tornando a passeggiare senza meta, il giusto per rimetter tra lei e lui, un minimo di distanza, meno invasiva. Dopotutto, conosciamo le fissassioni ossessive di questa donnetta. <Wakatta.> Secco e risolutivo un: "Capisco." gelido, asettico. <Oh, non sono quel tipo di donna.> Replica semplicemente sul finale di quel discorso, andando semplicemente a coinvogliare il chakra, mutato in liquido, nel proprio sangue. Lo fa estendere, andare a ricoprir i vasi, fondendo e prendendo possesso di se stessa, come la sua innata, innata legata agli oni, che l'allontana così tanto dall'esser umana. E man mano che il dito si macchia si sangue, nero come il petrolio, lo lascia emergere come il filo sottile di una frusta, rubandolo a se stessa, privandosi di quel sangue che le scorreva, caldo, in corpo. <Io non ho obbiettivi, non ho progetti.>..<Io ho la certezza di dover far delle cose. Ma, guardami, non ho fretta.> La vendetta arriva lenta. E lei vive con la consapevolezza che qualcuno, la sta attendendo. Quel filo di sangue s'estende, partendo dall'indice della mandritta, S'arriccia su se stesso, come una frusta, una serpe collegata a lei, andando a voltarsi verso di lui, ad una manciata di metri -tre circa- dall'altro. Lo lascia scivolar in avanti, mentre le gote vanno a dipingersi di una lagrima nera per parte, mettendo in mostra il sangue le lega al tessai, ma senza vantarne in alcun modo, l'appartenenza alla -vera- famiglia Kokketsu. <Che lingua tagliente, piccolo viaggiatore..> Il sangue che s'allunga, andrebbe -lento- verso il viso di lui, come una carezza ferrea, di cristallo, passerebbe sulla gota con il fine di trarlo a se, che posa la schiena contro il tronco d'un albero. Non si fosse scostato, o spaventato, muterebbe quel sangue in un laccio, come un nastro, fine e spesso, che andrebbe a carezzargli la nuca in un modo totalmente noncurante, come se fosse una sua mano a farlo, invitandolo ad avanzare verso di lei. <Giurare ad una signorina di poterla portar in capo al mondo, non è un po troppo audace?> Le labbra che si scostano da quell'espressione apatica, scoccando un sorriso tagliente, da brava ed astuta serpe. <Non sai che.. Il caso non esiste?> Gli occhi si alzano, posano nei suoi d'ametista. Vagano e lo lasciano affogare per un attimo, con un bagliore sinistro, come a far un patto con il diavolo. <Esiste solo l'inevitabile. Oggi, io, ero inevitabile.>...<Ma il mio fianco si paga caro. Con il silenzio. E la capacità d'assorbire. E sopportare la conoscenza.> Il mento si alza, piano, mettendo in mostra di sfuggita le vene nere sul collo, più gonfie, ma non terribilmente. <La tua mente è troppo fragile per viaggiare sui miei passi. Ma non credo che i Kami t'abbiano portato qui per nulla. Sarebbe sconfortante, avere a che fare con un indegno. Ma ho fede. Osservatore.> [ck on - innata attiva]

16:53 Kurona:
  [Dintorni Cattedrale| Boscaglia] Il sangue motificato ad estendersi verso di lui, non si ritira ancora, passa con il dorso sulla sua guancia, lasciando una strisciolina di sangue nero a livello della gota, ritirandolo solo quando questo è abbastanza vicino da invadere il suo spazio personale. Non da cenni, se non di divertimento. Le labbra tese, increspate in un sorrisetto beffardo, non si spengono neanche per un istante, aspettando che lui proceda nel suo discorso e mantenendo un diligente silenzio. Le scapole che si posano contro l'albero, mentre il bacino rimane staccato, mettendo in tensione la seta sotto i lembi della pelliccia, che solo ora si schiudono verso di lui, come se volesse innaturalmente sedurlo con gesti che si addicono ad una geisha. Casuali, non calcolati. Ma che paion miele per i moscerini. Le cosce slittano tra di loro, spostando il peso da un anfibio all'altro e facendo arricciare la parigina destra, contro il ginocchio, appena. Il sangue vien richiamato a se, aprendo appena le dita, quando lo shinobi sosta ad un passo da lei. La dritta s'abbassa, piano, lasciando posto all'abile compagna. In sottofondo la iena ha trovato un nuovo pezzo di carne, lo azzanna, andandolo a posizionare tra i denti da macello, più saldi di quelli umani, ma non affilati come quelli di un'altra bestia. Portati alla frantumazione delle ossa, più che ai tagli nella carne. Solo quando il discorso di lui è finito in toto, alza gli occhi in sua direzione, tentando di posar la mano manca nel centro del petto, dove i due lembi del kimono s'incontrano e chiudono sovrapponendosi. <L'hai detto tu, la fretta ci è nemica.> Si spreca a dire, staccando lentamente le scapole dal tronco. Le dita affusolate che percorrono il motivo statico e sobrio sul kimono maschile, scendendo di poco, fini, leggere, solo se la lasciasse fare, poichè il tocco non ha alcunchè di imposto e violento. <Nella mia vita..> Le dita slittano sull'obi, la corda che dovrebbe stringere il fianco, ma non indugiano, seppur la malizia, delicata serpe, è percettibile. Verso il lato sinistro, più prossimo, mentre il fianco va spostandosi, aiutato dalle gambe che, incalzano un passo. Uno sbuffo ironico ne esce fuori, come a sminuirlo e farsi beffe di lui: Non c'è posto per nessuno, nella sua vita. C'è posto per lei e la sua bambina, basta. <Ci sarà posto al mio fianco, se mai vorrai camminare sul sentiero della saggezza e non su quello della forza.>..<Ma quel posto sarà valido solo quando..> Le dita si allungano, viziosa, dal comportamento deleterio quanto placido. Ma non va ad afferrar null'altro che l'elsa, nel tentativo, facendola rassestare lungo il fianco -si suppone sia nel fodero di mogano come si vuol per l'ottima cura dell'arma-. Fianco destro contro il suo sinistro, Opposta e di lato a lui, tanto vicina da sentirne l'odore e poterlo sentire a sua volta. Il viso si scansa un poco di lato, verso di lui, come se volesse dirgli un segreto. <Quando smetterai di dirmi le bugie e quest'arma diverrà l'estensione del tuo braccio, nobile viaggiatore.> Il capo s'abbassa, passando il pollice sull'incontrarsi tra elsa e fodero, dove solitamente vi sta un laccio ornamentale. Preme, piano, lo stacca, portandoselo al naso. Le cure dell'arma, le esegue solo chi ha un attaccamento verso d'essa. E se vi sono state fatte delle cure, il laccio non puzzerà di polvere, ed il mogano profumerà di cera. Gli occhi chiusi, dolcemente, lascia uscire un sorriso. Non più una parola. Ne il suo nome. Ne una promessa velata di rivedersi: Lo abbiamo detto. E' un fantasma. Com'è apparsa, così se ne va, verso l'interno della cattedrale. La iena invece, la guarda, per poi tornare a cercare il secondo pezzo di carne lanciato dalla padrona in precedenza. Sempre che, lui non l'abbia fermata dall'andarsene, sia chiaro. [End?][ck on][Innata on]

Allenamento iena, per procacciarsi il cibo da sola, avvenuta con degli straccetti di carne.

Primo incontro di Yaran e Kurona, uno scontro tra ideali, proposte e boh, perchè Kurona a volte non la capisco manco io.
E in più, Kurona dovrebbe aver fregato il laccetto dell'elsa di Yaran, portandoselo via.

Ora: 12:00 (circa) - 17:24